Le elezioni tedesche si sono concluse con una storica vittoria per la Cancelliera Angela Merkel al suo terzo mandato come primo ministro del gigante economico europeo. Il suo partito ha ottenuto ben il 41,5% dei consensi, mentre il suo principale avversario, l’Spd, il partito dei social democratici, si è fermato al 27,5%. Male sono andati i Verdi, che hanno perso ben oltre i 3 punti percentuali rispetto alle precedenti consultazioni, i liberali del FDP ed il Partito Pirata, formazione apolitica di protesta, che non è riuscita ad avere eletti al Bundestag (il parlamento federale tedesco). Qui di seguito faremo alcune considerazioni per capire quali saranno le evoluzioni in politica interna ed estera della Germania all’indomani dei risultati elettorali. La Cancelliera ha fortemente rafforzato il proprio consenso con un +8% di preferenze rispetto alle precedenti elezioni, segno evidente che i tedeschi hanno apprezzato il suo operato sia per quanto riguarda la politica interna che per quanto riguarda la sua posizione di rigore in politica estera, ed in particolare nella zona euro. Nonostante la netta vittoria assegni alla Merkel un forte mandato dall’intero elettorato conservatore, il partito leader non ottiene la maggioranza assoluta nel Bundestag. Il numero complessivo di seggi della sinistra è anzi leggermente superiore. Lo scenario politico più probabile è dunque quello di un governo di “Grande Coalizione” tra cristiano-democratici e socialdemocratici, un’alleanza più complessa ed eterogenea di quella uscente con i liberali. Alleanza che dovrebbe comunque, secondo il parere degli esperti, tenere, come suggeriscono casi similari nel paese avvenuti nel trienni 1966-69 e 2005-09; molto probabilmente i social democratici chiederanno al Primo Ministro e all’Spd maggiori interventi per la crescita economica interna, l’innalzamento del salario minimo e di quelli medi, ed una maggiore attenzione alle politiche ambientali, con la nuova politica energetica che preveda il ritiro totale in maniera progressiva dal nucleare, con la chiusura graduale degli impianti più vecchi, il potenziamento dell’energia da fonti rinnovabili e l’aumento della tassazione aziendale nel comparto utility per finanziare le energie alternative. Dalla sua la Merkel ha avuto la possibilità di poter disporre di una base imponibile maggiore e di finanziarsi attraverso il debito pubblico che attualmente si aggira attorno all’82% sul Pil, situazione nettamente migliore rispetto a quella greca o italiana, dove il rapporto debito PIL ha abbondantemente superato il 120%, che le ha lasciato un ampio spazio di manovra per la realizzazione di politiche fiscali ad hoc per la crescita e la realizzazioni di sussidi a sostegno dell’economia tedesca e dell’occupazione. Altro punto di forza della Cancelliera, che le ha permesso di vincere alle elezioni, è stata la modalità con cui ha affrontato la crisi finanziaria internazionale degli ultimi cinque anni, che ha permesso alla Germania di crescere, nonostante le avversità dell’economia mondiale e dei mercati finanziari, la sua fermezza nel salvaguardare gli interessi dei tedeschi evitando che pagassero in maniera pesante la crisi finanziaria greca e degli altri paesi dell’area mediterranea e la scelta di avviare in maniera graduale, e non immediata, le riforme necessarie per l’unione fiscale all’interno dell’area Euro.
direttore: Aldo Bianchini