Da Marinella Galletti (Pres. Artem Docere)
FERRARA – E’ innegabile che ogni società, i cui organi amministrativi abbiano una “visione” in termini di offerta formativa e sviluppo economico, debba saper valorizzare l’ importante ruolo svolto dal patrimonio artistico. Sono in gioco la promozione di occasioni formative coerenti e capaci di dare risposte alle speranze della società in relazione alla propria capacità di investire risorse e qualità per la più ampia riuscita sociale. Il sistema dell’ istruzione pubblica in Italia come risponde a questo importante input? Vi è adesione, coerenza, capacità di raccogliere le sfide, proiettare in termini di accrescimento le abilità, le attitudini, le aspirazioni allo sviluppo dei propri cittadini? La risposta è NO. I provvedimenti ministeriali, oggetto della recente riforma nella Scuola Secondaria di Secondo Grado, hanno inverosimilmente imposto la cancellazione degli istituti d’ arte; la cancellazione di discipline fondamentali negli istituti professionali e tecnici; drasticamente ridotto l’ insegnamento del Disegno e della Storia dell’ arte nei licei. Ne emerge un quadro allarmante. Gli studenti dei bienni dei Licei Classici, Linguistici, Scienze Umane si interrogano sulle ragioni per cui, da tre anni a questa parte, a partire dall’ applicazione della Riforma Gelmini, non hanno più studiato a scuola Storia dell’ arte e/o Disegno. Per poter dare un minimo di completezza allo studio della Storia, per svolgere qualche ricerca sulla “bellezza in Grecia, o a Roma” proposta loro dai docenti di Lettere o Greco, vagano per i corridoi alla ricerca di docenti esperti in Storia dell’ arte ed incontrano realtà esigue numericamente: le cattedre dei docenti della disciplina sono state dimezzate, licenziati i docenti precari e in esubero i docenti di ruolo, collocati ai margini della scuola! Svalutazione professionale inaccettabile. Il primo biennio è determinante per la trasversalità e l’ unitarietà dello studio tra discipline storico-umanistiche; decisivo per il potenziale apprezzamento da parte degli stessi studenti nei confronti della disciplina e il conseguente successo formativo. Storia dell’ arte è disciplina trasversale ai saperi e culmine intellettuale dei saperi stessi. Richiede di essere studiata per la durata di tutto il quinquennio in tutti gli indirizzi di scuola; richiede di essere affiancata a momenti di attività grafiche per l’ approfondimento dello studio dell’ opera, e creative, a garanzia della capacità di fruizione del “bene comune” da parte di tutti i cittadini. E’ evidente che in soli tre anni di studio scolastico non si potrà che procedere per “abbreviazioni”, “semplificazioni”, didattica a percorso unico. Gli studenti che aspirano a formarsi nel Liceo Sportivo hanno visto attuarsi solo recentemente la legittimazione, da parte del Miur, del nuovo liceo, ma cancellata la disciplina Disegno e Storia dell’ arte. A questi studenti verrà impedito di confrontarsi nello studio verso i contenuti di una disciplina che educa alla costruzione della “bellezza”, virtù morale e intellettuale. Nella necessità di rappresentare il movimento, lo sport, l’ arte è giunta ad evoluzioni altissime, e lo sport ha raggiunto altissimi livelli di comunicazione attraverso l’ arte! Civiltà e Cultura si compensano, si realizzano attraverso i saperi dell’ arte che promuovono l’ accrescimento della consapevolezza individuale del proprio sé e della collettività, per l’ appartenenza in senso territoriale, culturale e storico. Il Nuovo Liceo Sportivo è “deriva” del Liceo Scientifico ad indirizzo Sportivo: prima della riforma, la disciplina era regolarmente nel piano di studi! Gli Istituti d’ Arte sono stati cancellati a fronte della presunzione improbabile di “accorpare” le arti per riassorbirle nei sei indirizzi dei “Nuovi” Licei Artistici, i cui percorsi forniscono allo studente strumenti culturali e metodologici per il proseguimento degli studi di ordine superiore. Come far coincidere realtà educative che hanno diverso il fondamento, diversi gli intenti formativi, i profili, le opportunità di inserimento occupazionale? Gli Istituti d’ Arte qualificavano figure competenti nei diversi e specifici settori dell’ artigianato artistico per la realizzazione di Tesori della creatività e della produzione artistica italiana che non possono essere assimilati a semplici “ mezzi di comunicazione nell’ arte”. Si tratta di una rigida e ingiusta semplificazione, nonché svalutazione dell’ arte e di quelle abilità individuali, fini e ingegnose che ottengono il manufatto artistico. I provvedimenti che hanno cancellato gli Istituti d’ arte, declassando l’ immagine che il resto d’ Europa aveva dell’ istruzione artistica in Italia, hanno di fatto declassato la qualità dell’ insegnamento offerto a tutti i cittadini italiani, fortemente minata la capacità di lettura e comprensione dei linguaggi dell’ arte per la tutela e valorizzazione del Patrimonio, venuto meno l’ impulso alla frequentazione delle istituzioni museali. Una depressione culturale complessiva che aggrava la depressione economica. L’arte è una risorsa intellettiva, culturale, etica; è fattore di crescita economica vitale, il cui potenziale sviluppo è però trascurato e ancora atteso. Il patrimonio artistico vive del passato nel presente, e del presente, oggi e nel futuro. Quegli stessi provvedimenti, infatti, hanno soppresso e/o snaturato anche importanti indirizzi di studio professionalizzanti, Grafica e Moda, negli Istituti Professionali; Moda, Grafica e Turismo degli Istituti Tecnici, tramite la cancellazione di discipline fondamentali quali Comunicazioni Visive e Disegno Professionale, di cui ora non vi è più traccia; soppressa Disegno e Storia del Costume, disciplina mirata alla formazione di tutti gli aspetti legati alla moda dalla fase di progettazione, ideazione, organizzazione e realizzazione, alla storia della moda nelle epoche. Il “nuovo” assetto estremamente tecnico e la genericità dei programmi delle discipline che oggi si insegnano negli indirizzi “residui” dei “Grafici” e del “Sistema Moda” di quegli Istituti, mortifica l’ istruzione e svilisce la componente “identità della professione” proprio di quelle figure che si vorrebbero formare. Chiediamo agli studenti scusa, noi docenti senza responsabilità dirette, o con la colpa di non aver potuto/saputo tutelare e impedire che la disciplina venisse posta ai margini dello studio nella scuola superiore di secondo grado e della nostra società. E chiediamo al ministro che si impegni per la riqualificazione dell’ insegnamento di Disegno e Storia dell’ arte e per la rinascita dell’ Istruzione Artistica, affinché le giovani generazioni non siano ulteriormente private della capacità di “ideazione” e di immaginazione, oggi sempre più poveri e a “rischio” di ritrovarsi senza futuro.