Marco Bencivenga
BENESTARE – Secondo una definizione di Wikipedia, per criminalità organizzata s’intende “ la denominazione con cui si indicano le attività criminose di particolari tipi di organizzazioni, non costituite in maniera fortuita per la commissione estemporanea di reati ma organizzate in maniera relativamente stabile con uno schema gerarchico e con un obiettivo comune.” Sono molteplici le definizioni presenti in rete per tali organizzazioni e, più o meno similmente, queste“sette” procacciano i loro profitti, mediante condotte illecite, penalmente rilevanti. Il fenomeno criminale, presente in ogni parte del mondo, assume caratteri e tradizioni a seconda del contesto socio –culturale in cui opera.Esiste la mafia cd. giamaicana degli Yardies, che generalmente si riunisce in bande violente che generano profitti tramite il traffico di droga o omicidi su commissione. Vi è quella albanese, attiva in Europa e America, che è dedita al commercio sessuale e al traffico di droga,la mafia serba, invece, unisce al traffico di droga e gli omicidi a pagamento, anche il racket, il gioco d’azzardo e le rapine. Insomma, l’elenco è lungo, per cui invito, chi volesse approfondire l’argomento, a visionare il sito di cui all’interessante link: http://www.ditadifulmine.net/2009/12/mafia-top-10-le-piu-potenti-mafie-al.html#.UksEDiRH7IU per rendersi conto di quanto sia diffuso, in tutto il pianeta, tale sistema criminale. Se dovessimo accennare alla criminalità nostrana, oggi avremmo un esempio “caldo” e recente da fornire: un’autovettura che brucia. Anzi più di una. Dove? In Calabria. Quale auto? Quella di Rosario Rocca, sindaco di Benestare, paese con neppure 2500 anime a pochi chilometri dalla costa Jonica. E’ successo ieri sera, mentre la scorsa settimana a bruciare, è stata la macchina di sua sorella. Adesso Rocca si è dimesso. Ha scelto di abbandonare il suo ruolo di pubblico amministratore della piccola comunità calabrese, perché da solo contro la ‘ndragheta. L’ha fatto postando sul suo profilo Facebook una foto della lettera di dimissioni irrevocabili, in cui dice: “Lo stato di isolamento e di abbandono in cui versa il territorio, dimenticato volutamente e tragicamente da uno Stato sordo e assente non mi consente più di rappresentare dignitosamente la mia gente. Nè ritengo di averne più la forza dopo anni di resistenza isolata (e inascoltata) al malaffare, alla criminalità e alla burocrazia autoreferenziale”. La storia si ripete. Anche le ritorsioni, purtroppo.E’ il segno di una subcultura malata, deviata, strisciante e distante dal genere umano.Una piaga inarrestabile, capace di tutto. Tranne che pensare.