Libano: bomba disinnescata. Vigilia di una guerra civile?

 

Maria Chiara Rizzo

LIBANO – I segni del contagio si fanno sempre più evidenti in Libano che, destabilizzato dalla crisi siriana, è sull’orlo di un nuovo conflitto interno. Con molta fatica dalla fine della guerra civile negli anni ’90,  il Paese dei Cedri era riuscito a creare un equilibrio, seppur precario e pronto a vacillare alla prima scaramuccia, tra le diverse fette della sua popolazione, divise da credi religiosi e dalle relative fazioni politiche. La memoria storica è molto viva nel Paese, così come le ferite non cicatrizzate lasciate da quindici anni di dura guerra civile. Oggi Beirut appare come una signora vissuta che porta in volto i segni del passare degli anni, elegante e raffinata, ma anche fragile e timorosa di rivivere l’epoca buia della sua vita. Gli eventi degli ultimi giorni fanno temere il peggio. Gli attimi di tensione erano ritornati quando il leader sciita di Hezbollah- Nasrallah- aveva dichiarato apertamente di avere un “suo esercito” che combatte in Siria al fianco delle truppe del presidente Assad. Insomma, la paura, così come il rischio, è sempre dietro l’angolo. Il “fenomeno bombe”, che ritorna a inquietare il Paese,  ha deteriorato le condizioni di sicurezza: l’ultima bomba esplosa in un quartiere pro- Hezbollah  – che ha ferito almeno 50 persone- poteva essere seguita da quella disinnescata sabato sera in un altro quartiere periferico di Beirut, roccaforte sciita che ospita l’Alto Consiglio Sciita. La partecipazione delle milizie sciite libanesi in Siria è molto osteggiata da posizioni sia interne che esterne. La pista più accreditata è quella secondo cui gli artefici del posizionamento dell’ordigno siano ribelli siriani, nonostante l’Esercito Libero Siriano abbia smentito il suo coinvolgimento.  Nel frattempo è difficile prevedere cosa succederà e se il Libano verrà coinvolto pienamente dalle tetre vicende siriane. Spesso ad un passo dal baratro, fino ad ora il Paese dei Cedri è riuscito con grandi sacrifici a evitare una crisi interna, ma la linea di demarcazione tra l’equilibrio e lo scompiglio resta sottile e labile .

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