Aldo Bianchini
SALERNO – La notizia è clamorosa: il presidente della Corte di Appello di Salerno telefona all’avv. Paolo Carbone per informarlo che per mero errore la data del rinvio del processo di appello per l’Angellara Home era stata indicata nel 31 ottobre 2014 e che deve invece essere intesa come il 31 ottobre 2013. Facile, dunque, esclamare che “non more né u ciucce e nemmeno u patrone”. Difatti quando venne fuori la notizia che il processo di appello a carico di S.E. Arc. Gerardo Pierro, di don Comincio Lanzara e di Giovanni Sullutrone (già presidente della Regione Campania), —condannati in primo grado per le “presunte” -troppo presunte- responsabilità penali per un utilizzo improprio della casa per vacanze trasformata in un albergo a quattro stelle !!–, qualcuno esclamò: <<o more u ciucce o more u patrone>>, parafrasando un vecchio detto popolare nato per significare che in casi drammatici ed incerti o muore l’asino (per lo sforzo) o muore il padrone (per la fame). La telefonata del Presidente della Corte di Appello, ammesso che sia stata realmente effettuata, rimette le cose nel giusto solco di una più o meno corretta applicazione della giustizia. Fissare l’appello all’ottobre 2014 significava mettere gli imputati di fronte alla scelta, non sempre agevole, di accettare o meno la prescrizione che sarebbe intervenuta nell’agosto 2014 e che avrebbe, però, “salvato” la Procura della Repubblica da qualsiasi azione risarcitoria nel caso, come appare probabile, gli imputati venissero assolti con formula piena. Aver corretto il tiro viene fugato qualsiasi dubbio interpretativo e viene dato ampio margine di azione sia al collegio difensivo dei tre imputati eccellenti e sia al pm Roberto Penna, della Procura della Repubblica, che incalza sempre di più convinto com’è della colpevolezza degli imputati. Quindi se ne parlerà, in aula d’appello ovviamente, fra poco più di due mesi ad armi pari tra accusa e difesa dinnanzi ad una Corte d’Appello che con quest’ultimo atto appare sempre di più trasparente e al di sopra delle parti. Per la cronaca è utile ricordare che il Tribunale (collegio composto da Maria Teresa Belmonte –presidente, Fabio Zunica e Filomena Albarano –a latere), smantellando in gran parte l’accusa iniziale aveva condannato a 10 mesi di reclusione l’arcivescovo Pierro e ad un anno don Comincio Lanzara e Giovanni Sullutrone, mandando assolti tutti gli altri imputati (don Enzo Rizzo, Nicola Sullutrone, e i comunali Matteo Basile, Nicola Gentile, Giuliana e Roberto Rago, Paolo Mazzucca e Charles Richard Capraro. Tutti gli assolti dovranno, comunque, ritornare in aula d’appello perché il pm Penna si è opposto all’assoluzione in maniera molto decisa facendo ipotizzare l’insorgere di nuovi elementi a carico. Molto accorsato il collegio difensivo complessivo con la presenza di avvocati di chiara fama: Paolo Carbone, Felice e Lorenzo Lentini, Giuseppe Saccone, Lucio Basco, Francesco Saverio Dambrosio e Arturo Della Monica. Al momento tutti gli avvocati si dicono particolarmente fiduciosi di poter dimostrare dinnanzi al collegio d’appello l’innocenza dei loro rispettivi assistiti.