SALERNO – La pagina web del Corriere del Mezzogiorno del 16 Luglio ci ha informato della possibilità che quei politici che attualmente ricoprono due cariche (sindaco e viceministro, sindaco e parlamentare ecc.) possano essere salvati dall’incompatibilità almeno per la corrente legislatura. Un emendamento al famoso “decreto del fare” potrebbe essere discusso in aula nei prossimi giorni con l’intenzione di rendere applicabile l’incompatibilità solo a chi è stato eletto dopo il 2011. Sempre riprendendo il Corriere vi riporto il testo dell’emendamento: “Ai fini del contenimento della spesa pubblica per lo svolgimento di consultazioni elettorali locali la norma di cui all’articolo 13, comma 3, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, deve essere intesa nel senso che la causa di incompatibilità ivi prevista si applichi solo rispetto alle cariche pubbliche elettive di natura monocratica relative ad organi di governo di enti pubblici territoriali con popolazione superiore a 5000 abitanti le cui elezioni si siano tenute successivamente alla data di entrata in vigore del decreto”. Questo emendamento è stato presentato da PD, PDL e SEL. Dopo avervi enunciato il fatto lasciatemi sottolineare alcuni aspetti. Per prima cosa l’incipit dell’emendamento mi sembra davvero paradossale; infatti mi sembrerebbe logico “ai fini del contenimento della spesa pubblica” applicare la sacrosanta incompatibilità il prima possibile, per evitare il cumulo di cariche e magari di stipendi (la non cumulabilità dovrebbe essere una legge inderogabile, non dovremmo aspettare le gentili concessioni dei nostri eletti). Se l’intenzione è invece quella di limitare al massimo le consultazioni elettorali allora siamo proprio sulla strada sbagliata, le consultazioni elettorali sono una delle poche cose che non dovrebbero essere limitate. Infine c’è la questione di fondo sulla possibilità di svolgere più cariche pubbliche contemporaneamente. Nessuno può assolutamente mettere in dubbio la possibilità che qualcuno possa efficacemente svolgere più di un compito contemporaneamente; allo stesso tempo però nessuno può essere sicuro che tutti siano in grado di affrontare (bene) questo genere più gravoso. Di conseguenza la regola dovrebbe essere fatta in base a principi di generalità e trasparenza e, quindi, semplice, sintetica e non derogata; la cumulabilità di cariche non deve essere ammessa in nessun caso. Altro aspetto da considerare è la capacità che i cittadini dovrebbero avere di valutare i propri rappresentanti eletti; come facciamo a decidere se un sindaco (o un parlamentare) ha lavorato bene, se comunque ha dovuto spendere tempo da qualche altra parte? E se la sua posizione a Roma avvantaggiasse indebitamente una funzione ricoperta a livello locale? Ci potremmo trovare nella condizione di doverlo giudicare elettoralmente per la carica locale, con “l’aiutino” ricevuto, in corso di mandato, grazie al fatto che era anche responsabile di una posizione nazionale. Così come è fatto l’emendamento in questione poteva essere tranquillamente messo nel milleproroghe. A volte però dimentico una cosa, lo Stato non siamo noi, l’Etat c’est moi.
direttore: Aldo Bianchini