Alfonso D’Alessio
Guardarsi intorno e avere la sensazione di trovarsi in un deserto. Violenza gratuita, prepotenza, egoismo scambiato per amore, tutti fiori del male che sembrano adornare la realtà. Basterebbe solo realizzare lo sconquasso epocale che si sta consumando in Francia in questi ultimi mesi. Un punto di non ritorno pericolosissimo. Si statuisce per legge che non esiste l’alterità, che l’uomo è una cosa informe e priva di identità, libera di viaggiare in realtà manchevoli di ogni limite riconosciuto universalmente. Anzi quest’ultimi, gli eventuali limiti e paletti sopravvissuti, sono considerabili esclusivamente come frutto di culture e modi di vedere arcaici. Insomma l’unico limite, vissuto come liberante, è l’imperativo di dar sfogo al proprio egoismo. E’ questo il criterio di giudizio su ciò che circonda, non se è buono e bello, bensì se mi serve a soddisfare tutti gli appetiti. Siamo di fronte alla cecità che rende ancora più orbi, se casomai questo fosse possibile. Salvo poi ricercare le cause del male esistenziale in elucubrazioni mentali, che appaiono più come il rantolo di un’umanità incapace persino di correlare l’effetto con il movente. Eppure noi cristiani dobbiamo entriamo senza paura in questo deserto, il nostro compito è aiutare il Signore a trasformarlo in un giardino fiorito. Il sorriso sconfigge la tristezza, l’autenticità vince l’ipocrisia, il bene ha già vinto il male e noi siamo i testimoni di un amore che vivifica. Paradossalmente, anche per chi volesse cacciarci, per coloro i quali apprezzano la Chiesa solo se non parla dello scandalo dell’Incarnazione, rappresentiamo l’unica speranza. Soli ad indicare un’alternativa al disastro verso il quale corrono come una locomotiva lanciata a tutta velocità ma priva di macchinista. Coraggio dunque, non siamo soli, e l’Eucaristia ce lo ricorda.