SALERNO – Vincenzo De Luca, bisogna riconoscerlo ed io lo riconosco, ha una capacità incredibile di accalappiare i suoi presunti o potenziali avversari politici, imprigionarli in una fitta ragnatela e distruggerli senza possibilità di appello. Nel titolo ho indicato soltanto una piccola parte dei personaggi caduti nella rete e praticamente annullati. L’ultima “boutade” del sindaco quasi viceministro l’ho letta sul quotidiano “Il Mattino” del 9 settembre 2013, il tutto sarebbe accaduto la sera precedente a Genova nell’ambito della “festa democratica” dove Vincenzo De Luca era seduto tra il deputato ligure Mario Tullo e l’on. Francesco Boccia (amico di Tommaso Pellegrino e presidente della Commissione Bilancio della Camera; ecco spiegata l’apertura di Pellegrino verso De Luca per il caso incompatibilità !!). Sparando ad alzo zero contro il PdL per la mancata nomina del Presidente dell’Autorità Portuale di Napoli il quasi viceministro ha detto (riporto la frase scritta su Il Mattino onde evitare qualsiasi problema di attribuzione !!): <<Devono nominare un senatore del PdL alla presidenza dell’Autorità che conseguentemente si dovrà dimettere per poi far entrare in Parlamento un sindaco di un paese della Campania che è amico di Cosentino>>. Mi dispiace che i giovani cronisti de Il Mattino non abbiano replicato né approfondito ma a questo punto sarebbe assolutamente doveroso per un quasi viceministro, visto e considerato che Cosentino è da lui ritenuto alla stregua di un camorrista della peggiore specie, chiarire definitivamente e subito la leggenda metropolitana, scritta e raccontata sia dallo stesso Cosentino che dall’on. Cirielli, in merito all’accordo elettorale del 2006 quando il centro destra di Salerno riversò tutti i suoi voti nel ballottaggio delle amministrative in favore di De Luca ed in danno di Alfonso Andria. Un quasi viceministro non può, a mio avviso, continuare a randellare quelli che tutti ritengono essere stati amici di un tempo, oltretutto un quasi viceministro farebbe bene a scrollarsi di dosso una simile infamia, ammesso che di infamia si tratti. Ho riferito questo episodio per far capire al sindaco di Sassano, Tommaso Pellegrino, quanto possano essere pericolose le alleanze con Vincenzo De Luca e quanto sia impossibile non farsi imprigionare dalle sue ragnatele; la sua strada è seminata di decine e decine di cadaveri politici, nonostante le mostruose alleanze siano state di volta in volta benedette anche da personaggi di una certa caratura politica nazionale. Non so se per Pellegrino conta ma sarebbe sufficiente pensare a come ha bistrattato Edmondo Cirielli dopo che quest’ultimo con il suo voto nella Commissione per le autorizzazioni a procedere della Camera consentì la distruzione delle bobine contenenti le intercettazioni telefoniche e ambientali contro De Luca per i processi Mcm e Sea Park, e pensare che in quella occasione addirittura il rappresentante del PD aveva votato contro la distruzione delle bobine. Ma queste sono soltanto quisquilie; Vincenzo De Luca nel suo lungo percorso politico iniziato nel 1990 subito dopo le amministrative di Salerno è riuscito a distruggere personaggi davvero importanti che potevano oscurare il suo astro nascente. Nel 1992 fu fatto fuori, con voto democratico, da Andrea De Simone alle elezioni politiche, ma nel ’94 si vendicò pretendendo la non candidabilità dell’avversario per via di un’inchiesta giudiziaria. Nel gennaio del ’94, dopo poco più di un mese dalla sua elezione a sindaco di Salerno, si scontrò con il filosofo rosso Pino Cantillo (assessore alla cultura nella sua giunta) per via di una polemica che quest’ultimo aveva promosso contro Mario De Biase e da allora per Cantillo non c’è stato più spazio. Si strinse anima e corpo a Mario De Biase, lo nominò in tutte le salse (Mario era presidente di tutto !!) ma al primo vagito di De Biase sindaco immediatamente lo impalò senza pietà e fortunatamente Mario si rifugiò alla corte di Bassolino. Il suo capolavoro, però, lo giocò nel 1993 quando nel mese di marzo (fatto inedito portato alla luce qualche settimana fa da Antonio Biottiglieri !!) insieme a Carmelo Conte cercò di convincere Vincenzo Giordano a ritirare le dimissioni in presenza di Bottiglieri nell’ambito di una “sceneggiata” senza precedenti. Conte pensava che, bruciando Giordano su un piatto d’argento e agevolandolo nella corsa a sindaco, lo avesse convinto a diventare suo amico e alleato, macchè !! poche settimane dopo incominciò a sparare a zero su tutti gli uomini coinvolti in tangentopoli e sullo stesso Conte in balia dei magistrati. Carmelo Conte, non contento, ricadde nuovamente nella ragnatela di De Luca negli anni 2000 rimanendo affascinato, come Ulisse, dai canti di Circe; e lo impallinò nuovamente nonostante i buoni uffici dell’allora eurodeputato Alfonso Andria non ancora suo avversario nelle amministrative del 2006. Con Paolo Del Mese non ne parliamo proprio, Paolo è caduto più volte innocentemente nella ragnatela del quasi viceministro. De Luca è andato ai matrimoni della figlia (Maria Romana) e del nipote (Mario) di Paolo ma lo ha scaricato subito, nonostante la cena eccellente sulle terrazze della villa di Amato insieme a Giuseppe Mussari, lasciandolo da solo (forse meritatamente !!) nello scandalo del “crac del pastificio Amato”. Ma l’elenco potrebbe essere condito anche con i personaggi ammessi alla sua corte ed al suo sistema di potere, i casi di Mariano Mucio e Fernando Argentino sono soltanto l’appendice di una lunga lista. Anche Salvatore Memoli (uno dei democristiani doc e uno degli uomini politici più lucidi !!) è caduto almeno tre volte nella sua ragnatela, e questo la dice veramente molto lunga sulle eccellenti capacità di Vincenzo De Luca di afferrare la preda e stringerla nei suoi tentacoli, come una piovra. Da tutto questo dovrà stare bene in guardia Tommaso Pellegrino, giovane sindaco di Sassano e già parlamentare della Repubblica (2006-2008), prima di farsi avvolgere e coinvolgere completamente dalle spire “voluttuose” del sindaco di Salerno. E’ vero che Pellegrino gode di alte protezioni capitoline ma stia molto attento perché le protezioni, soprattutto se romane, con De Luca non valgono un fico secco anche perché dovrà tener conto del “fattore Andria” che, come avevo anticipato in un mio precedente articolo, si sta già affacciando prepotentemente sulla scena. E con Alfonso Andria dovranno fare i conti tutti, da De Luca a Vaccaro passando per Renzi, senza dimenticare Fulvio Bonavitacola (ma questa è un’altra storia !!). Alla prossima.
direttore: Aldo Bianchini
Se vendesse i suoi consigli, diventerebbe ricco.