Aldo Bianchini
SALERNO – L’ottima fiction di Canale/5 “Pupetta, il coraggio e la passione” ripropone in chiave completamente stravolta quella che fu una drammatica realtà di vita degli anni ’50 tra “camorra, coraggio e passione”. Come accade in tutte le fiction, ma anche nei grandi film storici (vedasi “Troy” per la vicenda di Achille), tutto viene stravolto nel nome e nel segno dell’ascolto e delle vendite. Per quanto riguarda “Pupetta” (al secolo Pupetta Maresca, tuttora vivente) rimane sul piccolo schermo una stupenda storia d’amore tra due bellissimi giovani “Michele e Pupetta” che altro non sono se non Pupetta Maresca e Pascalone ‘e Nola (al secolo Pasquale Simonetti, uno dei camorristi più celebrati degli anni ’50) finito a colpi di pistola nei mercati generali di Napoli. Mercati che Pascalone dominò in lungo e in largo per qualche anno sotto gli occhi increduli degli altri capi-bastone. Stasera l’ultima puntata della fiction televisiva brillantemente interpretata da Manuela Arcuri che accompagnerà Pupetta sull’altare della vendetta spietata e contro ogni regola. Buon divertimento agli oltre cinquemilioni di telespettatori che, nonostante, la calura estiva siederanno attoniti davanti al piccolo schermo. Per quanto mi riguarda ho un ricordo diretto, seppure sbiadito, di quegli avvenimenti che sconvolsero l’apparato organizzativo di quella che in tanti definirono “vecchia”; parlo della camorra in procinto di aprire i suoi orizzonti con il salto di qualità che la fece passare dai mercati generali della frutta ai mercati internazionali della droga. Sul finire degli anni ’50 circolava nell’immaginario di noi adolescenti una frase molto particolare che veniva accreditata a Pascalone ‘e Nola. Si raccontava che Pascalone rivoltosi ad un ragazzo che non voleva sposare più la sua fidanzata disse: “Giuvinò, debbo spendere centomila lire per voi. Le volete in contanti come regalo di nozze, o in fiori sul carro da morto ?”. Anche questa era la vecchia camorra, fatta di personaggi che comunque possedevano un alone carismatico molto particolare e, per certi versi, anche coinvolgente ed affascinante. Negli anni ’70, dopo circa venti anni dall’uccisione di Pascalone, ebbi modo di conoscere e frequentare per motivi di lavoro Salvatore De Maio (detto “Vaccariello”) di Nocera Inferiore e zio dell’omonimo Salvatore De Maio meglio noto come “Tore ‘o guaglione” (spietato killer della camorra cutoliana). Don Salvatore, così lo chiamavano e così mi piace ricordarlo, in maniera alquanto romantica e da galantuomo curava ancora, in quel periodo, l’organizzazione dei mercati generali di Nocera Inferiore; ebbi modo di incontrarlo spesso e sempre mi raccontava (non ho mai saputo se dicesse il vero o millantasse!!) della sua amicizia con Pascalone ‘e Nola al quale (sempre secondo lui) era legato addirittura da un vincolo di San Giovanni avendogli fatto da “compare di anello” al suo matrimonio con Pupetta. Me lo descriveva come un omone molto grosso, alto e robusto, con una propensione benevola verso il prossimo davvero impressionante. Insomma Pascalone era un uomo mite e caritatevole, al di là delle sue presumibili ma incerte colpe delinquenziali. Aveva, però, un grave difetto il gioviale Pascalone. Un difetto che, secondo don Salvatore, lo portò ad una rapida conclusione della sua vita terrena. Ogni volta che si incontravano a cena con gli altri “responsabili” dei numerosi mercati che confluivano i loro prodotti ai mercati generali di Napoli il buon Pascalone inscenava sempre dei veri e propri show, parlava soltanto lui e tutti a prestargli ascolto. Beveva, però, ed anche troppo; e questo gli faceva perdere il senso della misura con esternazioni che andavano velocemente oltre le righe della “normale dialettica commerciale” (per non dire camorristica !!). Don Salvatore mi diceva sempre che lui in quelle cene beveva soltanto acqua per mantenere intatte le proprie capacità di ascolto e di intervento. Dai discorsi di “don Salvatore” mi resi conto che la figura (non solo la stazza !!) di Pascalone ‘e Nola aveva fatto presa nell’immaginario di migliaia e migliaia di personaggi e di persone e che il suo mito sopravviveva alla sua prematura scomparsa; difatti ancora oggi la sua breve esistenza è più una leggenda che un semplice ricordo.
MA DI NUNZIO SCARANO E DI DON MARIO SALERNO PROPRIO NON VUOL TRATTARE? MICA TRA I SOGGETTI CHE HANNO DATO DANARO IN ASSEGNI AL MONSIGNORE C’E’ ANCHE LEI?
OGGI, SUA ECCELLENZA MORETTI HA CONVOCATO IN CURIA MONS.MARIO SALERNO PER SPIEGAZIONI. DELLE DUE L’UNA CIO’ CHE SCRIVONO I GIORNALI O MEGLIO UN GIORNALE E’ FALSO, E ALLORA MERITA UNA QUERELA, OPPURE E’ VERO ED ALLORA MORETTI DEVE INTERVENIRE.
COME MAI SALERNONOTIZIE, LIRA TV NON TRATTANO LA NOTIZIA?
LE RISULTA CHE MONS. SCARANO SIA BUON AMICO O PIU’ DEL RE DI SALERNO?