Filippo Ispirato
Continua il nostro viaggio nel mondo delle forme di finanziamento innovative ed alternative ai sistemi di credito tradizionali che, se affiancati opportunamente a questi ultimi, possono essere un valido aiuto a chi ha intenzione di avviare un progetto imprenditoriale o una nuova idea di business.
Ci occupiamo oggi di microcredito, una branca particolare di credito, erogato da alcuni istituti, di importi limitati che servono a finanziare specifici progetti dedicati anche a soggetti non sempre “bancarizzabili”. Qui di seguito approfondiamo l’argomento attraverso una nuova intervista al Dr. Moccia.
Dr. Moccia, in cosa consiste il microcredito?
Il microcredito, o microfinanza, è uno strumento di sviluppo economico che permette l’accesso ai servizi finanziari alle persone in condizioni di povertà ed emarginazione.
Dove e quando è nato?
Grande precursore della microfinanza è stata la Grameen Bank, un istituto bancario fondato nel 1976 da Muhammad Yunus in Bangladesh, divenuto poi Premio Nobel per la pace nel 2006.
Quali progetti e quali soggetti va a finanziare?
Nei paesi in via di sviluppo, milioni di famiglie vivono con i proventi delle loro piccole imprese agricole e delle cooperative nell’ambito di quella che è stata definita economia informale. La difficoltà di accedere al prestito bancario a causa dell’inadeguatezza o della mancanza di garanzie reali e delle micro dimensioni imprenditoriali, ritenute troppo piccole dalle banche tradizionali, non consente a queste attività produttive di avviarsi e svilupparsi libere dall’usura. In quei paesi il microcredito è dunque fondamentale e indispensabile per l’economia. Il grande successo di questa iniziativa ed il basso tasso di insolvenza che ha avuto dalle sue origini il microcredito sono dovuti al fatto di rappresentare in molti casi l’unica via possibile di accesso al credito per i suoi beneficiari, che sono quindi fortemente motivati a ripagare il prestito nei modi e nei tempi stabiliti.
Negli ultimi anni, inoltre, sono in corso tentativi di diffusione del microcredito (con gli adattamenti opportuni) anche nelle economie avanzate a sostegno dei cosiddetti “nuovi poveri”, cioè non solo coloro che nei paesi sviluppati vivono sulla soglia della sussistenza o al di sotto di essa e che possono trovarsi in gravi difficoltà di fronte a spese improvvise anche di piccola entità; ma soprattutto per la piccola impresa e gli artigiani che dai canali tradizionali non possono accedere e si devono rivolgere quindi al social lending o prestiti peer-to-peer. Questa area del microcredito può essere definita come sostegno al fabbisogno finanziario indistinto (oltre il 70% delle attività e dei programmi promossi). Sempre nell’ambito dei paesi sviluppati, esistono altre dimensioni sostenute dal microcredito:
– avvio e sostegno di attività economiche (oltre il 20% dei programmi promossi in Italia nel 2006 con una probabilità di restituzione del credito relativamente alta), definibile come “lotta all’esclusione finanziaria”
– sostegno durante gli studi universitari (9,5% dei programmi promossi in Italia nel 2006)
A quanto ammontano di solito i finanziamenti concessi e in che modo vanno restituiti?
Nei paesi in via di sviluppo spesso sono somme esigue, anche 30 dollari, nei paesi industrializzati si va, in genere, dai 5.000 ai 20.000 euro. Sono finanziamenti in genere a tasso zero, ovverosia senza interessi.
In quali nazioni ha avuto successo il microcredito? In Italia qual è la situazione?
Indubbiamente nei pesi in via di sviluppo, soprattutto asiatici (Bangladesh, India e Pakistan) con una diffusione capillare ed un tasso di insolvenza irrisorio. In Italia spesso il microcredito rappresenta l’unica forma di finanziamento per imprese cosiddette non bancabili, cioè con grossi problemi di accesso al credito, soprattutto per la piccola impresa e gli artigiani che non possono accedere facilmente ai canali tradizionali. Proprio per questo motivo, in Italia è stato istituito nel 2006 il “Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito” da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Particolarmente forte, risulta l’impegno delle Banche di Credito Cooperativo – Casse Rurali con numerosi progetti e la stipula di convenzioni con enti e associazioni locali, in tema di microcredito oltre che delle fondazioni Bancarie.
In Italia i maggiori progetti riguardano il sostegno alle piccole imprese, agli artigiani e agli studi universitari
Quali sono i punti di forza di questa forma di finanziamento? E quali i punti di debolezza?
Principali punti di forza: non prevede corresponsione di interessi, finanzia anche micro progetti. I punti di debolezza: il rischio di insolvenza perché sono prestiti sulla fiducia (anche se pure in Italia l’insolvenza è bassissima) e la disponibilità ancora esigua di fondi.