Aldo Bianchini
SANZA – Sabato pomeriggio mi è toccato di moderare un dibattito molto interessante su un tema decisamente di grande attualità: “Parco Nazionale, quali sono i vantaggi per il turismo ?”. Il convegno dibattito è stato organizzato dalla neo associazione “Avanti Giovani – Futuro, libertà e partecipazione”. Come dire che i giovani di Sanza non ci stanno a sopportare ancora per lungo tempo lo stato di totale immobilismo di un Parco che oltre venti anni fa era nato per dare speranza, crescita, occupazione e che, invece, non ha dato alcuna risposta agli interrogativi che soprattutto i giovani pongono e si pongono nell’ambito di una realtà territoriale assolutamente abbandonata a se stessa e fuori dai grandi flussi turistici e imprenditoriali del Paese Italia. Eppure gli attrattori non mancano, a cominciare dalla Certosa di Padula per finire al Monte Cervati, e tutto il territorio del Parco (Cilento, Vallo di Diano e Alburni) risente di una passività non soltanto ambientale ma anche personale dei vari soggetti (politici, imprenditori, artigiani, ristoratori, albergatori, commercianti, ecc.) in campo, tutti tesi al raggiungimento di obiettivi prettamente individuali senza il minimo interesse per la prosperità del bene comune. Di questo, di tutto questo, i giovani ispiratori di Avanti Giovani hanno preso coscienza e nella consapevolezza di poter cambiare qualcosa stanno spingendo, tra mille difficoltà, verso un cambiamento che, però, ancora non si intravede neppure in lontananza. Riusciranno i “nostri giovani” ad andare avanti ? un si di speranza è doveroso nell’attesa dei tempi che verranno. Intanto si sono bevuti le dichiarazioni, le promesse ed anche qualche chiacchiera della politica e dei politici presenti: Angela Barbato (Comune di Sanza), Attilio Romano (sindaco di Casalbuono), Nicola Landolfi (segretario prov. PD), Antonio Lubritto (pres. Democrazia Federalista Campania e già assessore regionale). Hanno salutato la folta platea anche l’ex sindaco di Sanza Vittorio Esposito e l’attuale sindaco Francesco De Mieri. Molti gli interventi dalla platea, alcuni davvero interessanti. Quasi tutti incentrati sulle enormi potenzialità del Monte Cervati (il più alto della Campania) quale grande attrattore turistico a livello nazionale, potenzialità mai seriamente sfruttate e soltanto sfiorate da alcuni tentativi di ridare “dignità interregionale” ad una realtà naturalistica al di fuori ed al di sopra della media. C’è un sogno, anzi meglio dire “ci sarebbe un sogno”, quello di sfruttare le nevi del Cervati per la progettazione e la creazione di un’impiantistica sciistica-invernale che, seppure in forma ridotta, possa fungere da primo vero attrattore verso una montagna che recita la sua parte nell’immaginario collettivo con la sua immobilità secolare. Un sogno che Vito Fico (presidente dell’Associazione Culturale Sanza la città della lavanda) persegue e insegue da tempo e che, pur senza pratici risultati, cerca di portare avanti nonostante le oggettive difficoltà che ogni sogno porta con se. La foto che abbiamo deciso di pubblicare è la rappresentazione visiva di questo sogno: una cabinovia, una vetta innevata come quelle delle Alpi, impianti di risalita e tanta gente. Nel sogno di Fico, però, una cosa vera c’è ed è rappresentata dal fatto che “nessuno crede realmente nelle potenzialità del Cervati”. Non ci ha creduto neppure la campionessa Manuela Di Centa, trascinata a viva forza sulla vetta del Cervati da un pimpante Edmondo Cirielli insieme al presidente del Parco Amilcare Troiano ed alcuni tra i sindaci più lungimiranti. Poi tutto si è spento, quasi afflosciato, dinnanzi alle oggettive ed obiettive difficoltà di un’impresa apparsa subito titanica. Rimane, ovviamente, il rimpianto di tanti soldi pubblici spesi (anche nella stessa Sanza) per edificare contenitori vuoti a mò di vere e proprie cattedrali nel deserto; peccato, se ci fosse stata una seria e ragionata programmazione forse quei fondi potevano essere spesi meglio ed impiegati per dare alla montagna quel minimo di “dignità turistica” in grado di attirare costanti flussi di gente prima di avviare il Cervati verso le esperienze più significative. Tutto questo, purtroppo, non c’è stato; ci sono state le chiacchiere e l’insipienza politica, il pressapochismo degli amministratori locali e la passività dei potenziali investitori privati. Per il momento dobbiamo tutti accontentarci di ammirare la vetta del Cervati attraverso l’elaborato fotomontaggio che abbiamo pubblicato. Poi si vedrà, domani è sempre un altro giorno.
Forse é meglio lasciare il Cervati e l’ oasi antropologica di Pruno cosí com’ é. La bellezza dei luoghi. ,direi quasi la sua sacralità, é meglio che non veda distinti signori sciare in giubbotti catarifrangenti ed occhiali a specchio, come gentili signore in visone adagiate su terrazze di palazzoni falso rustici. Sarà una posizione di retroguardia ma finirebbe tutto in un Roccaraso in peggio. Un megacondominio multiproprietà senza anima. Meglio lasciare le caverne carsiche in pace.
Bravo dott. Roscia, questa è la politica del gambero che da anni annienta il territorio del Cervati e del basso Cervati. Non stiamo parlando di modernizzare la montagna e renderla una miniera di cristallo. Il problema è molto più evidente, valorizzare e rendere quanto meno accessibile ai più ciò che la natura ci ha donato. Il turismo caro dott. Roscia si fa innanzitutto mettendo a disposizione dei visitatori le infrastrutture, nel caso specifico sul Cervati è vietato muovere anche il più piccolo sassolino. Ma la giustifico perchè evidentemente non conosce la zona quindi la invito a visitarla per capire meglio e riflettere sulla reale situazione di disagio che le popolazioni ai piedi del Monte stanno vivendo. Solo allora potrà gettare le sue sentenze insipide e i suoi paragoni di satira spicciola. In gioco c’è il futuro di migliaia di famiglie che muoiono di fame per la cattiva e ordinaria amministrazione della politica intesa proprio come lei ha scioccamente insinuato nel suo commento.