Crescent/21: Miccio cerca le carte !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Un grande magistrato come Giovanni Falcone, certamente tra i migliori mai esistiti in questo Paese, si lamentava spesso con il suo Procuratore Capo perché questi lo inondava di fascicoli processuali minori che mortificavano e frenavano il suo lavoro di persecuzione delle cosche mafiose che era il suo obiettivo primario. Aveva ragione da vendere Falcone, aveva visto giusto; nel suo caso era in atto un’azione sottile e penetrante dello Stato per rallentare  o impantanare la sua lotta contro la mafia. Poi sappiamo tutti come finì; Falcone fu costretto ad andarsene da Palermo per approdare a Roma fino all’attentato che lo uccise insieme alla moglie ed alla scorta. Nel nostro stato democratico quando si vuole fermare qualcuno, sia esso magistrato o pubblico funzionario, nell’azione di controllo e di vigilanza sulla legalità basta rifilargli una quantità enorme di fascicoli e chiederne conto giorno dopo giorno. Anche il magistrato più solerte o il pubblico funzionario più attento si arrende di fronte alla mole di lavoro impossibile. Questa è una tecnica sopraffina collaudata nel tempo e dall’innegabile successo della stessa. Ecco la ragione per cui il sovrintendente salernitano Gennaro Miccio, un po’ come accadde a Falcone, si sarebbe impantanato nella marea di carte nelle quali nessuno riesce più a trovare il bandolo della matassa. E da “controllore” sarebbe stato costretto a chiedere le carte al “controllato”. In questo non ci vedrei nulla di clamoroso, come invece sostengono Roberto Celano e Raffaele Adinolfi (i due consiglieri comunali autori della importante scoperta !!); meglio questo che il vergognoso silenzio-assenso del predecessore di Miccio.  Ben venga, anche se tardiva, la richiesta di documentazione da parte della Soprintendenza anche perché come avrebbe detto lo stesso Miccio <<si sta verificando se tali interventi non siano ricompresi nell’ambito di progettazioni di maggiore entità e rilevanza, altrimenti trasmessi a questa Soprintendenza con diverse diciture>>. Se nella richiesta di carte al controllato la Soprintenda rimette in movimento un iter che il Comune riteneva ormai superato, per la verifica della denominazione di alcune progettazioni, invece, la stessa Soprintendenza svela pubblicamente che potrebbe esserci stata un’azione di “invasione e depistaggio” di carte ad opera di “presunti ignoti” che avrebbero così cercato di beffare e superare l’attenta vigilanza dell’organo preposto a tale compito specifico. L’ondata di carte e progettazioni diversamente denominate avrebbe potuto, dunque, indurre in errore o in un mancato controllo l’intera Soprintendenza con risvolti ed effetti alquanto clamorosi. Dello stesso avviso, ovviamente, non sono i legali difensori della “Crescent s.p.a.” (impresa esecutrice di parte dell’opera) che invece sostengono la piena legittimità di tutto il carteggio opportunamente inviato alla Soprintendenza e che tutti gli artifici messi in atto dagli ambientalisti sarebbero privi di fondamento. I legali parlano anche del Rio Fusandola e ricordano a tutti che fu intubato addirittura sessant’anni fa in una struttura interrata che confluisce nella rete fognaria e che avrebbe, così, perso definitivamente i tratti demaniali. Certo, probabilmente è accaduto proprio questo; ma questo non vuol dire che se c’è stato un grave errore bisogna dissennatamente continuare in quell’errore ben sapendo qual è stata e quale sia la pericolosità intrinseca del Rio Fusandola, al di là dei pareri legali e scientifici. Non è possibile pensare e credere di poter interrare una bomba ecologica di proporzioni inimmaginabili soltanto perché le “carte sono a posto”. Di fronte a tanta superficialità ed a tanta astuta strategia, la prima della Soprintendenza e la seconda del Comune e della Società non c’è altra scelta che il fermo di tutto e la ricostruzione capillare di quanto fin qui avvenuto. nOn c’è altra soluzione. Molto bene ha racchiuso in una sola frase, Raffaele Adinolfi, la situazione attuale: <<O avremo un ecomostro oppure una sentenza che darà il via all’abbattimento del Crescent. In ogni caso la città sarà sfregiata da una scelta irresponsabile>>. Scrive Gaetano Troisi nel suo “La grande muraglia nel porto di Salerno” (ediz. Controcorrente – Napoli – gennaio 2013) che <<E’ stato venduto il cuore della città … con un progetto di finanza privata che ubbidisce al principio “affaires toujours”, “affaire partout”, affari sempre e comunque. Passi per il sempre, ma ovunque no: sull’ambiente, sull’aria no. Non si può vendere il cuore di Salerno ai privati con il pretesto di costruire una piazza faraonica. Non è sostenibile costruire in riva al mare mille posti auto coperti, che, sommati a quelli scoperti, presuppongono un traffico di auto, in entrata e uscita, di oltre cinquemila unità al giorno>>. La parola ai Signori di Palazzo Spada.

One thought on “Crescent/21: Miccio cerca le carte !!

  1. Non ho inteso attaccare Miccio (anche se così è sembrato) bensì il suo predecessore e l’istituzione Soprintendenza nel suo complesso . ho inteso accusare l’amministrazione per le scelte scellerate e non l’impresa che ha tirato su l’edificio. Anzi ho pure osservato come il cantiere privato è andato avanti mentre quello Gestito dal pubblico è fermo, sotto sequestro ed inesorabilmente crollato!!!

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