Baldi connection/6: da Catello Matonti a Vincenzo Musto !!

Aldo Bianchini

SALERNO – “Elementare Watson” avrebbe tuonato Sherlock Holmes per annunciare la risoluzione del caso. Elementare perché era quasi sempre la risoluzione più logica che il grande detective riusciva ad afferrare per i capelli quando il caso sembrava avviarsi alla consegna dell’oblio. Probabilmente l’avrà pensata alla stessa maniera di Holmes il pm Vincenzo Montemurro quando gli è capitato tra le figure dell’inchiesta sui “Falsi invalidi” (che oggi va tanto di moda !!) il personaggio di Vincenzo Musto che è divenuto, anche suo malgrado, il personaggio principale dell’inchiesta stessa, soprattutto quando parla di Giovanni Baldi per dire che: <<Il giovedì lo accompagnavo agli uffici Asl di Cava dove si riuniva la commissione medico-legale per le invalidità civili … avevo modo di vedere che si incontrava con i suoi elettori, parenti e parenti di pazienti a cui ovviamente assicurava il suo interessamento … >>. Me li immagino, li vedo quasi in fila indiana “i suoi elettori” con tanto di certificato elettorale (timbrato dal presidente di seggio per il giusto avallo) per evidenziare il loro rispettivo ruolo di “elettore di Giovanni Baldi”. E il dottor Watson, pardon il dottor Giovanni Baldi, con tanto di lente di ingrandimento in mano, chino sulle schede per spulciarle ed analizzarle con la lente per non sbagliare prima di concedere i suoi favori. Ma non è questo il problema, la figura del personaggio Musto l’ho già descritta ampiamente; il tema (per rimanere nella tendenza di questi giorni che vuole la parola “tema” al centro di ogni chiacchiericcio politico) è capire perché nessun organo di stampa ha inteso tracciare un profilo del “grande accusatore”  che, secondo Giovanni Baldi, avrebbe agito per vendetta. Dalla lettura di tutti i report giornalistici apparsi all’indomani della presenza di tutti gli arrestati dinanzi al gip Vincenzo Di Florio non ho trovato articolo o approfondimento di questo tipo, eppure stiamo parlando del “punto cardine” di un’inchiesta giudiziaria che, almeno per il momento, ha devastato la vita di alcuni professionisti e delle loro famiglie. E questo silenzio è come un assenso sulla credibilità di Musto, veramente assurdo. Ad onor del vero un’eccezione c’è stata: La Città del 23 ottobre scorso che a firma di Clemmy De Maio ha pubblicato un articolo dal titolo <<Il testimone ? Mi accusa per vendetta>>; complimenti alla De Maio, dunque, anche se la stessa per quel giornalismo di scuola, che non ho mai sopportato, ha applicato la tecnica della pezza e del sapone; ma almeno l’ha fatto cercando, anche giustamente, di non calpestare i piedi a nessuno. I dubbi che avevo avanzato l’altro giorno sull’affidabilità del testimone d’accusa hanno, quindi, trovato spazio e accoglienza nel memoriale che Baldi ha consegnato agli inquirenti per riconfermare quanto già aveva dichiarato nella primavera scorsa in occasione dei primi interrogatori. A questo punto è da ritenere che la testimonianza di Musto è arrivata tra la primavera scorsa e la fine dell’estate, in tempo per spostare l’ago della bilancia verso l’incriminazione degli indagati e consentire i clamorosi arresti della mattina del 17 ottobre 2013. E’ un tema, verosimilmente, difficile quello di voler capire perché non si parla diffusamente del personaggio Musto pur essendo conosciuto da tutti, dico tutti, i giornalisti salernitani. Lo capiremo, forse, nelle prossime settimane. Intanto gli indagati sono sfilati dinnanzi al Gip Vincenzo Di Florio e chi più chi meno si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. In chiusura è il caso di soffermarsi sulla figura del gip Di Florio perché non è un magistrato novello ma uno con un pedigree di tutto rispetto. Era già magistrato ai tempi della tangentopoli, con il ruolo di PM, ma questo ovviamente i giovani cronisti non possono saperlo. Anche lui cadde però nella clamorosa dichiarazione-confessione che un super testimone d’allora, il dottor Catello Matonti (un medico presidente della Commissione Appalti dell’ospedale di Battipaglia), aveva reso contro Carmelo Conte che nel ’92 era ancora “ministro per le aree urbane” in carica e fino a quel momento mai toccato da provvedimenti giudiziari. Erano certamente altri tempi e Vincenzo Di Florio ebbe il coraggio di chiedere al Tribunale dei Ministri l’autorizzazione a procedere contro Carmelo Conte, ma gli andò male. La richiesta fu bocciata all’unanimità ed il fascicolo trasmesso al CSM per eventuali provvedimenti disciplinari a carico del pm anche se la storia complessiva attraversò ulteriori momenti di travaglio per arrivare all’assoluzione completa. Come dire che nella storia giudiziaria di questo Paese i “grandi testimoni” hanno sempre fatto flop e non certo per colpa mia.  Ma quelli, dicevo, erano altri tempi; ora abbiamo certamente la garanzia della serenità di giudizio da parte di due colonne portanti del nostro distretto giudiziario e la testimonianza di Musto, seppure all’apparenza scioccante, sarà vagliata nei minimi dettagli anche alla luce delle dichiarazioni di chi ha subito in questo momento i maggiori danni da quella testimonianza.

2 thoughts on “Baldi connection/6: da Catello Matonti a Vincenzo Musto !!

  1. siccome non ho nulla da nascondere e siccome penso di essere una persona perbene che vive del suo onesto lavoro volevo ringraziarti pubblicamente per la stima che hai nei miei confronti. hai scritto delle cose che mi hanno fatto capire che…. in fin dei conti aveva ragione. grazie tante. ma ci tengo a precisare che sono una persona molto perbene.

  2. Come al solito e me lo aspettavo hai omesso il nome della Cara Rita occidente lupo…che ha ragione…ha sempre avuto ragione…

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