NAPOLI – L’Italia è diventata la zavorra della crescita mondiale; con questa frase concisa e semplice il presidente del Gruppo Espresso De Benedetti, durante il Convegno Confindustria Giovani a Napoli tenutosi ieri 18 Ottobre, ha inteso rappresentare la situazione del nostro paese, che ormai da oltre cinque anni non cresce più e sembra avviato ad un lento ed inesorabile declino economico.
In pochi anni abbiamo perso in competitività e da primario paese europeo per produzione manifatturiera ed industriale, secondo solo alla Germania, abbiamo perso molte posizioni avviandoci verso un processo di desertificazione industriale.
Ciò che preoccupa di più al giorno d’oggi è la mancanza di fiducia degli italiani ed il senso di frustrazione e di avvilimento che si sta vivendo; la disoccupazione giovanile ha superato da poco il nuovo record negativo del 40%, con punte di oltre il 60% in regioni come la Calabria, la Campania o la Sicilia.
Anche la timida ripresa di cui si è parlato in questi ultimi mesi in Italia sembra del tutto effimera e poco credibile; secondo la maggior parte degli analisti si tratta esclusivamente di un periodo momentaneo e del tutto naturale dopo vari anni di recessione. Quello che manca per una vera ripresa sono delle riforme strutturali credibili, degli incentivi e sgravi fiscali significativi per il sistema imprenditoriale e per i cittadini, maggiori investimenti in ricerca e sviluppo, e finanziamenti alle università e ai centri di ricerca, alleggerimento del peso burocratico per chi voglia avviare una nuova impresa ed una drastica riduzione degli oneri e della tassazione per le aziende che vogliano assumere giovani, professionisti e personali qualificato.
La Legge di stabilità, come evidenziato da più parti, presentata da Letta in settimana ha dimostrato tutti i suoi limiti, in quanto ha previsto degli interventi piuttosto blandi che non risolvono in alcun modo i problemi di fondo della nostra economia e non stimolano né il rilancio né la crescita del paese; non solo ma per fare “cassa” sono state aumentate le imposte di bollo sugli investimenti e sono state tagliate le risorse e gli incentivi sulla ricerca, in particolare il credito d’imposta riconosciuto alle imprese che finanziano progetti di ricerca in università ed enti pubblici e quello riconosciuto alle Pmi per fondi destinati alla ricerca scientifica.
La Legge di stabilità non ha tagliato in maniera drastica gli sprechi, ma proprio i due punti di forza del sistema Italia: la propensione al risparmio degli italiani e la ricerca scientifica, cosa che di sicuro aumenterà sensibilmente la fuga di cervelli che ormai da diversi anni è una triste realtà che ci accomuna maggiormente a paesi come Grecia, Portogallo e Spagna che a Germania, Francia o Inghilterra.
Anche il presidente di Confindustria Giovani Salerno, Gennaro Lodato, intervenuto al convegno, in un suo intervento ha inteso sottolineare come la Legge di Stabilità licenziata dal Governo evidenzi la portata modesta dei provvedimenti di riforma in essa contenuti e come siano incapaci di essere risolutivi per il rilancio dell’economia del paese.
“Abbiamo deciso – ha dichiarato il Presidente Gennaro Lodato – di dedicare il XXVIII Convegno di Capri per Napoli all’Italia che vuole farcela puntando sulla tenacia e il coraggio di chi non abbandona il Paese, ma resta per “dare un taglio” alle idee ormai logore e ricominciare dal buono che c’è. Siamo ancora convinti che non tutto sia perduto, nonostante una politica che non decide ma balbetta, come dimostrato dalla Legge di Stabilità”.
“Rispetto alla Legge di Stabilità – ha proseguito Lodato – il nostro giudizio è alquanto critico. L’insieme delle misure contemplate nel disegno di legge non sono infatti sufficienti a far tornare a crescere il Paese. Non c’è traccia alcuna di riforme strutturali, oramai non più rinviabili. È vero, l’abbassamento del prelievo fiscale su lavoratori e imprese e la riduzione del cuneo contributivo promessi ci sono, ma sono provvedimenti assai modesti”.
“Ci aspettavamo scelte più coraggiose da parte della politica. Il rispetto del Patto di Stabilità – ha concluso il Presidente Lodato – non può più essere un limite così forte all’azione e alla decisione. A nostro avviso varrebbe la pena di metterlo in discussione nell’immediato, pur di avviare riforme ad ampio respiro, serie e credibili che, nel lungo periodo, sarebbero le sole capaci di cambiare l’Italia. Neanche la tenuta del Governo è a conti fatti una ragione oggi plausibile. Ovunque i governi di larghe intese servono proprio a fare scelte di valore, talvolta impopolari. Da noi, invece, le larghe intese partoriscono solo risultati stretti. Bisognerebbe cominciare con il chiedersi sul serio se, in nome della stabilità, siamo davvero sicuri di voler pagare un prezzo così alto. Se non si ha il coraggio di fare scelte forti, almeno si torni al voto ma con una nuova legge elettorale”.