SALERNO – Lo scontro tra la Procura della Repubblica di Salerno e il collegio difensivo dell’on. Paolo Del Mese continua, e non poteva essere altrimenti. Le due posizioni in campo sono inconciliabili e diametralmente opposte; da un lato la Procura che cerca di riportare Del Mese dietro le sbarre e dall’altro la difesa che cerca di farlo ritornare a casa. Difatti negli ultimi giorni è stata depositata una richiesta in tal senso, ed è la prima volta che Paolo Del mese si lascia andare ad una più che legittima istanza di detenzione domiciliare che, nella fattispecie, sembra più una supplica proprio mentre Amato Giuseppe junior, il rampollo del cavaliere della pasta, ritorna in carcere per una delle sue solite dannose guasconate. Evidentemente le “difese immunitarie” si sono talmente abbassate da far temere il peggio, un aspetto che la Procura tiene molto bene in considerazione e sul quale tenta di premere l’acceleratore per il ritorno in carcere nella speranza che Paolo Del Mese crolli e parli. La posizione della Procura, difatti, non cambia ed è sua ferma convinzione che Del Mese sappia più di quello che finora ha detto, soprattutto per quanto attiene la contemporanea presenza di Giuseppe Mussari e Vincenzo De Luca alla cena nella villa di Raito di Giuseppe Amato senior. Anche il ritorno in carcere di Amato junior potrebbe essere vista in quest’ottica sebbene ufficialmente provocato dalla violazione del regime dei domiciliari; ma quante volte abbiamo sperimentato nel periodo di tangentopoli che gli arresti ordinati per fatti apparentemente ininfluenti si dimostravano di primaria importanza per raggiungere altri obiettivi. Dalle pochissime notizie trapelate dagli uffici giudiziari sembrerebbe che la Procura basi la sua azione su due precise domande: 1) Giuseppe Mussari è venuto in costiera solo per il finanziamento alla decotta Amato o per trattare altre importanti operazioni economico-politiche a livello nazionale ? 2) Paolo Del Mese non può non sapere ?. Andiamo con ordine. Sembra strano, difatti, che per una piccola operazione di 17milioni di euro si sia mosso da Siena addirittura il capo dei capi del MPS; insomma come dire che la banca più antica del mondo fa scomodare il suo capo supremo per una bazzecola. E’ lecito per gli inquirenti pensare anche ad altre e più grosse operazioni, ma qui entrerebbero in ballo partiti politici e personaggi stellari intoccabili per un modesto giornale come questo che ho l’onore di dirigere. Del resto tra le tante mosse sbagliate da Pierluigi Bersani in questi ultimi mesi, intenzionato a “sbranare” chiunque accosti il MPS al PD, c’è anche la famosa frase pronunciata a Salerno quando disse “Chi tocca De Luca tocca me”, frase che per gli inquirenti locali avrà forse avuto un suono sinistro ma non esaustivo. Siamo ancora alle “mosse preliminari”, di una partita a scacchi senza precedenti, con la notifica degli avvisi di garanzia per Mussari, Ceccuzzi, Morelli, Amato senior e Del Mese, tutti attori della famosa cena in costiera. Dopo il tracollo di Bersani e la famosa inversione ad “U” di De Luca verso il rottamatore Renzi gli inquirenti sono di nuovo in fibrillazione per le conseguenze che un simile spostamento potrà avere negli equilibri politico-istituzionali-giudiziari futuri. Da tempo sui marciapiedi della città si parla del passaggio del procuratore capo Franco Roberti a Roma nella direzione nazionale antimafia dove fino a poche settimane fa era saldamente insediato Pietro Grasso; uno scenario in continuo movimento che non potrà non avere riflessi collaterali. E’ facile pensare, ed anche credere, che chi avrà il “governo del Paese” dovrà anche riassestare tutti i rapporti istituzionali, soprattutto con il potere economico-finanziario che anche MPS rappresenta ad altissimi livelli; non è fantapolitica ma semplicemente la cruda realtà. Per quanto attiene la seconda domanda che si pongono gli inquirenti, quella su Del Mese che non può non sapere, mi sembra una teoria molto lontana dalla realtà perché il potere che Del Mese avrebbe potuto gestire nel biennio 2006-2008 è stato un potere talmente effimero da non poter pesare più di tanto nella valutazione degli investigatori. Anche perché all’epoca Paolo Del mese era espressione dell’Udeur e in quel partito certamente non comandava lui o soltanto lui. Ma andremmo troppo lontano dalle riflessioni reali con il rischio di sfociare davvero nella fantapolitica e con la prospettiva di andare molto oltre, fino alle inchieste dell’allora pm Luigi De Magistris. Per oggi meglio fermarsi quì.
direttore: Aldo Bianchini