Israele: l’agognata parità dei diritti nei luoghi di culto

Maria Chiara Rizzo

Certe storie non ci stupiscono più quando le protagoniste sono donne musulmane, vittime delle ingiustizie della religione e della società islamica. Questa volta, però, i riflettori sono puntati sulla condizione femminile in Israele, dove, per moltissimi a gran sorpresa, la parità è un miraggio, soprattutto in ambito religioso. La notizia è freschissima. La polizia israeliana ha arrestato cinque donne al Muro Occidentale, meglio noto come Muro del Pianto, in quanto indossavano il mantello per la preghiera, scialle con le frange chiamato tallit, e il filatterio, tefillin, ovvero scatole di cuoio contenenti brani della Torah, che vengono legati al braccio sinistro all’altezza del cuore come segno dell’alleanza con Dio, riservati esclusivamente agli uomini. Giunte per la preghiera insieme ad altre 120, le cinque donne arrestate fanno parte del un gruppo “Donne del Muro” che si battono per la parità dei diritti nelle pratiche religiose. Come di consueto all’inizio di ogni mese, si erano recate a Gerusalemme per pregare al Muro del Pianto, sito tra i luoghi più sacri dell’Ebraismo, sottoposto alle rigide leggi ortodosse  che vietano alle donne certi abbigliamenti religiosi e la lettura pubblica delle sacre scritture e che prevedono la divisioni degli spazi per gli uomini e per le donne.

In tutto questo la cosa bizzarra è che gli arresti si sono verificati proprio il giorno dopo che le autorità israeliane hanno proposto di creare un nuovo settore dove donne e uomini possono pregare insieme, cosa a cui si oppongono i rabbini ortodossi, promotori di un forte conservatorismo.

Natan Sharansky, sostenitore della riforma, ha affermato che il luogo dovrà tornare ad essere simbolo di unità tra gli ebrei  e non emblema della discordia, ma ci sono troppi dubbi su ciò che farà in merito il governo che avrà l’arduo compito di approvare o meno la proposta.

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