Pietro Cusati (Direttore Amministrativo del Ministero della Giustizia, Giudice Tributario)
ROMA – Il Consiglio dei Ministri del 26 giugno 2013 ha approvato il decreto legge contenente ‘’Disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena’’ ,proposto dalla Ministra della Giustizia Annamaria Cancellieri,anche per rispettare il termine (maggio 2014)imposto al nostro paese dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo. La situazione delle carceri Italiane è disastrosa. Il sovraffollamento degli istituti detentivi,le condizioni di vita degradanti che ne derivano,i tanti suicidi in carcere sono lesive dei diritti fondamentali , indegne di uno Stato democratico. La Corte Europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo,infatti, ha condannato l’Italia per il trattamento inumano dei detenuti e il sovraffollamento delle carceri. Una sentenza che era nelle cose annunciate. La situazione delle carceri Italiane ‘’non fa onore al nostro paese,ma anzi ne ferisce la credibilità internazionale e il rapporto con le istituzioni Europee’’.Nelle carceri italiane oggi ci sono 20 mila detenuti in più rispetto ai posti letto disponibili,con questo provvedimento il Governo prevede di avere in due anni una riduzione di seimila detenuti. Indubbiamente il decreto costituisce un importante ed apprezzato atto di attenzione verso una delle più delicate questioni sociali quale è l’emergenza penitenziaria. Tutti i meccanismi alternativi vengono posti in essere con l’assoluto controllo da parte del magistrato e l’esclusione dei responsabili di reati gravi. Al passaggio in giudicato della sentenza,ove il condannato debba espiare una pena non superiore ai due anni,quattro se donna incinta o con prole sotto i dieci anni,o se gravemente ammalato,il pubblico ministero sospenderà l’esecuzione della pena dandogli la possibilità di chiedere,dalla libertà,una misura alternativa al carcere,che spetterà al Tribunale di Sorveglianza eventualmente concedere. Ove invece si tratti di autori di gravi reati o di soggetti in concreto pericolosi,ovvero sottoposti a custodia cautelare in carcere,questa possibilità non sarà offerta ed il condannato resterà in carcere fino a quando il Tribunale di Sorveglianza non ritenga,sulla base di una valutazione da svolgere su ogni caso specifico,che egli possa uscire in misura alternativa. Viene,altresì,ampliata la possibilità per il Giudice di ricorrere,al momento della condanna,ad una soluzione alternativa al carcere,costituita dal lavoro di pubblica utilità. Tale misura,prevista per i soggetti dipendenti dall’alcol o dagli stupefacenti,fino ad oggi poteva essere disposta per i soli delitti meno gravi in materia di droga,mentre in prospettiva potrà essere disposta per tutti i reati commessi da tale categoria di soggetti,salvo che si tratti delle violazioni più gravi della legge penale. Stante il particolare allarme sociale suscitato dal delitto di maltrattamenti in famiglia commesso in presenza di minori di quattordici anni,tale tipologia di reato è stata inserita nel catalogo di quelli più gravi,cui l’ordinamento penitenziario connette un regime particolarmente gravoso,proprio al fine di escludere tali fattispecie dall’applicabilità delle nuove misure.’’Non è uno’’ svuotacarceri’’in senso classico,ma una nuova filosofia,un nuovo modo di espiare la pena’’,lo ha rivendicato la Ministra della Giustizia Annamaria Cancellieri,contestando ‘’alcune cose che ho letto sui giornali:francamente non so in base a cosa qualcuno abbia potuto scrivere che usciranno i mafiosi o cose del genere. Abbiamo varato il decreto carceri perché è necessario un cambio culturale e una nuova marcia. Ce lo chiedono i cittadini ma anche l’Europa che ci dà tempo fino a maggio del 2014 per metterci in regola. Siamo arrivati a un punto di non ritorno ’’. Il Ministero della Giustizia sta facendo una grossa attività di studio per valutare una serie di ’’depenalizzazioni’’. In pratica non è possibile che del problema delle carceri si parli solo quando diventa emergenziale,al fine di alleggerire le tensioni che ,specialmente nel periodo estivo,possono più facilmente innescarsi sia tra i detenuti che nei confronti del personale penitenziario,in Italia l’emergenza è tutti i giorni:sofferenza e problemi sono quotidiani e su questo bisogna interrogarsi. E’ necessaria una nuova politica complessiva sulla giustizia riformando diverse leggi investendo del suo ruolo il Parlamento,per non essere esautorato delle proprie prerogative.