PALERMO – Il tran-tran del quotidiano mi assorbe completamente, lasciare le mie figlie a scuola, fermarsi a bere un caffè da mia cugina che ha una libreria, tornare a casa, riprendere il libro che devo correggere e aspettare che si faccia l’una per riprendere le mie figlie a scuola. In questo trascorrere sereno della mia giornata qualcosa di tragico non lontano da me invece sta accadendo: a Misilmeri, provincia di Palermo, un uomo, un poliziotto della squadra mobile di Palermo, spara con la sua calibro nove al proprio figlio di appena 8 anni. Una pallottola spietata ha trafitto la fronte del piccolo Gianluca Irrera. In questo momento si sa solo che la pallottola ha trafitto Gianluca ed evidentemente ha “trafitto il cuore” di suo padre, Ivan 38 anni, che in seguito a quel gesto incauto (gli amici e i parenti sostengono che forse stesse semplicemente pulendo l’arma…) si è tolto anch’egli la vita. Sgomento e disperazione entreranno da quel momento in casa Irrera. La madre apprenderà della tragedia perchè presente in casa, sentirà gli spari e precipitandosi nella stanza di Gianluca lo troverà ancora a letto sanguinante e ferito alla testa sotto le coperte… La corsa folle in ospedale, l’intervento nell’Unità operativa di Neurochirurgia dell’Ospedale Civico di Palermo. Si aspetta che qualcosa cambi. Ma è di oggi, 18 maggio 2013, la notizia che l’ospedale dichiari la morte celebrale del piccolo Gianluca, la madre nel dolore ne acconsentirà l’espianto degli organi. Il piccolo Gianluca con la sua morte decisa dal padre, potrà continuare a vivere nel corpo di qualcuno che aveva bisogno ora dei suoi organi. Nello scrivere questo articolo probabilmente avrei dovuto lasciare da parte la Barbara Filippone emotiva e commossa, ma non ci riesco… è più forte di me. La stessa mattina di venerdì, al ritorno da scuola, la mia piccola di 8 anni, mi porta la foto di classe: bimbi seduti e in posa davanti l’obiettivo del fotografo, tutti sorridenti, tutti felici di vivere quell’età dell’innocenza. Non potrebbero lontanamente immaginare che chi li protegge, li veste, li cura con amore possa decidere di cambiare il loro futuro. Stringo forte la mia piccola e penso… penso di doverla proteggere, penso di avere sempre la lucidità che possa tenere le mie figlie lontane da un qualunque dolore. Penso che non sarò io a dover dare loro un dolore… Non posso far altro che pregare oggi per quella piccola vita spezzata dalla volontà di un adulto, dala volntà del padre. Le ipotesi per quel gesto sembrano legate alla situazione economica di Ivan Irrera, da quanto documentano le lettere trovate vicino al pc dell’uomo. Quest’ipotesi però sembra non essere accettata da chi conosceva Ivan perchè quegli stessi problemi economici, a quanto pare erano stati risolti vendendo la casa che gli Irrera avevano a Palermo; erano infatti tornati a vivere a Piano Stoppa, quartire residenziale di Misilmeri. Quindi perchè? Decidere di togliersi la vita è un gesto ingiustificabile perchè dobbiamo vivere, nonostante tutto e tutti, il sole sorgerà ogni giorno e ogni giorno quando sorgerà sarà sempre una sorpresa. Perchè spezzare la vita di un figlio? La mente umana può davvero arrivare a tanto? Capisco di più, anche se non le accetto, le ragioni di un uomo che tolgono la vita ad una compagna, fidanzata o moglie, ma non comprendo perchè si decida di uccidere la propria prole. Mi auguro che le indagini dimostrino che il colpo sparato da quella pistola sia stata solo una disattenzione da parte del padre. La disattenzione non giustificherà la morte di Gianluca, ma solleverà forse la mamma del piccolo Gianluca dal rammarico di non essersi forse accorta che suo marito Ivan, stava vivendo qualcosa di cui non ne avrà sospettato la gravità, non sospettando minimamente che sarebbe arrivato ad un gesto così estremo e doloroso per tuta la loro famiglia. La solleverà forse dal pensiero che il suo compagno di vita avrebbe tolto volontariamente la vita del loro piccolo Gianluca… e solleverà forse ciascuno di noi ai tanti quesiti morali che un gesto del genere pone alla nostra ragione e meno al nostro cuore. Palermo si stringe così ancora una volta attorno al dolore di una moglie che dovrà sostenere il dolore della propria figlia, rimasta senza padre e senza il fratellino in una giornata come tante…
direttore: Aldo Bianchini
Dolore lacerante mi trafigge il cuore, io madre, io donna, io figlia di un Dio in cui credo, dolcemente, tenacemente, nonostante il male, nonostante il lutto, nonostante tutto.Di ritorno da un viaggio di fede a San Giovanni Rotondo, alla ricerca di me stessa e della mia totale conversione, i terribili ed implacabili media mi contringono a realizzare che anche i bambini muiono, e che la vita a volte vuole annientare ogni spiraglio di luce, la luce che cercavi e che credevi di aver trovato in messaggio divino, in una preghiera, in un viaggio verso Gesù.Ma poi ti ritrovi, anche nel dolore, ancora a pregare, a parlare con la Regina dei cieli, a chederle una grazia, che non sai neppure quale debba essere, parli e basta, preghi e basta, ti perdi nella spiritualità di un disegno divino, di cui puoi solo immaginarne i tratti. Ed eccomi qui, con accanto a me il mio piccolo terzogenito che gioca felice pieno di vita e non molto lontano da qui, dall’altra parte del mare, un piccolo ci lascia per dare respiro ad altre piccole cinque meravigliose esistenze. Ecco il disegno di Colui che è.
Grazie Agnese per il tuo commento. .. hai aggiunto quel messaggio spirituale e cristiano che da credente condivido.
Molto bello, anche commovente l’articolo della bravissima Barbara Filippone. Complimenti a Lei ed al giornale.
Mi sono commosso nel leggere la poesia (non è un articolo !!) di Barbara, ho versato lacrime per il drammatico e coinvolgente commento di Agnese.
Grazie mille. Non posso aggiungere altro.
Condivido pienamente l’affermazione di Agnese sui “media terribili ed implacabili”.