Consorzio Farmaceutico/6: la guerra politica mascherata da una battaglia sul filo dei bilanci

Aldo Bianchini

 Il Mattino del 22 ottobre scorso, con un recupero di notizia dopo oltre dieci giorni dalla notifica di conclusione indagine e relativa notifica ai soggetti interessati da parte del pm Vittorio Santoro, pubblica in pompa magna, l’informazione del presunto “falso in bilancio” commesso dal Consiglio di Amministrazione intero, con presidente l’avv. Salvatore Memoli, per l’approvazione del bilancio al 31.12.2010 del Consorzio Intercomunale Farmaceutico. Questa la notizia, secca e succinta, che il quotidiano Il Mattino non ha approfondito rinunciando ad andare alla ricerca di tutti i dati per una ricostruzione complessiva ed esaustiva della inquietante vicenda che ha tutti i contorni della vendetta politica giocata in casa del centro-destra a tutto vantaggio del centro-sinistra. Una premessa appare doverosa. Il CdA in questione fu nominato il 25 ottobre 2010 e il successivo 10 dicembre (esattamente dopo 45 gg.) venne dichiarato decaduto dal Tar/Salerno; dopo una sospensione di 35 gg., esattamente il 14 gennaio 2011, venne rieletto dall’Assemblea dei Soci. Quindi il bilancio chiuso9 al 31.12.2010 non ricadeva nella gestione del CdA sotto indagine giudiziaria. Alla ripresa della sua attività il CdA presieduto da Memoli si attiva e iscrive a verbale la seguente dichiarazione nel momento in cui si esaminava la Situazione patrimoniale del CFI: “Il  Presidente  mette in evidenza che il bilancio 2010  che si sottopone riguarda un esercizio gestito da un CdA diverso per cui non ritiene essere in condizione di poterlo approvare…..omissis….che il CdA, a seguito della sospensione del TAR di Salerno non ha potuto ,in mancanza della necessaria continuità amministrativa, approfondire e verificare nelle loro competenze detti documenti contabili  se non intervenire con provvedimenti atti a contenere le perdite di gestione”. Così facendo il Presidente e l’intero CdA  posero in atto urgenti provvedimenti per fermare la richiesta di licenziamento di 22 unità lavorative, conseguenza di una gestione fallimentare e perdente del precedente CdA, trovando risorse utili dai tagli delle indennità degli amministratori e da corpose indennità dei Dirigenti della società, oltre a contenere sprechi da mala gestio delle Farmacie e di un Deposito a Scafati che costava oltre 400.000 euro all’anno, costo passivo di gestione che faceva crescere le perdite. Inoltre ,a seguito di perizia giurata, di professionista incaricato dall’Assemblea della proprietà e dal CdA, dott Domenico Allocca, fu accertato che il CdA dimesso non aveva contabilizzate perdite per euro 197.376,00 nel 2008 e per euro 225.271,26 per il 2009 per costi di formazione del personale capitalizzati e mai effettuati; costi non contabilizzati per euro 98.000  per gli anni 2008 e 2009 per premio di produttività ai dipendenti,sospesi,senza giusta causa,dal Cda e richiesti dalle OOSS;mancata svalutazione dei crediti pari a euro 66.000 per revoca di un finanziamento regionale;inesatta contabilizzazione delle rimanenze per euro 3.908.824,00 senza ricorrere al  criterio legale del minor valore;sovrastima dei valori immobiliari per euro 1.500.000,00 di valore di gran lunga inferiori al dichiarato. Il nuovo CdA, dunque, venne a trovarsi di fronte a queste incongruenze di una gravità inimmaginabile. Rispetto al criterio per la valutazione delle rimanenze di farmaci il CdA non ha potuto, seppur volendolo, cambiare il criterio di valutazione delle merci residue per essersi trovato di fronte al No del Direttore Generale, del Responsabile dell’Ufficio Amministrativo, del Collegio dei Revisori dei Conti ed in ultimo della Proprietà, cioè dei Sindaci, che si sarebbero trovati al cospetto di una perdita di alcuni milioni di euro la quale avrebbe compromesso i patti di stabilità di diversi Comuni e messo a repentaglio la vita di tutta la società e dei 104 lavoratori. A supporto del fatto che il CdA guidato da Salvatore Memoli ha approvato il bilancio senza modificare il criterio di valutazione delle rimanenze c’è il codice civile che vieta tali cambi ad esercizi di gestione conclusi, il CFI dal 2007 ininterrottamente approvava i bilanci con tale criteri, ripetuti anche per i bilanci  2011 e 2012 dopo la “cacciata” di Memoli. Il Sindaco di Salerno propose strenuamente azione giudiziaria per far decadere il CdA che metteva in evidenza tale mala gestio e i Sindaci di Cava e Scafati, nel frattempo allontanatisi da Cirielli, hanno fatto maggioranza con Salerno indicando un CdA guidato ancora dal dimesso e denunciato Presidente, nonostante avesse tre bilanci chiusi negativamente e pertanto non era rieleggibile. A questo riguardo l’avv. Memoli dice: <<La documentazione a supporto del sottoscritto è abbondantissima e chiedo di essere sentito dal PM per fornire delucidazioni su tutti i fatti e per dare piena collaborazione all’accertamento della verità, per la quale fui io stesso a presentarmi in Procura  a denunciare il fatto che non era stato tecnicamente possibile cambiare, ad esercizio chiuso, il criterio di valutazione delle rimanenze ma che sarebbe stato utile l’intervento della Procura per stabilire i danni procurati, nel corso degli anni, ai bilanci del CFI e alla Proprietà. Di tanto ne ho avuto  io la conseguenza. Si chiede a me perchè non ho cambiato il criterio di valutazione delle rimanenze di una gestione non mia e si ignora il dettato del C.C. che ne vieta le modifiche ad esercizio chiuso, si ignorano le numerose verbalizzazioni di riscontro negativo del Dg, del Direttore Amministrativo e del Collegio dei Revisori che affermò che non avrebbe approvato il bilancio 2010 se avessimo cambiato le valutazioni delle rimanenze, facendo uscire una perdita ulteriore agli euri 1.111.000,00 di almeno un altro paio di milioni di euro>>. Nel titolo parlo di  una “guerra politica mascherata” senza precedenti con vincitori, vinti e traditori con sono personaggi significativi. La spiegazione nel prossimo articolo.

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