IL MEDICO DI FAMIGLIA TRA INTERESSE CLINICO E SOSTEGNO ALLA VITA

 

 di Corrado Caso – Medico di famiglia

 La “generalità” (medico di medicina generale o medico generalista) suggerisce un’idea di “quasi totalità”, un valore aggiunto alla professione medica che superando la logica di competenze e specializzazioni, approda ad un ideale   antropologico della ricerca scientifica.

           Parliamo in un’atmosfera di grande apprensione, su fronti contrapposti, tra preoccupazioni reali ed immaginarie di costruzione di organi, clonazione, e …sempre più esperti riusciamo ad individuare fattori di rischio, semi aberranti rimodellando l’albero della conoscenza, ridisegnando i tratti, l’archetipo, per intero la storia dell’uomo, modificando ereditarietà e familiarità nel tentativo di aprire definitivamente il libro delle certezze contagiandolo di un vizio antico di possesso ed onnipotenza.

   Il counseling del medico di famiglia non circoscrive l’interesse, semplicemente, su fatti pratici, specifici o sulla convinzione che è sufficiente un ruolo di consulenza che affida quanto resta, forse la maggior parte, all’intervento specialistico, al contrario, prende in carico l’assistito applicando principi di bioetica, un insieme di comportamenti favorevoli, interventi clinici e terapeutici, rassicurazioni ed atteggiamenti che si traducono in un obbligo diagnostico, terapeutico ed in quello di affiancare alla propria opera quanti sono chiamati a favorire la gravidanza.

         L’attività del medico di famiglia è un onda lunga, un naturale terreno di coltura a quanto precede il fenomeno della vita. E’ il tempo dell’ informazione, del confronto tra dubbio e sterilità, ansie ed attese, problemi reali o immaginati che finiranno per caratterizzare, in maniera più o meno significativa,   il percorso della gravidanza e senza i limiti di una apparente piccola storia che come tante sembra ripetersi uguale nei nostri ambulatori, il grande progetto della vita.

        La coppia trova nell’ambulatorio di medicina generale le prime risposte e riceve, da allora, sostegno ed una attività che, in maniera più o meno sensibile, traccerà la condotta clinica non disgiunta dalla riflessione sull’uomo in un tempo particolare ricco di umori, di ordinaria quotidianità o di avvenimenti straordinari che segneranno i tempi, le diverse stagioni, gli umori della gravidanza.  

Sono queste caratteristiche che finiscono con il ritagliare un ruolo primario di chiarezza e rassicurazione alla medicina generale quasi che il suo linguaggio diventi comunicazione, capacità di ricerca, sostegno, porta di ingresso alla comprensione dei fenomeni. Perché a questa richiesta approda il singolo assistito, a questa immagine di rassicurazione e consolazione capace di legare organi ed apparati, aspettative e delusioni con la consapevolezza di essere in “due” fino alla accettazione e definizione di una migliore condizione di salute e benessere o ad un eventuale esaurimento dei ruoli.

       Balint profondo conoscitore dell’importanza del rapporto medico-paziente affermava: “La prima medicina che un buon medico prescrive è se stesso” una consapevolezza che ha tracciato nel tempo la storia del progresso, il volto umano della medicina di famiglia e la cui ricaduta supera, ancora oggi, i limiti dell’intervento scientifico.

              Sono tempi diversi, un rapporto drogato dalle tante rappresentazioni di una scienza onnipotente capace di clonare, inseminare, ricopiare il mosaico della vita in una lunga catena elicoidale sembra voler delegare ogni cosa a semplice atto di laboratorio, richiamando di volta in volta uteri in affitto, embrioni congelati, bambini con tre DNA. Eppure nulla è più complesso e pericoloso di una interpretazione sperimentale, forse, ludica, forme di accaparramento e di brevetto del fenomeno della vita,   soluzioni alternative, vie brevi   che non riconoscano, nel percorso naturale, le premesse, una regola, le parti   nessuna seconda ma tutte ugualmente uguali, ugualmente necessarie, ugualmente entità giuridiche se è vero come è vero e… così è la storia dell’uomo, da una unione di coppia il feto inizia il suo viaggio sottraendo all’universo che lo circonda i tasselli fisici della sua espansione, gli elementi affettivi, mentali, le metamorfosi che regolano i tempi della sua esistenza e che ricadono nel grembo materno modellandone la struttura, traducendola in un’immagine sferica di accoglienza e protezione della vita

Un’efficace presenza riflette questo viaggiare insieme, un rapporto di dare ed avere che dovrebbe coinvolgere il medico di famiglia impegnato nella protezione della vita, non disgiunto dalle diverse realtà sanitarie e specialistiche sempre che esista la certezza che ospedali, strutture specialistiche avvertano fino in fondo, la necessità di un comune programma di collaborazione. Potremmo alla luce di quanti delineano una diversa figura paziente-cliente, alternativa ad un percorso antropologico rischiare di dimenticare in maniera progressiva e definitiva che il rapporto medico-assistito e, particolarmente medico di famiglia-gestante è diretto, unico, fondamentale.Ha le sembianze di una medicina dal volto umano la cui testimonianza è racchiusa nella capacità d’ascolto, nell’interpretazione dei bisogni.

       Se le richieste di salute in medicina generale sono il crocevia di fatti reali, di condizioni emozionali, personali, familiari e sociali la soluzione è nella capacità di quanti sono chiamati in causa ad affinare le tecniche, la comunicazione, la rassicurazione stemperando la convinzione che la gravidanza sia tout-court un fenomeno parafisiologico da tenere continuamente sotto osservazione, da terapeutizzare sempre e comunque.

Nel villaggio globale non esistono confini spaziali e temporali, non ha senso pensare fuori o dentro, al di qua e al di là, visibile o invisibile o in termini di semplici competenze e specializzazioni sull’uomo: un tessuto connettivo, sottili trabecole legano, secondo circostanze e necessità, i singoli tra loro perché il veloce progredire delle scoperte scientifiche, la multiforme espressione clinica della gravidanza, la realizzazione della vita che nasce, l’accoglienza spingono a mantenere viva l’attenzione, adeguandola all’evolversi delle conoscenze.

Quanto più vasta la convergenza su questi temi, quanto più chiari obblighi ed aspettative che riguardano la salute della donna gravida, l’intimo significato della maternità tanto maggiore sarà la necessità di creare una cultura della vita.

 

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