Filippo Ispirato
Da pochi giorni sono stato pubblicate le previsioni sul ciclo economico mondiale del secondo trimestre di quest’anno e le stime di crescita a livello globale per il prossimo biennio 2013-2014.
I numeri appena rilasciati non fanno ben sperare, in quanto le stime sulla crescita continuano ad essere riviste al ribasso e tagliate come evidenziato dagli ultimi report degli analisti di diverse organizzazioni internazionali.
Secondo l’Onu (le Nazioni Unite) il Prodotto interno lordo mondiale quest’anno dovrebbe aumentare del 2,3% a livello globale, contro un 2,4% preventivato, e per il prossimo anno la crescita si attesterà attorno quota 3,1%, contro il 3,2% stimato.
A pesare sulla crescita a livello globale è in particolare la nostra area, l’Euro-zona, il cui PIL scenderà dello 0,4% nel 2013, per poi aumentare dell’1,1% nel 2014. Stesso andamentale, seppur presenti una situazione nettamente migliore, per l’altro big player economico, gli Stati Uniti, che avanzeranno meno della media globale, precisamente dell’1,9% nel 2013 e del 2,6% nel 2014.
Per il gigante asiatico, ovvero la Cina, le Nazioni Unite prevedono un incremento sostenuto del 7,8% nel 2013 e del 7,7% nel 2014.
Stessi risultati e conclusioni anche per il Fondo Monetario Internazionale, che oltre all’Europa e agli Usa si sofferma in particolar modo sull’economia cinese, la cui crescita si prevede si fermerà al 7,75%, contro un 8% stimato per l’anno in corso, in quanto ha subito e subirà gli influssi negativi della recessione in atto in alcuni paesi europei e del rallentamento dell’economia a stelle e strisce.
Nella sua relazione di Maggio il Fondo Monetario Internazionale ha evidenziato come sarà la Germania, da sempre definita la locomotiva d’Europa, a subire in maniera più pesante il contagio degli altri paesi europei in recessione, in quanto suo principale mercato d’esportazione: le stime di crescita sono state riviste ad un mero 0,3%, contro uno 0,6% ipotizzato ad inizio anno.
Giudizio “modesto/moderato” da parte del Fondo Monetario Internazionale anche per gli Stati Uniti dove, a differenza della Germania, colpita dal calo delle esportazioni, a pesare in maniera sensibile sulla sua crescita sono stati i tagli di bilancio della spesa pubblica a livello federale.
Da quanto appare fin qui è evidente che al momento non ci sono dei dati che fanno ben sperare per una ripresa duratura a livello mondiale, dove soffrono sia i paesi avanzati che le grandi potenze emergenti, come in un sistema di vasi comunicanti, a seguito della forte globalizzazione ed interconnessione tra le economie mondiali.
Bisognerà attendere, secondo le previsioni fin qui esposte, ancora diversi mesi in Europa prima che la situazione economica migliori, tenendo presente che per una ripresa più duratura sarà importante attivare una serie di riforme che favoriscano l’occupazione giovanile in Europa, che in alcuni paesi ha raggiunto cifre allarmanti attorno al 50%, e che si allenti la stretta del credito che ha letteralmente soffocato il sistema imprenditoriale di diversi paesi dell’area mediterranea dell’unione europea.