TRIBUNALE: a Sala la farsa delle chiavi

 

Aldo Bianchini

SALA C. – In questo periodo ho scritto pochissimo sul Tribunale di Sala per non correre il rischio di contraddirmi con quanto già da me scritto in passato in maniera alquanto copiosa. Ritorno a parlare della tristissima vicenda relativa alla chiusura, ormai “passata in giudicato”, dell’efficiente struttura giudiziaria salese perché a tanto stuzzicato dalla “farsa delle chiavi” che, come una margherita, i giornali si sono sbilanciati a sfogliare per sciogliere il dilemma sulla consegna o meno delle stesse. C’è stato addirittura qualcuno che ha avanzato la fantasiosa ipotesi  di reato prevista dalla cosiddetta “disobbedienza civile”. Niente di tutto questo, ovviamente, anche perché un po’ tutti hanno trascurato un particolare molto importante accaduto nella giornata di sabato 14 settembre 2013 nel momento in cui lo “scontro verbale ed epistolare” ha toccato l’apice più per colpa degli “invasori” che per colpa dei “difensori”. Ad un certo punto della giornata giungeva a poca distanza dal tribunale salese il procuratore della repubblica di Lagonegro Vittorio Russo che prudentemente fermava la propria autovettura a qualche centinaio di metri di distanza inviando come ambasciatore l’ormai ex procuratore di Sala Consilina Amato Barile per trattare la consegna delle chiavi della struttura con il sindaco Ferrari. Qui lo scontro toccava l’apice in quanto Ferrari con molta fermezza negava la consegna delle chiavi perché (come aveva già scritto in una nota) le avrebbe consegnate direttamente all’unico vero titolare, cioè il presidente del tribunale di Lagonegro Matteo Zarrella. Però questi era fuori servizio in quanto in malattia presso la propria abitazione in quel di Avellino. Rapide e concitate le trattative, alla fine dopo oltre due ore arrivava a Sala il presidente Zarrella in persona. Nuove trattative e i diretti interessati si vedevano in municipio dove il sindaco Ferrari consegnava le chiavi al presidente Zarrella, pacificamente. Alla fine della stesura del verbale, però, il presidente Zarrella con un gesto molto democratico, anche in considerazione del fatto che dovevano rivedersi a Lagonegro per ascoltare la Commissione di Manutenzione, restituiva le chiavi nelle mani di Gaetano Ferrari. Una bonaria imprudenza quella di Zarrella che ha consentito nella mattinata di martedì 17 settembre lo show pubblico di Ferrari, forse anche al fine di calmare gli animi più agitati. E gli animi si sono, poi, davvero calmati e lo sfratto ha avuto inizio e, probabilmente, l’impiego delle forze dell’ordine in assetto antiguerriglia è apparso al di sopra delle righe. Uno scalmanato può sempre esserci, ed è bene e giusto prevenire. Tutta qui la farsa delle chiavi, un modo come un altro per dare alla politica il giusto appiglio per la recita della comica finale che, pur tra tensioni e giuste rivendicazioni, sempre comica finale resta. Tutto quello che poteva e doveva essere fatto per salvare il tribunale non è stato fatto nei tempi e nei modi previsti, ma questa è storia vecchia che ovviamente non può trovare sedimentazione nei fatti accaduti negli ultimi giorni e nelle ultime ore. Fortunatamente, per salvare capre e cavoli, nelle ultime notti al freddo è arrivata la fumosa ed invitante grigliata molto ben organizzata tra i tavoli e i gazebo di quella che doveva essere la rivoluzione totale e che sempre fortunatamente non lo è stata. Forse nessuno si è reso conto ma a Sala Consilina potrebbe essere andata in scena una commedia con soggetti positivi come attori; da una parte i rappresentanti della giustizia (presidente,  procuratore e forze dell’ordine), moderati, più preoccupati e mai arroganti; dall’altra parte la rappresentanza politica e forense focosa e recalcitrante ma doverosamente ubbidiente. E più di questo non si può, soprattutto con i tempi che corrono.

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