Imprese salernitane, 2° trimestre ancora in rosso e futuro incerto.

 

Renato Messina

SALERNO – Il 31 Luglio La Camera di Commercio di Salerno ha pubblicato i dati sulla dinamica imprenditoriale nella provincia durante il secondo trimestre 2013. I numeri continuano ad essere negativi  con un rapporto di natalità-mortalità delle imprese a -0,4% (426 imprese in meno rispetto al trimestre precedente). Le società di capitale sembrano essere quelle più in forma con un +2,5% congiunturale, mentre continua, con intensità quasi uguale, la moria di imprese individuali. Queste ultime nel trimestre subiscono un saldo negativo di 1.130 aziende (-1.225 nello scorso periodo). Parlando di settori, quello più reattivo sembra essere il commercio, quasi stabile con un +0,2%,  mentre a soffrire sono l’agricoltura (-4%), il manifatturiero (-1,2%) e le costruzioni (-1,1%).

Possiamo quindi affermare con una certa amarezza che segnali di miglioramento ancora non se ne vedono e le informazioni fornite dalla Camera di Commercio sono coerenti con il dato diffuso, sempre il 31 Luglio, dall’ISTAT sui livelli occupazionali del mese di Giugno 2013. La disoccupazione in Italia nel secondo trimestre ha viaggiato intorno al 12% (Aprile 12,0%, Maggio 12,2%, Giugno 12,1%); scostamenti di simile entità anche nei dati degli occupati e degli inattivi.  Mi sembra quindi paradossale l’enfasi che sul sito del Corriere della Sera è stata riservata alla notizia che, nel mese di Luglio, l’indice ESI (Economic Sentiment Indicator) mostrava l’Italia alla guida della ripresa (di fiducia) nelle aspettative economiche. Meglio di niente, ma molto lontano dall’essere un dato che descriva dei fatti concreti. C’è anche poco da gioire (per noi) per il dato del PIL statunitense che va oltre le attese con un +1,7% nel secondo trimestre. Il problema risiede sempre nel fatto che in Italia non si sta ancora facendo niente per affrontare in maniera sistematica la crisi economica (quella degli ultimi venti anni, più che quella degli ultimi cinque). Forse un giorno potremo afferrare il treno della ripresa dei paesi più dinamici, ma questo basterà sempre meno a frenare il declino di una economia ricca di corporazioni che detengono posizioni di rendita per legge (tassisti, farmacisti, notai ecc.), mercati falsamente liberalizzati (come energia e trasporti ferroviari) e tasse per tutto.  

Infine per non angosciarvi troppo con i nostri problemi, mi piacerebbe segnalarvi che sul sito dell’Istituto Nazionale di Statistica (istat.it) è disponibile, sempre dal 31 Luglio, l’atlante nazionale delle infrastrutture con cartografia e un software liberamente scaricabili.  È uno strumento semplice e ricco di dati interessanti. Buona informazione a tutti.

One thought on “Imprese salernitane, 2° trimestre ancora in rosso e futuro incerto.

  1. Carissimo Renato,
    ho letto attentamente il tuo scritto e questa volta lo condivido in parte (larga parte si ma non in toto) come mi è capitato altre volte.
    Concordo con te che il futuro dell’Italia è ancora nero. Non vedo segnali positivi concreti ed affidabili. Aziende che hanno una buona entrata ordini qua e la ci sono (conosco meglio la realtà del nord Italia) ma sono casi isolati. Inoltre con i prezzi di vendita, a quel che i titolari mi dicono, e c’è da credergli, si lavora più per fare girare i soldi che per guadagnare. Di che ne dica la stampa blasonata ed i ministri vari (Sacommani Giovannini ecc) la situazione è ancora molto critica. Forse c’è un rallentamento del declino ma di ripresa, seria e consistente, neanche a parlarne. Al coro degli ottimisti si è aggiunto anche Draghi, di cui ho una certa considerazione, ma penso che siano affermazioni di auspicio più che oggettive analisi in parte dettate dal ruolo che occupano.
    Sia ben chiaro non condivido le analisi positive o negative legate al ruolo, ma è un dato di fatto e ne dobbiamo tenere conto nei commenti. Per dare uno sguardo anche all’europa mediterranea sento qualche rimbalzo positivo qua e la ma di concreto non vedo nulla.
    Insomma per la fine dell’anno e per i primi mesi del 2014 io non vedo segnali concreti di uscita dalla crisi.
    E fin qui siamo d’accordo.
    Non condivido il passaggio in cui individui nei (tassisti, farmacisti, notai ecc.), le cause dell’economia bloccata. E’ vero che sono delle corporazioni, ed aggiungo ormai fuori dal tempo, ma non è loro la colpa delle economia bloccata. Loro sono gli ultimi anelli (tassisti in particolare) di una catena di caste che hanno dei benefici indubbi ma non sono determinanti per lo sviluppo economico. non facciamoci trarre in inganno dai nostri politici che hanno fatto una crociata contro i tassisti.
    Mi spiego meglio:
    smantellare le caste di cui sopra è cosa buona giusta anche secondo me ma non devono essere smantellate per prime altrimenti il guadagno competitivo non andrà a vantaggio della collettività ma a vantaggio delle caste più forti.
    Dobbiamo ridimensionare in primis la madre di tutte le caste che è quella che si è annidata nella politica e di conseguenza nei vertici istituzionali. Quella che distribuisce privilegi qua e la per garantire i suoi.
    Entrando nello specifico, diciamo che una riduzione dei costi dello stato con conseguente riduzione delle tasse deve essere effettuata prima nei palazzi al vertice istituzionale. Quirinale, Camera e Senato nel 2011 costavano circa 2 miliardi di euro, se poi ci aggiungiamo le spese della Presidenza del consiglio arriviamo a quasi 3 (protezione civile esclusa come è giusto che sia). Qui si deve dare un taglio netto agli sprechi. 1000 soldati circa di stanza al Quirinale mi sembrano una esagerazione se confrontiamo quello che fanno 1000 soldati in Afganistan.
    Il secondo passaggio è una razionalizzazione di tutti gli acquisiti della PA (circa 200 miliardi di euro anno) con relativo risparmio di almeno un 20% su base nazionale. E’ inutile elencare gli sprechi di cui abbiamo notizia dalla stampa qua e là con oggetti che sono comprati da enti diversi a prezzi troppo diversi per essere accettabile.
    Il terzo passaggio è quello delle municipalizzate e affini (mi risulta oltre 4000 in Italia che spesso operano su mercati protetti o falsamente liberalizzati) che sono centri di potere dove i politici locali in qualche modo distribuiscono prebende e gestiscono assunzioni. A Rimini so per certo esserci 34 municipalizzate; il comune di fatto è una holding dove l’interesse economico del proprietario pone in secondo piano l’interesse del cittadino.
    Poi ancora ci sono aziende concessionarie come per esempio la società autostrade che macinano utili perché sono bravi ma anche perché hanno un mercato protetto e pedaggi stabiliti per legge.
    Dopo di tutto ciò ci sono i farmacisti che in verità hanno già ricevuto un taglio con i prodotti da banco e dopo ancora quelli che tu citavi.
    Insomma, sono stato prolisso, ma prima di arrivare ai tassisti di tagli ce ne sono un’infinità.
    Basta fare la guerra tra poveri facciamola prima alle caste potenti e poi il resto verrà da se.
    Un saluto Andrea

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *