Alfonso D’Alessio
L’intimità con il Signore non cancella, nella nostra esistenza, la zona d’ombra. A volte ci sentiamo distanti da Lui, sperimentiamo il dubbio. Ma dall’incerto si genera la fede. Le persone senza dubbio sono sempre deboli e sovente pericolose. Il primo, e salutare dubbio, è quello di mettere in discussione la nostra presunta onnipotenza, solo così potremmo fare spazio all’Onnipotente. Essere troppo pieni di se stessi non lascia spazio a null’altro. E’ una pienezza che genera il vuoto e ci offre un’esistenza senza senso. Più ci svuotiamo dell’egoismo, dell’edonismo e della megalomania lasciandoci riempire di Cristo, e più la nostra vita trova realizzazione. A volte facciamo pure esperienza di come i Suoi pensieri e le Sue vie restano insondabili e incomprensibili. Eppure è proprio questo che, nella confidenza, offre l’opportunità di vivere la fede. L’umiltà dell’intelligenza apre la via per accettare la volontà di Dio, pure se imperscrutabile e spesso non corrispondente al nostro desiderio. E’ dunque proprio uscendo da noi stessi che si fa autentica esperienza della Sua fedeltà che non abbandona mai. Nell’Ascensione Cristo ritorna al Padre, ma sarà con noi fino alla fine dei tempi, attraverso il miracolo dei miracoli che quotidianamente si rinnova nelle chiese: l’Eucaristia. I cattolici non sono uniti da uno spirito di compagnia goliardica, nemmeno dalle serate trascorse insieme a mangiare o dall’andare a zonzo per le vie della città buttati nei bar o, come oggi si dice, nei locali. Queste possono essere anche cose belle, ma la peculiarità dei fedeli è il ritrovarsi e il riconoscersi nell’incontro con il Signore risorto. Tutto il resto lascerebbe il tempo che trova.