Aldo Bianchini
SALERNO – Fra poco più di un mese, esattamente il 5 settembre 2013, cadrà il terzo anniversario della barbara uccisione di Angelo Vassallo, il cosiddetto sindaco pescatore, e la Procura della Repubblica di Salerno brancola ancora nel buio. Una Procura più impegnata, forse, a togliere subito dalle mani dell’ex procuratore capo di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, che a mettere le mani almeno sul presunto o presunti assassini. Nella fase iniziale dell’inchiesta forse qualcuno pensò di poter avere vita facile nell’individuazione dei colpevoli, tanto che necessitava avocare il caso per ottenere la giusta gloria. Furono sbagliati i calcoli, o meglio qualcuno fu indotto a sbagliare i calcoli e Angelo Vassallo è morto e colpevoli e complici sono ben lontani dalla cattura. Il successo che molto probabilmente poteva portare onore e gloria ad Alfredo Greco, profondo conoscitore del territorio e delle dinamiche da esso espresse, ha portato l’amaro sapore della sconfitta all’intera Procura salernitana ed al suo capo Franco Roberti che dopo tre anni da quel tragico fatto lascia Salerno per assumere l’altissima carica di “Procuratore Nazionale Antimafia”, quella carica che doveva essere di Giovanni Falcone e che è stata di Bruno Siclari (92-97), Pier Luigi Vigna (97-05), Lucio Di Pietro (ff. 2005), Piero Grasso (2005-2012), Giusto Sciacchitano (ff. 2012-2013) e che ora sarà di Franco Roberti. L’elencazione dei nomi, di tutto rispetto dal punto di vista personale e professionale, è la chiara dimostrazione di come da un clamoroso insuccesso si può accedere alla gloria: Siclari non sconfisse la ‘drangheta, Vigna non catturò il vero mostro di Firenze, Di Pietro porta con se il peso di Enzo Tortora, Grasso uscì sconfitto dal poderoso processo ad Andreotti, Sciacchitano sconosciuto all’anagrafe di clamorosi successi ed infine Roberti con il clamoroso insuccesso per la morte di Vassallo. Tutto questo accade perché, come diceva Falcone, quella carica e quella nomina è il frutto di una scelta essenzialmente politica nella guerra tra maggioranze ed opposizioni. Dunque al di là del riconosciuto valore personale e professionale anche la nomina di Franco Roberti è figlia di questa logica. Tanto è avvalorato dal fatto che la prima dichiarazione di Roberti dopo la pubblicizzazione della sua nomina è stata: <<Troverò l’assassino di Vassallo, non perderò mai la speranza di scoprire che ha ucciso Vassallo e lo farò anche come procuratore nazionale antimafia>>; una dichiarazione dovuta, forse, più all’euforia della nomina che ad una vera certezza investigativa. Poteva risparmiarsela il nuovo procuratore nazionale antimafia, gli conviene non ripercorrere i sentieri tracciati dai suoi predecessori e mettersi duramente al lavoro come del resto egli sa fare, ed anche molto bene. La sua enorme professionalità gli ha già spalancato i portoni delle istituzioni nazionali; non a caso nel suo ultimo viaggio sulla “nave della legalità” verso Palermo per ricordare Giovanni Falcone si intrattenne a passeggiare per ore sui ponti della nave con l’allora procuratore nazionale antimafia Piero Grasso che, forse, prima di sponsorizzarlo per la massima carica romana gli chiedeva insistentemente un successo clamoroso in sede locale. Successo che, purtroppo, non è arrivato. Eppure Franco Roberti ci ha provato eccome, con il termovalorizzatore, con il Crescent, con Piazza della Libertà e con il “caso Amato” che come gli altri sta naufragando in una bolla di sapone e niente più. Ha perso anche l’ultima grande occasione, quella di entrare nel Vaticano fino alle stanze papali attraverso lo Ior, ma si è fermato o è stato fermato (leggasi Procura di Roma !!) sugli scalini di “don Nunzio Scarano” che porteranno in qualche oscuro scantinato e non certamente nella basilica di San Pietro. E’ stato, comunque, per Salerno un ottimo procuratore capo; da noi è giunto il 16 aprile 2009 in un momento tempestoso per la stessa credibilità della magistratura salernitana che si era spaccata su quelle stesse inchieste che sotto la sua reggenza sono addirittura naufragate (MCM, SEA PARK, CATANZARO), prima ancora di arrivare all’espulsione dell’ex procuratore capo Luigi Apicella e di altri magistrati per il “caso De Magistris”. Ha assunto il timone di una nave in tempesta ed è riuscito a portarla in mari più tranquilli ma assolutamente non pacificati, la sua forte caratterizzazione personale ha fatto da calmiere senza, però, alcuna pacificazione. Ha inanellato anche numerosi successi, ma tutti di ordinaria amministrazione, contro il contrabbando di stupefacenti, contro la camorra e la malavita organizzata e la micro delinquenza; ma si è appiattito troppo sulle linee investigative delle Forze dell’Ordine (inchieste Linea d’Ombra, Due Torri, Tesseramento PdL, Comuni di Cava T., Angri e Scafati, ecc.). Insomma quattro anni e mezzo di lavoro piuttosto sommerso per raddrizzare le sorti di una Procura che stava andando a rotoli; i meriti, le azioni clamorose, il coraggio, l’intuito investigativo li aveva già dimostrati abbondantemente nei lunghi anni di duro lavoro presso la Procura di Napoli e presso DDA della stessa città nella lotta contro i “casalesi” delle cui mosse e ramificazioni è profondo conoscitore e delle cui conoscenze, però, non si è avvalso dopo l’arresto di Nicola Cosentino che con Salerno e con la “politica di destra e di sinistra” aveva stretto legami fortissimi per l’arrivo dei casalesi a Salerno. Ma su questi fatti giudicherà, ovviamente, la storia. Intanto da tutta la nostra redazione gli auguri più sinceri di buon lavoro ad un uomo che è certamente un fedele servitore dello Stato.
Stimo molto il dott. Roberti ed ancor più il Dott. Greco della cui stima mi onorò. Credo che a lui un tale scritto – nei punti che lo riguardano – sia stato veramente un atto dovuto. Purtroppo il suo modo di vita, sempre lontano da compromessi e giochi di potere, non gli faciliterà mai la carriera professionale che merita e che, una legge forse corretta negli intenti ma certamente sbagliata nell’applicazione, gli ha negato. Purtroppo, al di la dei meriti professionali (non me ne voglia il Dott. Roberti che ampiamente merita la posizione che oggi ricopre e che riempie tutti noi di orgoglio), occorre saper passeggiare sui ponti. Ed al Dott. Greco (non me ne voglia neanch’egli) questo certamente manca. Complimenti al giornale