SALERNO – Negli articoli precedenti, che gli amici lettori potranno facilmente andare a rileggere sotto le voci “Elezioni” e “Quirinale”, ho cercato di fornire un quadro generale dei vecchi e nuovi assetti del “potere politico salernitano” riferito al partito di maggioranza , il PD, che doveva stravincere le elezioni di febbraio e che è stato capace soltanto di pareggiarle. Ho dato anche spazio alle varie alleanze che nel giro di pochi mesi si sono formate, sciolte e rinsaldate quasi sempre nel nome di Vincenzo De Luca che da decenni domina la scena del partito e controlla efficacemente la segreteria provinciale con il suo uomo più fidato: “Nicola Landolfi”, attuale segretario provinciale del Partito Democratico. Prima, durante e dopo le elezioni politiche sul territorio provinciale (dopo il “niet” di De Luca alla eventuale candidatura di elementi riferibili a Matteo Renzi) si è verificato esattamente il contrario di quello che De Luca e i suoi cattivi consiglieri si aspettavano: <<Difatti dei cinque parlamentari eletti in provincia di Salerno de Luca ne controlla soltanto uno e mezzo (Bonavitacola sempre e a volte Iannuzzi !!), gli altri tre (Saggese, Capozzolo e Valiante) hanno già fatto gruppo a se sotto la guida di Guglielmo Vaccaro (braccio destro di Enrico Letta) sostenuto da Franco Alfieri e Donato Pica. Se a questi si aggiunge anche Alfredo D’Attorre e il gruppo dei quattro sindaci renziani si capisce che così stando le cose la frittata è ormai fatta, almeno sul piano squisitamente politico, e presto si vedranno i risultati anche per la traballante segreteria provinciale sotto l’incalzare del giovane Vincenzo Pedace (pupillo di Vaccaro) che pretende la segreteria senza nemmeno, forse, rendersi conto di quello che sta accadendo. Ma questo è un destino segnato per il ruolo di segretario provinciale del PD , almeno per Salerno>>. Questo quadro assai fosco il vertice del PD aveva cercato di attutirlo, anche se in parte, con la convocazione dell’assemblea provinciale dal titolo “Niente cambia se … “ che doveva servire da specchietto delle allodole soprattutto per i giovani impegnati sulla rete e facenti capo al baldanzoso Vincenzo Pedace. Tutto lasciava prevedere un grosso successo anche perché, per la prima volta, il partito utilizzava le nuove tecnologie della rete a presunto vantaggio dei tanti giovani desiderosi di comunicare il loro pensiero direttamente all’assemblea. Ma ecco spuntare l’infernale macchinazione; almeno così assicurano i bene informati. Tutti coloro i quali volevano intervenire, giovani e non, dovevano prenotarsi su un apposito sito web creato per l’occasione, un sito dal nome identico al titolo dell’assemblea. Più di cento le prenotazioni che lasciavano presagire un dibattito dagli alti contenuti politici. In segreteria provinciale, però, venne subito fuori un problema: non potevano parlare tutti, doveva parlare chi voleva la segreteria e doveva essere assicurato, comunque, a Pedace il suo intervento per non creare reazioni scomposte. Come e cosa fare ? La mattina del 22 marzo 2013 si riunisce un summit in segreteria, quattro i personaggi coinvolti che almeno per il momento non indichiamo con le rispettive generalità. Comincia subito la scrematura dei prenotati, ben al di là dell’ordine numerico e temporale della stessa prenotazione. Nell’ottica della migliore democrazia possibile !! Dagli oltre cento prenotati si passa subito a quaranta, scelti con cura certosina e in alcuni casi –sempre a detta dei bene informati- preventivamente contattati telefonicamente per un “possibile-eventuale accordo” sui contenuti dell’intervento. Dunque nella tarda mattinata del 22 marzo tutto è pronto per l’assemblea che può essere aperta alle ore 16.30 nel teatro del Centro Sociale. Cominciano ad arrivare i militanti e i simpatizzanti del PD, circa trecento, dei quali molti sollecitati telefonicamente o con mail a presenziare all’avvenimento (ma questo fa parte del gioco politico come è sempre stato). L’assemblea inizia con una illusione democratica ancora più vistosa seppure molto controllata: manca il tavolo della presidenza, i maggiorenti del partito seduti in prima fila nella platea, al tavolo della regia pochi personaggi (due dei quali avevano partecipato al summit mattutino) e sul palco soltanto l’ignaro Andrea Volpe, giornalista e giovane speaker, giunto al Centro Sociale a braccetto con Nicola Landolfi. L’assemblea, ovviamente, finisce dopo i quaranta interventi con un vistoso anche se fatuo successo e con la chiusura politica del segretario provinciale apparso molto soddisfatto, fino al punto di promettere una nuova assemblea per dare spazio e voce anche agli altri prenotati. Per concludere va anche detto che all’assemblea c’erano anche alcuni parlamentari vecchi e neo eletti ed anche diversi consiglieri regionali, provinciali e comunali. Questo quanto accaduto prima, durante e dopo l’assemblea. E tutti vissero felici e contenti. Ai lettori ogni eventuale giudizio sulla democraticità tanto sbandierata dai vertici del PD salernitano. Ma non finisce qui, questo è solo l’antipasto. Nella prossima puntata parlerò delle modalità con cui si sono svolte le famose e democratiche primarie, sigillo di legalità e trasparenza nei confronti degli elettori ancora illusi. E ora ? Ebbene ora, dopo l’incarico per formare il nuovo governo dato ad Enrico Letta (forse con un ministero a Renzi e un sottosegretariato a Vaccaro !!), cambia radicalmente la scena della politica salernitana; il gruppo Letta-Vaccaro-Saggese-Capozzolo-Valiante a Roma flerterà con Matteo Renzi e a Salerno la farà da padrone e pretenderà anche la segreteria provinciale. Mi pare ovvio … no !! Alla prossima.
direttore: Aldo Bianchini