La carenza legislativa o, meglio ancora, la mancanza di una legge chiara in un settore così delicato inibisce chiunque volesse donare il proprio corpo, dopo la morte, ai fini di studio e di ricerca. Non può essere lasciato tutto al caso e neppure alla coscienza di ognuno.
Pietro Cusati (Dir. Amm. Ministero Giustizia, Giudice Tributario)
Il 20 maggio 2013 è stato pubblicato il parere ‘’Donazione del corpo, dopo la morte, a fini di studio e di ricerca’’, approvato all’unanimità dal Comitato Nazionale per la Bioetica, presieduto dal 2006 dal giurista Prof. Francesco Paolo Casavola, conosciuto per la sua bravura per l’insegnamento della storia del diritto romano a più di una generazione di studenti della facoltà di Giurisprudenza dell’università Federico II di Napoli. Il Prof. Casavola dal 1992 al 1995 è stato Presidente della Corte Costituzionale e dal 1998 al 2009 ha presieduto l’Istituto della Enciclopedia Italiana ‘’Treccani’’. Agli inizi degli anni ’90, i progressi della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica in campo medico hanno potenziato enormemente la possibilità di intervento dell’uomo sull’uomo, oltre che sulla vita non umana, ed hanno suscitato una vivace discussione in ambito antropologico, filosofico, etico e giuridico. In questo contesto il Governo Italiano ha colto l’importanza di istituire un organismo permanente, a carattere consultivo,come strumento di valutazione etica in ambito interdisciplinare e pluralistico a quesiti riguardanti la vita umana e non umana. Il Comitato Nazionale per la Bioetica è stato istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1990 ed hanno fatto parte autorevoli scienziati di prestigio internazionale, un nome per tutti, basta ricordare il premio nobel per la medicina Rita Levi Montalcini. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2012, in considerazione degli impegni internazionali, dei compiti di alto profilo tecnico-scientifico ad esso attribuiti e della specifica professionalità richiesta ai suoi componenti, è stato prorogato nella sua attuale composizione fino al 30 settembre prossimo. Il CNB svolge sia funzioni di consulenza presso il Governo, il Parlamento e le altre istituzioni, sia funzioni di informazione nei confronti dell’opinione pubblica sui problemi etici emergenti con il progredire delle Ricerche e delle applicazioni tecnologiche nell’ambito delle scienze della vita e della cura della salute. Il documento approvato nella riunione plenaria il 19 aprile 2013 richiama l’attenzione su una particolare modalità di donazione e più precisamente sulla possibilità di destinare il proprio corpo, dopo la morte, sia ad attività di studio e di ricerca sia ad attività didattiche, quali per esempio le esercitazioni di dissezione anatomica, rivolte alla formazione medico-chirurgica di studenti e specializzandi è all’aggiornamento degli specialisti. In Italia la destinazione di corpi dopo la morte a finalità di studio, di ricerca e di formazione può trovare un fondamento indiretto nel principio costituzionale di promozione dello sviluppo della cultura e della ricerca,specialmente quando questo sia funzionale alla tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. La scelta di voler donare il proprio corpo post mortem alla ricerca e all’insegnamento si carica di un insieme di significati simbolici, tali per cui essa risulta essere molto impegnativa sia per il soggetto che per i suoi familiari. Il Comitato Nazionale per la Bioetica ritiene che il principio dell’informazione e del consenso del soggetto alla donazione dei suoi organi e del suo corpo debba essere considerato come prioritario e che esso non possa essere sostituito con un modello di informazione collettiva e generalizzata,ancorato al principio del silenzio-assenso. Il paziente e solo il paziente, è libero di scegliere di donare il corpo per didattica e ricerca scientifica. Inoltre, la decisione del soggetto non può essere subordinata al consenso o alla non opposizione dei familiari, anche se è auspicabile che la scelta della donazione sia condivisa dalla famiglia e che questa venga opportunamente coinvolta nelle diverse fasi, a cominciare dalla maturazione della decisione del donatore. Il ruolo dei familiari può risultare importante anche per rendere esecutiva la volontà del donatore, in tal senso potrebbe anche essere opportuno prevedere la nomina di un fiduciario, chiamato a far rispettare la volontà del donatore.