SALERNO – Dopo le vicende degli ultimi giorni che hanno riguardato il comune di Battipaglia si sono creati fondamentalmente due grosse correnti di pensiero riguardanti i fatti di corruzione del Comune. Da un lato gli “scioccati”, rimasti sinceramente toccati da cose che fino ad ora non si pensava potessero toccare la tranquilla città di Battipaglia; dall’altro lato si sono posti gli “esperti”, ovvero quelli che già sapevano tutto per filo e per segno. Che vi troviate nell’una o nell’altra parte potete stare tranquilli: la colpa è di entrambe. A maggior ragione in una realtà medio – piccola infatti, il rapporto che la cittadinanza ha con i propri eletti è molto più stretto rispetto ad altri contesti e non è così facile prendere le distanze ora, comunque la si pensi, dalle cose che sono accadute. In particolare i battipagliesi onesti, coloro che credono che la cosa pubblica debba essere amministrata secondo principi di meritocrazia, trasparenza e rispetto per il denaro pubblico, sono loro i primi che dovrebbero chiedersi se hanno fatto quello che avrebbero potuto per evitare questo. Quando piovono dal cielo avvenimenti del genere dobbiamo innanzitutto chiederci se nella cabina elettorale avremmo potuto scrivere qualcosa di diverso, se forse non sia l’ora di entrarci nella cabina elettorale, se forse non sia il caso di spendere un minuto della propria giornata per prendersi cura del proprio Comune. I fatti di Battipaglia sono solo uno spunto perché quello che tutti noi (anche non battipagliesi) dobbiamo riconoscere è che nessuno ci verrà in aiuto se non cominciamo noi a farlo per primi, la partecipazione della cittadinanza è il principale strumento per poter almeno sperare di controllare i nostri amministratori. Il mancato controllo da parte nostra è la grande frusta che ci lanciamo dietro le spalle ogni volta che non andiamo a votare, ogni volta che diciamo che i politici sono tutti uguali ma non ci informiamo mai di quello che si decide nel Consiglio Comunale, ogni volta che vediamo il nostro vicinato sporco e ci aspettiamo che il dovere di pulirlo ricada tutto su qualcun altro. Se consideriamo un nostro consigliere comunale un inetto, perché non provarci noi? Perché non provare a organizzare un’associazione o un movimento? Perché non aderire ad un partito e dire la nostra? Perché non prendere la scopa e pulire il nostro marciapiede prima e poi andare a gridare sotto casa del Sindaco? Pensare che la politica è il mestiere dei ladri è il miglior modo per lasciare ai ladri stessi la gestione dei soldi che ogni giorno ci sudiamo. Continuare ad evitare la partecipazione alla vita pubblica è il miglior modo per lasciare a degli agnelli la parte dei leoni.
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