La Bce lascia i tassi invariati: una decisione a sostegno di Eurolandia

Filippo Ispirato

Nella riunione tenutasi il 4 Luglio la Banca Centrale Europea ha deciso di lasciare invariato il tasso ufficiale di sconto allo 0,50%; il governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha ribadito, inoltre, la sua ferma volontà di mantenere una politica monetaria accomodante per lungo tempo per consentire ai paesi membri di uscire dalla crisi nel prossimo biennio.

Tale decisione è stata accolta dai mercati finanziari in maniera molto positiva e tutti i listini del vecchio continente hanno chiuso in forte rialzo, lasciandosi alle spalle i timori di un’eventuale stretta monetaria da parte dell’Eurotower. 

La scelta di mantenere dei tassi di interesse bassi a livello centrale è stata dettata dalla ferma volontà di favorire lo sviluppo degli stati membri all’interno dell’Unione Europea, la realizzazione di efficaci politiche volte ad incentivare gli investimenti, l’erogazione del credito alle piccole e medie imprese e far diminuire la disoccupazione giovanile, che ha raggiunto in alcune nazioni dell’area mediterranea livelli ormai non più tollerabili.

Non solo, ma c’è da aggiungere che Mario Draghi, nel suo discorso durante la riunione della Banca Centrale Europea, ha affermato la volontà di mantenere i tassi di interesse bassi a lungo, senza escludere l’ipotesi di ulteriori abbassamenti nei mesi a venire e di portarli, se necessario, a zero. Ci sono da segnalare alcuni elementi di novità in questa scelta:

–        la tendenza, per la prima volta per l’istituto di Francoforte, ad abbassare in maniera così forte il tasso di sconto della zona Euro

–        al momento l’inflazione, una delle conseguenze più temute di una politica monetaria espansiva, rimane bassa in quanto molte nazioni sono in recessione e l’aumento dei prezzi rimane piuttosto contenuto

–        la scelta di proseguire con una politica monetaria accomodante ed espansiva, contrariamente a quanto dichiarato dalla Federal Reserve, la banca centrale americana, che propende verso una politica monetaria restrittiva e si appresta ad innalzare i tassi verso fine anno. Questo perché la scelta sui tassi in Europa deve essere finalizzata a favorire la ripresa dei paesi membri in difficoltà e in affanno, e non a seguire in maniera acritica le scelte di altre banche centrali, che nelle loro manovre sono guidate dalle problematiche inerenti le loro esigenze economiche, spesso differenti dalla nostra area. 

 Ovviamente l’azione della Banca Centrale Europea ha fatto tirare un sospiro di sollievo a nazioni come la Grecia ed il Portogallo, alle prese con una forte stretta creditizia e con una crisi che le attanaglia da ormai oltre cinque anni. Pensare ad un aumento dei tassi di interesse in questo momento sarebbe deleterio per l’intero sistema europeo, in quanto rappresenterebbe un ulteriore spina nel fianco dei Governi nazionali alle prese con tagli ai bilanci, spending review e continue tensioni sociali.

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