Aldo Bianchini
SALERNO – Sarà che io non conosco le “regole fondamentali del giornalismo” (come disse una collega diversi anni fa !!), sarà che io la penso in maniera assolutamente diversa su come fare il giornalista, ma una notizia come quella delle “confessioni tardive” di un vecchio trombone della politica come Ferdinando Imposimato meritava certamente un doveroso commento. Invece no, certe notizie vengono pubblicate a mò di velina senza il benché minimo accenno ad una ricostruzione storica degli eventi che pure sono stati sotto gli occhi di tutti. Cosa è successo. E’ successo che Ferdinando Imposimato, già magistrato di vaglia e di lungo corso, settantasettenne ormai in pensione da anni, è stato improvvisamente fulminato sulla “via di Damasco” ed ha rivelato al mondo che dietro il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro e della sua scorta c’erano addirittura Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Nicola Lettieri. I tre al momento del rapimento Moro erano rispettivamente presidente del consiglio, ministro degli interni e sottosegretario agli interni. Secondo Imposimato i tre, in combutta tra loro, avrebbero occultato delle carte non trasmettendole al suo ufficio (allora Imposimato era giudice istruttore) impedendogli, quindi, di incriminarli <<per concorso in associazione per il fatto>>. Insomma questo dice Ferdinando Imposimato, ben trentacinque anni dopo i fatti e soprattutto dopo la morte di tutti e tre i presunti autori dell’azione assolutamente criminosa e condannabile per aver depistato il normale corso della giustizia. Altro che patto stato-mafia !! E’ vero che Ferdinando Imposimato è stato un magistrato di vaglia, è vero che a lui sono stati affidati alcuni tra i grandi casi giudiziari del Paese (caso Moro, attentato al Papa, omicidio Bachelet, omicidio giudici Palma e Tartaglione, ecc.), è vero che nel 1983 suo fratello Franco venne prima rapito e poi ucciso per una vendetta trasversale, così come è vero che nel 1986 fu costretto a lasciare la magistratura per le continue minacce di Cosa Nostra e che negli anni successivi prese parte ad un programma internazionale delle Nazioni Unite con Giovanni Falcone, Gianni De Gennaro, Rosario Priore, Giancarlo Caselli e il generale Mario Mori, ma è altrettanto vero, anzi verissimo, che non è possibile dopo trentacinque anni svelare sue personali supposizioni e spacciarli per fatti conclamati. Soprattutto per quanto riguarda il compianto Nicola Lettieri che ho conosciuto in più occasioni e che, certamente, da galantuomo quale era non è mai stato protagonista dei “misteri della repubblica”. Probabilmente Lettieri si ritrovò al posto di sottosegretario agli interni per una serie di circostanze favorevoli e di aggiustamenti del quadro politico-governativo più per volere di Ciriaco De Mita che per sue specifiche prerogative. Molto verosimilmente a Nicola Lettieri potrà essere imputato un unico errore strategico, quello commesso il giorno in cui su spinta di Andreotti, Cossiga e Zaccagnini si recò a casa Moro per suggerire una “via di uscita” da quel tunnel del rapimento; fu messo alla porta da Maria Fida e di lui le cronache non parleranno mai più. Altro che protagonista dell’Italia degli anni di piombo e delle trame romanzesche “stato-mafia”; in pratica Nicola Lettieri non è stato un protagonista di prima grandezza neppure nel suo collegio elettorale o nella sua Salerno, figurarsi se poteva esserlo a livello romano. Conoscevo ed apprezzavo un Ferdinando Imposimato molto diverso, molto preso dal suo ruolo e dalla conoscenza delle sue inchieste, mi è capitato di intervistarlo diverse volte, la sua uscita di questi giorni mi ha francamente meravigliato e deluso. Probabilmente il fatto di essere stato indicato da Grillo come possibile candidato al Quirinale gli ha fatto perdere il senso della misura ed ha pensato di riconquistare gli schermi mediatico-televisivi a suon di racconti extraterrestri che non trovano alcuna ragione di esistere. Oltretutto con questi racconti, frutto di una fantasia alquanto spiccata, rischia di mettere in discussione anche il suo stesso passato di “grande magistrato”; insomma, un po’ come sta facendo da tempo il suo ex collega Rosario Priore che dopo oltre trent’anni ha scritto il libro “Intrigo internazionale – Perché la guerra in Italia – Le verità che non si sono mai potute raccontare”. Ma anche di questo, se avremo tempo ed occasione, parleremo in futuro.