DIGNITA’ SVENDUTA

Alfonso D’Alessio

C’era un gatto che viveva tranquillo in un appartamento insieme ai suoi custodi, godeva della fiducia di questi e nulla gli mancava. I suoi simili dovevano ogni giorno lottare con la crisi che aveva reso arduo persino il ritrovamento di lische abitualmente rinvenibili nei pressi delle isole ecologiche. Il gatto in questione, quando si trovava in compagnia degli altri, si vestiva di compassione per chi soffriva e si permetteva, a spese dei padroncini, di fare beneficenza. Ad un certo punto un sospetto atroce: il micio, pare non fosse così sornione, anzi tradendo la fiducia di chi l’ospitava in casa, aveva accumulato quintali di formaggio, tanto quanto sarebbe occorso per sfamare una colonia di quelli che invece ogni giorno stentavano. Cosa diremmo di questo animale, che sembra più un lupo travestito da gatto, se al momento in cui lo si è beccato con le zampe nella groviera, avesse iniziato ad addossare le responsabilità agli ignari padroni? Peggio ancora se avesse affermato di essere stato sul punto di parlare con loro per dirgli che sbagliavano a dargli fiducia? Benevolmente verrebbe da affermare che è un gatto senza dignità. E forse si avrebbe ragione, tanto il tradimento della sua natura genera ripugnanza. E così senza credibilità, smantellata dai fatti, anzi appesantita dall’ombra del voler ancora spargere fango senza un minimo cenno di pentimento, il gatto ritrovò la sua foto sui giornali. Una foto che osservata bene inquietava più degli stessi addebiti. Ma i padroni di casa, gente buona e dal cuore d’oro, continuarono a volergli bene, speravano nel risveglio del loro povero gatto, ed erano disposti a corrergli incontro per offrirgli la possibilità di vivere veramente bene, innanzitutto con se stesso. Il tutto, ovviamente, a fronte di un reale e fattivo pentimento. Non sappiamo come finì la storia, ma una cosa insegna: si è credibili quando ai pronunciamenti corrisponde la coerenza di vita.

Alfonso D’Alessio

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