SALERNO – In un articolo-intervista del 25 maggio su l’Linkiesta.it (http://www.linkiesta.it/tassa-case-sfitte) il condirettore del Center for Economic and Policy Research di Washington D.C. Dean Baker ha lanciato una proposta che va a toccare uno dei settori economici che più ha subito la crisi di questi anni. L’ipotesi (vi rimando all’articolo per i dettagli) vedrebbe la creazione di una tassa sugli appartamenti sfitti, per rendere svantaggiosa questa situazione (oggettivamente poco efficiente in termini di mercato), e spingere i proprietari ad immettere sul mercato un maggior numero di immobili. La conseguenza sarebbe ovviamente quella di abbassare il prezzo medio di un fitto e indirettamente sostenere il reddito di quelle categorie più deboli che, tendenzialmente, usufruiscono con più probabilità dell’affitto come forma di domicilio (ad esempio giovani e disoccupati). La proposta sembra accattivante, anche perché avrebbe una certa funzione anti-evasiva, infatti tutti gli immobili ricadrebbero in sole due categorie (immobile in fitto/di proprietà o immobile sul quale pagare la tassa). La domanda (banale) però sorge spontanea: un’altra tassa? Esattamente, ma prima di dire ciò lasciatemi anche fare una obiezione di principio. L’ipotesi di cui parla Baker è la tipica cura del sintomo e non della malattia. Per quanto possa essere giusto rendere il più concorrenziale possibile il mercato degli immobili, sicuramente la strada non può essere quella di introdurre una nuova tassa, soprattutto perché l’obiettivo più urgente è quello di creare le condizioni perché i giovani trovino un lavoro e abbiano un reddito. La malattia è infatti nella difficoltà delle categorie come giovani e disoccupati di avere reddito decente, mentre il problema di avere un alloggio (o migliorare un po’ le entrate)non è altro che uno dei sintomi. Quando invece lamento l’arrivo di una nuova tassa faccio un discorso più generico; in una nazione nella quale lo Stato ha una pressione fiscale tra le più alte (e soprattutto tra le più inefficienti come servizi erogati) non ha alcun senso parlare di nuove tasse in assoluto. Per chi pensasse che comunque questa imposta colpirebbe la parte della popolazione più agiata (e che quindi sia giusta) voglio invitare tutti a vedere la classifica della diseguaglianza nel mondo misurata con il famoso “indice di Gini”, che ricorda a tutti che in Italia la differenza nella distribuzione del reddito non è così critica come da altre parti. In fine non mi è comunque chiaro come si farebbe a affrontare l’eventualità che non ci siano persone che vogliano prendere in affitto l’immobile (bisognerebbe continuare ad abbassare il prezzo all’infinito?) e come fare eventualmente a dimostrare che è in vendita (nel caso non si volesse ricorrere alle agenzie). Concludendo, mi sembra chiaro che questa non sia altro che l’ennesima scorciatoia ammazza sviluppo di matrice ideologica, che cerca sempre una categoria (o una classe) da aggredire per redimere i nostri numerosi e complessi problemi, come se esistesse la mitica “pallottola d’argento”. Preghiamo che nessun politico italiano prenda questa idea come l’ennesimo modo per fare cassa.
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