Aldo Bianchini
SALERNO – “PD, niente cambia se non cambi niente” un titolo che mi è stato suggerito e che ho fatto subito mio. Mette perfettamente a fuoco la situazione di assoluto stallo esistente all’interno del PD, “un partito di anime morte” (lo ha detto De Luca più volte !!) che tenta da domani di riorganizzare le sue file dopo il voto che tutti davano come la consacrazione di una valanga di consensi e che, invece, a conti fatti è stata una profonda delusione generalizzata. Domani, quindi, il PD ritorna al passato andando a rioccupare il Centro Sociale che per tradizione è stato il trampolino di lancio dei ripetuti tentativi di rinnovamento che periodicamente scuotono il partito. Alle ore 16.30 di venerdì 22 marzo 2013 è fissato l’inizio del cambiamento, o meglio del rinnovamento. Tutto in tono: quartiere Europa (come la Città europea che De Luca cerca di propinarci ad ogni piè sospinto !!), e Centro Sociale (per rimarcare la natura popolare del PD !!). Sarà vero ? Non è facile rispondere. Un fatto, però, è certo <<niente cambia se non cambi niente>>. Innanzitutto il PD dovrebbe sapersi interrogare su come ha gestito le primarie e le parlamentarie. Dovrebbe spiegare cosa è successo nelle due cosiddette “libere consultazioni della base”. Dovrebbe pubblicamente chiarire che cosa è accaduto ad Eboli dove sarebbero intervenuti addirittura i Carabinieri in un seggio con rapporto all’Autorità Giudiziaria e con un’inchiesta in corso. Chi era presente al sopralluogo dell’Arma ? e perché poi non ha più parlato ? E che dire, poi, di Agropoli dove sarebbe stata inclusa nell’elenco dei votanti addirittura una signora che invece era ricoverata a Napoli in rianimazione e che è morta il giorno successivo delle parlamentarie. Perché questo scabroso episodio è stato seppellito nonostante le polemiche che sono seguite ? Ma queste, ovviamente, sono soltanto carezze nel ciclone della disorganizzazione e delle mistificazioni che avrebbero caratterizzato le cosiddette “democratiche primarie” che soltanto il PD può vantare di aver portato a compimento. In tanti, dal giorno successivo alle elezioni, promettono scintille e battaglie; non ne hanno il coraggio, neppure i renziani, preferiscono rimanere in attesa di tempi migliori per rituffarsi nel potere. L’iniziativa di domani vuole rappresentare un’occasione di apertura e ascolto, in uno scenario che si connota per un approccio generale destruens e di critica. Il segretario provinciale Nicola Landolfi promette di imporre un esame sereno e la sua costruens: <<Cosa fare per il Paese e cosa fare per il PD>>. Le proposte per l’Italia e per il Pd confluiranno in un documento sintetico che il Pd provinciale metterà a disposizione del partito regionale e nazionale, degli amministratori locali e, in generale, di tutti i rappresentanti delle istituzioni e gli stakeholders del territorio che, a causa di una politica apodittica incentrata sulla figura di “un uomo solo al comando” (ma questo andava bene ai tempi di Coppi e Bartali !!), sono stati letteralmente calpestati e sottomessi e con loro sono stati mortificate intere zone territoriali della nostra vasta provincia. Certo quell’uomo solo al comando ha raggiunto i suoi obiettivi bloccando alcuni e facendo fuggire altri, ma ha distrutto quel “tessuto connettivo” essenziale per la sopravvivenza di un partito. I voti del Partito hanno portato la “nouvelle vague” in Parlamento ma i voti dei “grandi elettori” non sono confluiti nel Partito. E’ su questo che il PD domani dovrebbe confrontarsi; per un percorso nuovo che dovrebbe prevedere un ciclo di iniziative provinciali, replicabili anche a livello territoriale e comunale. Non è più tempo di battaglie di retroguardia né di dialettiche interne: il Partito si deve aprire ad un dibattito aperto e propositivo, con modalità comunicative e format innovativi. Perché niente cambia se non cambi niente.