LAURIA – Parcheggio la mia auto in Via Rocco Scotellaro di Lauria (PZ) e guardo verso la struttura imponente della ”Clinica Pittella” che un tempo fu il centro di potere di una delle famiglie più importanti non solo di Lauria ma di tutta la Basilicata. Parlo della famiglia di Domenico Pittella, uno degli uomini più importanti del Partito Socialista di Craxi, senatore per tre legislature di fila, fino a quel maledetto 19 giugno 1981 quando la brigatista rossa “Angela” (al secolo “Natalia Ligas”) viene ferita ad una coscia nel corso di un conflitto a fuoco nell’ambito del fallito attentato ad Antonio De Vita (difensore storico di Patrizio Peci) e poco dopo, grazie ad un compiacente avvocato viene trasportata fino a Lauria e ricoverata per le cure nella clinica del senatore Pittella, assolutamente all’oscuro di tutto. Soltanto negli anni successivi, dopo che la Ligas aveva organizzato l’attentato alla colonna militare di Salerno (26 agosto 82) con tre vittime, un pentito svela l’episodio del ricovero a Lauria e il fatto fa sprofondare tutta la famiglia Pittella nella prostrazione più assoluta. Anni e anni di battaglie giudiziarie, arresti preventivi per il potente senatore, latitanza all’estero fino alla grazia parziale concessa da Ciampi dopo la sentenza di condanna definitiva della Cassazione. Un cittadino al di sopra di ogni sospetto, un innocente massacrato nel fisico e nella mente che oggi, grazie a Dio, vive serenamente i suoi 81 anni circondato dall’affetto dei suoi cari. Quel giorno della cattura del padre, il figlio Giovanni Saverio Furio Pittella, ventitreenne assessore della Regione Basilicata, probabilmente giurò a se stesso che avrebbe politicamente vendicato suo padre scalando tutte le tappe possibili della politica con la forza della trasparenza e della legalità che gli aveva trasmesso il potente genitore. La strada da Via Rocco Scotellaro verso Roma e l’Europa non fu certamente facile, a 36 anni fu eletto deputato, a 41 vice presidente del parlamento europeo carica che detiene tuttora). Ma Gianni Pittella, medico chirurgo, non si accontenta e spinge ancora sull’acceleratore verso cime sempre più alte. Nella sua mente c’è sempre quel giuramento. Vuole di più, vuole il partito, vuole un ministero. Oggi Gianni Pittella è un personaggio ascoltato, un politico di razza, uno che rientra nella ristretta cerchia di amicizie del presidente della repubblica Giorgio Napolitano. Ma tutto quello che vuole Pittella lo conquista, giorno dopo giorno, progetto dopo progetto, con ostinazione e preparazione politica; in pratica è uno dei pochi uomini forti del Partito Democratico. Evita accuratamente le beghe interne, non si lascia trascinare in polemiche personali, cerca di imporre le sue idee, sorprende gli avversari con la progettualità e con il riformismo della sua azione. Ha brillantemente guidato la manovra di conquista del tribunale di Sala Consilina, ha varato il progetto del mega ospedale di Lagonegro che probabilmente coopterà anche quello di Polla, ha reso tutto il lagonegrese terra di progresso e di prospettive future sia sul piano occupazionale che su quello economico-industriale. Il cinquantacinquenne vice presidente del parlamento europeo si muove con grande abilità e padronanza sia nei contesti internazionale che in quelli nazionali, è un grande comunicatore e sta studiando da “leader” dopo aver espresso tutte le sue prerogative di persona dal grande carisma. Sicuramente avrà un ben definito peso specifico nelle manovre che porteranno al congresso ed alle primarie del PD così come avrà il suo peso nella costituzione del prossimo governo che guiderà il Paese ad uscire dalla crisi verso la rinascita e la crescita vera. E’ uno dei pochi politici nazionali che è riuscito ad essere “profeta anche in patria” nel senso che trae la sua forza proprio dal territorio in cui è nato e cresciuto e per il quale si è impegnato con tutte le sue forze per rilanciare una terra dimenticata da tutti. I politici del vallo di Diano, almeno quelli che aspirano ad una poltrona in parlamento, dovranno fare i conti con lui, al di là dei deluchiani, dei renziani, dei lettiani e di tutti quelli legati a doppia mandata con le varie correnti e correntine del partito; ed anche al di là dei problemi che avvolgono e travolgono il territorio valdianese che non riesce a trovare per colpa di tutti una leader-schip convincente e credibile. Troppe spaccature, troppi interessi di parte, troppi trasversalismi e troppi campanilismi di maniera condizionano anche chi potrebbe impegnarsi per l’intero territorio. Ma questa è storia vecchia che trascina con se anche le colpe dei leader del passato che non hanno saputo o non hanno voluto far crescere i loro delfini in maniera esponenziale, convinta e convincente per tutti. Ma a questo punto non c’è tempo, le elezioni politiche si avvicinano sempre di più e il territorio del Vallo di Diano ha estremo bisogno di un solo personaggio che possa riunificare le forze per rappresentare al meglio le istanze del territorio in sede romana. Con umiltà bisogna percorrere una strada già scritta e stringere l’unica importante alleanza, quella con Gianni Pittella in quanto solo lui potrebbe far superare tutte le divisioni trentennali del territorio. Il tempo ci dirà la verità.
Caro Aldo,
l’idea è valida e necessaria per lo sviluppo del territorio,rimane ,caro Aldo ,sempre la grande difficoltà per l’attuazione ,difficoltà ,io penso,per motivi sempre culturali ,e di un Federalismo Democratico e Solidale.
Con stima
Antonio