ROMA – “Io resto qui, io non mi muovo, io non mollo”, questo in sintesi lo slogan che ha mandato in estasi la tantissima gente (non una marea !!) presente nell’afoso pomeriggio del 4 agosto 2013 in Via del Plebiscito a Roma, sotto palazzo Grazioli a poche decine di metri da Palazzo Venezia, per dare sostegno e solidarietà al leader del PdL Silvio Berlusconi. Non entro nel merito del discorso e della sua opportunità, lascio ad ogni lettore la sua idea, intendo però fare delle considerazioni partendo dalle centinaia di cartelli e bandiere che gli elettori di centro destra agitavano sotto il palco sul quale, a sorpresa, è salito soltanto Silvio Berlusconi. Un cartello evocava addirittura il grande Caio Giulio Cesare, nessuno lo ha accostato a Benito Mussolini (del quale comunque il cavaliere ha stranamente ereditato qualche inflessione dialettica, soprattutto nei toni imperiosi delle finali) e più che mai nessuno lo ha avvicinato al Papa. La realtà, almeno per me, è che Berlusconi si è paradossalmente comportato e mosso come un Papa. Difatti personaggi come Cesare e Mussolini hanno sempre arringato la folla ma non sono mai scesi nel mezzo delle maree umane che riuscivano a scuotere fin dal più profondo delle loro coscienze ormai annebbiate da insani istinti di lotta e di gloria. Silvio Berlusconi, pur avendo tratti somatici paragonabili ai suoi più illustri predecessori soprattutto quando fa da sponda sulle braccia tese e serrate al tavolo sul palco, ha certamente affinato le tecniche oratorie e comunicazionali, non ha le lunghe pause inquietanti di Cesare e di Mussolini, riesce a raggiungere direttamente il cuore di chi lo ascolta perché parla col cuore e si commuove realmente e non per finta. Riesce a trattenere le lacrime e da lì riparte con ancora più forza per rivendicare la sua causa (ormai persa !!). E poi nel finale travolgente scende tra la folla (cosa che Cesare e Mussolini non avevano mai fatto) e si muove come Papa Francesco (senza alcuna offesa per il vero Papa, ovviamente); insomma come se fosse il “terzo Papa vivente” dopo Ratzingher e Bergoglio. Non so se tutto questo è giusto o allucinante; è troppo presto per dirlo. Ormai l’accanimento giudiziario ai suoi danni viene riconosciuto anche da una parte abbastanza vasta della sinistra (forse perché il leone è in gabbia !!) che non può far finta di nulla. Un passaggio di Berlusconi mi è piaciuto (e lo dico da cittadino prima e da giornalista poi) quando ha toccato il tema della sovranità che appartiene al popolo e non alla magistratura. Proprio l’altro giorno avevo scritto che ai giudici non basta più il potere, il potere è temporale, vogliono qualcosa di più duraturo, vogliono cioè la “sovranità”; questo lo tenga da conto anche la sinistra per i futuri decenni di governo e perché no tutto il popolo che non è né di sinistra e né di destra. La sovranità è cosa molto più importante e più delicata del potere. Io penso, democraticamente, che stiamo vivendo un’epoca tragica in cui il concetto di sovranità popolare sia stata messa a rischio proprio della “casta dei giudici”. Tempo fa i PM di Milano dissero che sentivano “puzza di regime” parlando di Silvio Berlusconi; nella sostanza non c’era nessun rischio paragonabile a quello che c’è adesso nel momento in cui il Procuratore Aggiunto di Milano che aveva diversi mesi di tempo per firmare l’ordinanza di esecuzione della pena lo ha fatto, invece, prima dello scadere delle 24 ore dalla pronuncia della Cassazione. Questa, secondo il mio opinabile giudizio, potrebbe essere la vera “puzza di regime” che scavalca con una facilità incredibile non soltanto l’ormai innocuo Berlusconi ma l’intero Parlamento sovrano. Altro che Cesare o Mussolini.
direttore: Aldo Bianchini
ma il “caro Leader” non era un COMUNISTA nord Coreano?