Amore e odio tra Caldoro e le agenzie di rating.

 

Renato Messina  (renatomessina87@gmail.com)

 Con un articolo del 31 maggio scorso su questo quotidiano (https://www.ilquotidianodisalerno.it/2013/05/31/caldoro-e-il-rating/) ho raccontato della reazione, a mio avviso esclusivamente retorica, con la quale il governatore della Campania Caldoro accolse la notizia del declassamento da parte dell’agenzia di rating Moody’s. Al contrario, il 26 di Luglio, l’agenzia Standard and Poors ha rilasciato una nota  con la quale ha confermato il suo giudizio precedente sulla regione Campania (BBB con outlook negativo). Vagando nel web mi sono così imbattuto nel blog Il Denaro.it che ha riportato le ultime dichiarazioni di Caldoro, proprio in merito all’ultimo giudizio arrivato, rilasciate durante la presentazione di un nuovo magazine online a Napoli. Il governatore ha detto che: Nessuno, qualche tempo fa avrebbe ipotizzato un simile risultato. La grandi agenzie di rating, com’è noto, cercano sempre di entrare in profondità nel merito delle questioni: è molto difficile ottenere risultati positivi specialmente in questo periodo considerando il contesto di crisi in cui ci muoviamo“. Ricordandomi quindi del video che il Governatore stesso rilasciò un mese fa dopo il downgrade da parte di Moody’s (http://www.youtube.com/watch?v=cO6bC6hj_4w) la differenza nei toni usati (e nelle azioni intraprese) mi è subito saltata all’occhio. Nel primo caso infatti Caldoro, oltre ad annunciare il ricorso alle vie legali, accusò  Moody’s di aver abbassato il rating senza tener conto dell’azione meritoria che la Campania stava svolgendo  indebitandosi per pagare i debiti con le imprese (facendo intendere implicitamente che l’agenzia non era stata capace di andare a fondo nella questione).

 Nei giorni scorsi invece i toni sono cambiati; le agenzie di rating sono diventate all’improvviso dotate della suddetta qualità di “entrare in profondità nel merito delle questioni”. La domanda quindi sorge spontanea: la capacità di “andare in profondità” si manifesta solo se il rating migliora (o rimane stabile)? Il governatore, con questi errori comunicativi e con questa volontà di mettere un cappello “politico” anche a questioni che politiche non sono, rischia di offuscare il lavoro di rientro dal deficit sanitario che sta perseguendo. Le agenzie di rating non sono né buone né cattive, né brave né inette. Fanno semplicemente il loro lavoro (con errori anche grossi a volte), però non possono essere giudicate positivamente quando ci danno un voto decente e negativamente quando ci declassano. Nonostante quanto detto dalla Banca d’Italia con la nota congiunta con IVASS e CONSOB, la quale invita fondi e assicurazioni a non tenere troppo in considerazione le agenzie di rating, il problema di fondo è che queste agenzie rimangono per ora il principale strumento di trasparenza nei mercati del debito. Questo non significa che il sistema del rating sia soddisfacente ed efficiente. Sta di fatto che le agenzie di rating rimangono pur sempre il sistema convenzionalmente riconosciuto per la valutazione dei debitori (soprattutto da parte di investitori esteri);  molti prodotti finanziari infatti, nelle loro caratteristiche intrinseche, stabiliscono quali titoli è possibile acquistare o quali è obbligatorio vendere, in base proprio al sistema del rating, che quindi svolge una funzione di tutela di chi investe il risparmio. Aspettiamo quindi proposte dagli esperti e dai politici per rendere migliore questo settore ma, fino ad allora, dobbiamo tenerci questi giudizi e prenderli per quello che sono: opinioni rilevanti.

 

 

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