Filippo Ispirato
Dopo una lunga serie di negoziazioni Cipro è riuscita a siglare un accordo con la Trojka (Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Commissione Europea) e l’Eurogruppo per ottenere un finanziamento di 10 miliardi di Euro necessario ad evitare il collasso finanziario del paese con il suo sistema creditizio e garantirne la permanenza nell’area euro.
Una trattativa a dir poco estenuante, che è venuta alla luce solo dopo il rifiuto di sostegno finanziario da parte della Russia che non reputava sufficienti le garanzie fornite dal governo di Nicosia.
Di questo argomento se ne è parlato molto in questi ultimi giorni, il nostro obiettivo è quello di cercare di fare chiarezza sui contenuti e le ragioni alla base dell’accordo, a prescindere da qualsiasi giudizio di valore nel merito delle scelte adottate.
L’accordo firmato da Cipro a Bruxelles prevede un prelievo forzoso generalizzato sui depositi dei correntisti, ciprioti e stranieri, superiori ai 100.000 Euro. Si è scelto di escludere i depositi inferiori a quella cifra, per garantire la tutela dei correntisti, come disciplinato dall’Ue. L’importo da prelevare non è ancora stato fissato, in quanto si attende il mese di Aprile per definire la percentuale esatta in un apposito protocollo europeo. La liquidità raccolta attraverso questa operazione fungerà da garanzia per ottenere il prestito da 10 miliardi di Euro e per attuare il piano di salvataggio delle due principali banche del paese, la Bank of Cyprus e la Laiki Bank.
I due istituti di credito saranno ristrutturati in questo modo:
– la Laiki Bank, ormai al tracollo, verrà separata in due banche, una good bank, con tutti i depositi attivi dei clienti che confluiranno automaticamente nella Bank of Cyprus, e una bad bank, ovvero una “banca cattiva”, che accoglierà tutti i crediti incagliati ed ormai inesigibili, le posizioni in sofferenza ed i crediti anomali e tossici, che verrà progressivamente liquidata
– La Bank of Cyprus, al contrario in una situazione finanziaria migliore rispetto al precedente istituto, verrà ricapitalizzata completamente e ristrutturata grazie ai depositi attivi confluiti dalla good bank nata dallo scorporo della Laiki Bank e a parte dei prestiti ottenuti dalla Banca Centrale Europea.
La richiesta del prelievo forzoso da parte dell’Eurogruppo, come soluzione per il salvataggio del paese, ha avuto lo scopo di tutelare la stabilità finanziaria di Cipro e di tutta l’eurozona nel suo complesso, evitando il collasso dell’area euro e la possibile uscita di Nicosia dalla moneta unica con il famigerato rischio contagio alle altre economie deboli dell’Eurozona, Grecia, Spagna e Portogallo in primis. Sebbene sia stata una scelta dolorosa, che ha provocato timori e proteste in tutto il paese, è risultata l’unica via percorribile a livello europeo.
Il Caso di Cipro è molto delicato ma anche molto particolare nell’area euro sia per le dimensioni del sistema bancario, pari a circa otto volte il Pil nazionale, che per l’elevata percentuale dei depositi esteri pari a circa il 37% del totale. Si tratta di un’economia che si regge quasi esclusivamente sui servizi bancari e solo in parte sul turismo, priva di un vero apparato industriale e manifatturiero, che ha risentito in maniera molto forte gli effetti di una crisi finanziaria che si trascina da ormai cinque anni nel nostro continente.