L’Abi ha disdetto il ccnl del settore bancario: ridurre i costi del lavoro per recuperare efficienza. E’ la strada giusta?

Filippo Ispirato

A Gennaio dell’anno scorso è stato rinnovato il nuovo contratto nazionale per i dipendenti del settore bancario entrato in vigore ad inizio del 2013; in sintesi a fronte di un aumento in busta paga di ca 170 Euro lordi, è stata richiesta maggiore flessibilità, con l’apertura degli sportelli fino alle 20,00 ed il sabato mattina, la riduzione di 7,15 ore di permessi, il congelamento degli scatti di anzianità fino a tutto il 2014 ed il mancato conteggio a fini pensionistici dell’aumento concesso.

Un rinnovo contrattuale senz’altro poco vantaggioso per i dipendenti del settore che hanno dovuto barattare un aumento di stipendio con la modifica di alcune condizioni lavorative.

Lunedì scorso l’Abi, l’associazione bancari italiani, con oltre un anno di anticipo dalla scadenza naturale dell’accordo, ha deciso di revocare l’accordo: in tal modo dovrebbero essere bloccati gli aumenti salariali, ferme restanti la flessibilità sull’orario di apertura degli sportelli, il congelamento degli scatti di anzianità, e la riduzione delle ore di permesso.

Motivo della disdetta del contratto è la situazione attuale del settore del credito in forte affanno, con costi in continuo aumento e ricavi in forte diminuzione; si è prospettata la riduzione degli sportelli bancari, il taglio agli stipendi, la limitazione degli scatti automatici di anzianità e la possibilità di revocare il contratto nazionale di lavoro per passare ai contratti di prossimità, una nuova forma di contrattazione in campo lavorativo prevista dalla riforma del 2011, che prevede la possibilità di differenziare i salari in base al territorio, alle aziende o alla categoria (dipendenti che lavorano negli uffici centrali o che lavorano allo sportello).

Sebbene qualcuno possa pensare che in caso di crisi è importante mantenere il proprio posto di lavoro sacrificando parte dei diritti è importante fare alcune considerazioni:

– Non si comprende come mai gli errori di alcuni esponenti dell’alta dirigenza, come nel caso del Monte dei Paschi di Siena, debbano essere pagati dai dipendenti; errori a seguito di operazioni di finanza speculativa e di valutazioni sbagliate che hanno provocato ingenti perdite per i bilanci delle banche

– L’Abi ha dichiarato che va ridotto il numero degli sportelli bancari, in quanto in Italia il rapporto tra numero di sportelli ed abitanti è tra i più alti d’Europa, secondo solo a Spagna, Portogallo e Francia. Anche su questa affermazione ci sarebbe da fare una riflessione accurata in quanto in alcuni paesi della mitteleuropa o del nord europa il minor numero di sportelli è giustificato dalla maggiore familiarità dei clienti ad effettuare operazioni tramite internet rispetto agli italiani. Più sportelli, quindi, spesso sono giustificati in quanto c’è maggiore afflusso di clientela in banca

– Richiedere continuamente sacrifici, economici e non, ai propri dipendenti, è il modo migliore per migliorare i bilanci delle banche, ridurre i costi operativi e recuperare efficienza e produttività? Non si rischia, invece, di andare a minare il grado di soddisfazione e di appartenenza dei propri lavoratori? Al contrario, seguendo i principi dell’economia del ben comune, con condizioni lavorative più favorevoli, non si potrebbe avere una motivazione maggiore e un aumento di produttività?

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