Aldo Bianchini
PONTECAGNANO – Giulio Andreotti non è mai stato segretario nazionale della DC (Democrazia Cristiana), è stato certamente uno degli uomini politici più potenti della Prima Repubblica e, forse, l’uomo politico italiano più conosciuto nel mondo. L’ho “visto da vicino” tre volte, e come nella famosa collana letteraria dello stesso Andreotti <<Visti da vicino>>, ho potuto ammirare i tratti salienti di un uomo, prima di ogni altra cosa, molto colto, disponibilissimo e sempre pronto alle battute d’occasione. Le cronache dicono di Lui che era nato nel 1919, è stato per sette volte Presidente del Consiglio dei Ministri e per numerose volte ministro. Il ricordo più vivo di Lui risale al 1990, un pomeriggio di inizio maggio; la location era quella che in tanti a Pontecagnano e in tutta la provincia definivano la “Casa Bianca”, la residenza della famiglia Del Mese. Grazie al capostipite di quella famiglia ing. Mario e all’on. Paolo Del Mese ebbi anche l’onore di stringergli la mano per qualche istante. Quel giorno toccai con mano, oltre quella di Andreotti, anche la mano vera del “potere”, quello elevato all’ennesima potenza, ma toccai con mano anche la grande umiltà che contraddistingueva un personaggio mitico come Giulio Andreotti. Arrivò nella Casa Bianca nelle primissime ore di un pomeriggio caldo; appena entrato nel giardino di casa Del Mese scorse in lontananza, seduto su una sedia, il commendatore Alfonso Menna e subito gli si avvicinò. Non dico che si genuflesse davanti al “vecchio Menna”, ma quasi. Un segno di grande umiltà e di rispetto per un uomo che aveva dato tanto alla DC ed all’intero apparato politico di quegli anni. Eppure in quel momento Andreotti, che guidava un governo pentapartito (DC-PSI-PSDI-PRI-PLI), era di sicuro uno degli uomini più potenti e temuto di quel momento. Mi impressionò, quel pomeriggio, la sfilata di ministri e di sottosegretari presenti ad accogliere Giulio Andreotti; un parterre davvero eccezionale: Gianni de Michelis, Carmelo Conte, Rosa Russo Jervolino, Remo Gaspari, Antonio Gava, Paolo Cirino Pomicino, Sergio Mattarella, Francesco Curci, Francesco de Lorenzo, Ferdinando Facchiano e Clemente Mastella, tra i tanti altri che non ricordo. Un “parterre de roi” come si suol dire in gergo politico, a fare da cornice al mitico presidente del consiglio Giulio Andreotti ed a simboleggiare l’ascesa inarrestabile del giovane astro politico di Pontecagnano. L’episodio che mi colpì fu l’isolamento del presidente Andreotti nello studio dell’ing. Mario Del Mese per circa due ore; mentre tutti si chiedevano con chi fosse e cosa stesse facendo ecco aprirsi la porta ed uscire dallo studio il vescovo di Teggiano mons. Attilio Schettino. Quando si dice il potere della Chiesa, un Vescovo che aveva messo in ginocchio mezzo governo Andreotti. Ripasso questi momenti di vero splendore, anche della politica nostrana, seduto in salotto con alcuni amici; manca soltanto lui, il protagonista di quella memorabile giornata, Paolo Del Mese, all’epoca sottosegretario ma “ministro facente funzioni” del commercio con l’estero che Andreotti aveva tenuto per se. Mi sembra quasi di sentire il commento di Paolo a rafforzare quei ricordi, quei momenti che lui ha vissuto come protagonista in prima persona: <<Sono addolorato e commosso per la ferale notizia della scomparsa del “Presidente”, un personaggio dalla statura dello statista internazionale che aveva creduto in me e nelle mie capacità politiche e aggregative. Lo terrò sempre nei miei pensieri, fino alla fine dei miei giorni, fu uno dei pochi a sostenermi durante il difficile periodo di tangentopoli e ad incoraggiarmi nell’affrontare le battaglie giudiziarie sempre con grande dignità. Come del resto aveva fatto Lui. Un altro momento commovente l’ho vissuto quando volle essere presente nel Duomo di Salerno per il matrimonio di mia figlia Maria Romana; un segno di amicizia che non dimenticherò mai>>. Almeno qui, nella Casa Bianca di Pontecagnano, dove il Presidente è stato ospite diverse volte il ricordo di Giulio Andreotti rimarrà vivo per sempre.
Una cosa posso affermarla con onestá.Il rapporto di Andreotti con Paolo era di grande attenzione e di solida fiducia. Ricordo tanti ragionamenti in cui Andreotti ascoltava con attenzione Paolo Del Mese,limitandosi ad esprimere il suo parere con una discrezione che mi sorprendeva. Ha dato molto a Paolo ma ne ha ricevuto una intelligente e leale collaborazione. Con Paolo Del Mese ho incontrato in più cirostanze il Presidente Andreotti meritando la sua ttenzione ed il suo apprezzamento.Pace a lui.