MONTE SAN GIACOMO – E’ stata per davvero una bella serata di cultura storico-politica quella organizzata dall’impeccabile Angela D’Alto (assessore comunale alla cultura). L’occasione è stata offerta dalla presentazione del libro di Paolo Franchi sulla figura del presidente della repubblica Giorgio Napolitano e sulla sua azione politica, a volte osteggiata ed a volte condivisa, dagli anni ’50 fino al ’92, epoca in cui divenne figura istituzionale con l’incarico di Presidente della Camera dei Deputati. Dopo i saluti del sindaco Raffaele Accetta è’ stato un susseguirsi di interventi, l’uno più interessante dell’altro; i professori Plutino e Pinto hanno dato un contributo molto efficace con i loro interventi incentrati rispettivamente sulla rivisitazione storico-politica dell’intera cosiddetta Prima Repubblica alla luce del contributo in chiaro-scuro di Giorgio Napolitano e sulla possibile chiave di lettura del libro di Franchi che in alcuni passaggi offre spaccati veramente inediti di mezzo secolo di vita politica nazionale. L’intervento di Carmelo Conte, già ministro per le aree urbane, ha spaziato essenzialmente sulle cause e sulle ragioni politiche che portarono Bettino Craxi e Enrico Berlinguer a caratterizzare in maniera profondamente diversa la loro azione politica pur nell’ambito di una sinistra che poteva, e forse doveva, incidere molto di più nella storia del Paese Italia. Alcune rivelazioni di momenti vissuti direttamente da Conte hanno illuminato anche l’azione di Giorgio Napolitano, a metà strada tra Craxi e Berlinguer. L‘autore del libro “Giorgio Napolitano – La traversata da Botteghe Oscure al Quirinale”, Paolo Franchi, dopo aver ingraziato tutti per l’attenzione offertagli ha anche rivelato che nel corso della stesura del suo lavoro è stato più volte a colloquio con il Presidente della Repubblica e che quest’ultimo non ha mai chiesto di leggere in anticipo quello che l’autore andava scrivendo, segno inequivocabile di una grande trasparenza intellettuale – politica e umana di Giorgio Napolitano. In nessuno degli interventi è stato, però, chiarito il grande interrogativo che accompagna da sempre e che, forse, accompagnerà per sempre la figura di uomo e di politico Giorgio Napolitano in relazione ai fatti che portarono alla rottura, quasi insanabile e fino alla non sopportazione fisica, con Enrico Berlinguer. Può essere sufficiente il migliorismo prima e il riformismo poi, per non parlare della vena di pacificatore nato, di Napolitano per giustificare l’ostracismo palese da parte di Berlinguer che rasentò l’espulsione dal partito? Non è facile rispondere; di certo in quegli anni i due rappresentarono posizioni completamente diverse che andavano dalla maniacale ed ossessiva questione morale di Berlinguer al “possibilismo” di Napolitano. Due posizioni che probabilmente hanno finito per danneggiare l’intera sinistra italiana con ripercussioni fino ai nostri giorni. Ma su questo sarà, ovviamente, la storia a giudicare. Rimane un rimpianto per Berlinguer che, a causa della sua prematura scomparsa, non ha potuto sviluppare in pieno tutta la sua azione politico-istituzionale, cosa invece che madre natura ha concesso a Giorgio Napolitano che, giorno dopo giorno, va sempre più affermandosi come uno degli uomini più importanti della storia della nostra repubblica.