Maria Chiara Rizzo
Una viaggio che ha toccato più fronti quello del Presidente degli Stati Uniti Obama che nei giorni scorsi ha incontrato i leader di Israele, Cisgiordania e il re giordano Abdullah II. Molte le questioni tratte con le personalità politiche locali durante i dialoghi, conclusi con l’augurio e il messaggio di pace lanciati dal presidente Obama. Da Ramallah, dove ha incontrato il presidente palestinese Abu Mazen, il leader americano ha ribadito l’impegno degli Usa a sostegno della creazione di uno “Stato palestinese indipendente e sovrano perché i Palestinesi hanno diritto a un loro Stato”. Un’opinione, questa, mai nascosta che Obama ha espresso a chiare lettere, sottolineando quanto tenga a caldeggiare il progetto della creazione di due Stati, uno sionista, l’altro palestinese, che convivano pacificamente fianco a fianco. Lo stesso tono ha mantenuto in Israele, nel corso della sua visita durante la quale Obama ha invitato gli israeliani ad intraprendere un cammino che porti alla riconciliazione con il popolo palestinese, definendo un ostacolo al processo di pace l’avanzare delle costruzioni di insediamenti israeliani. Intanto Israele sta a guardare l’evoluzione delle relazioni tra Fatah, di cui Abu Mazen è il rappresentante, e Hamas, formazione politica a capo di Gaza con una posizione molto più intransigente nei confronti del vicino stato sionista. Nonostante i suoi discorsi che potrebbero far intendere una posizione, almeno apparente, pro Palestina, il presidente Obama è stato contestato in alcune località palestinesi, dove hanno sfilato cortei che sventolavano slogan di dissenso che accusavano gli Stati Uniti di stare dalla parte di Israele, avallandone l’atteggiamento e le azioni. Ad Amman argomento dei colloqui con il re Abdullah II sono stati la guerra civile in Siria e il massiccio afflusso di profughi in Giordania che conterebbero circa mezzo milione di persone. Washington sarebbe preoccupata per le sorti della Siria che, sebbene prima o poi riuscirà a liberarsi del regime di Assad, potrebbe correre il rischio di diventare un covo per terroristi ed estremisti. In merito agli eventi della primavera araba che hanno scosso la Giordania, secondo fonti ufficiose, il presidente Obama avrebbe intenzione di offrire un forte sostegno teso a sostenere il processo di riforme nel Paese.