SALERNO – Ogni volta che parlo o scrivo della terribile tragedia del 10 agosto 2007 lo faccio sempre ricordano la seguente lettera: “”Da quella maledetta sera la mia vita è cambiata per sempre perché so che ho distrutto la vita di un ragazzo come me. Non posso capire il dolore che provate, posso solo chiedervi perdono per affrontare i prossimi anni di carcerazione””. Queste poche parole furono scritte da Angelo Solimeo, reo confesso del brutale assassinio del giovane Raffaele Cesarano eseguito davanti alla discoteca “La Ciurma” di Marina di Vietri sul Mare. Un posto bellissimo dove i ragazzi dovrebbero soltanto divertirsi e dove, invece, quella sera fu eseguito un assassinio senza motivi logici, ammesso che un assassinio possa avere una motivazione logica. Angelo Solimeo è stato l’unico, fin qui, ad ammettere tutte le sue colpe per aver partecipato a quell’aggressione immonda ed è stato l’unico a consentire agli inquirenti di dipanare il difficilissimo caso sul quale si è scritto di tutto e di più. Qualcuno ha messo in discussione anche le parole della lettera inviata da Solimeo ai genitori della vittima innocente; probabilmente le parole sono state ordinate per logica e sintassi ma, credo, che siano scaturite dal profondo dell’animo di Angelo che con il gesto ha probabilmente voluto soltanto scaricare il peso dalla sua coscienza per meglio vivere, come lui stesso dice, i lunghi anni della carcerazione. Oltre al Solimeo ci furono anche precise responsabilità di Raffaele Delle Chiaie e di altri, tutti facenti parte di un “gruppo malavitoso” tristemente noto in Città. Nel corso degli anni è stato messo in discussione anche il ruolo dei buttafuori che spesso sono uomini delle forze dell’ordine alla ricerca di incrementi salariali. Tutto questo, però, appartiene al passato; un passato avvolto ancora in tanti misteri ed incertezze. Non si è mai saputo con certezza quanti fossero gli aggressori e quanti materialmente e fisicamente parteciparono al vile agguato; probabilmente qualcuno l’ha fatta franca, purtroppo. Quando scattarono i primi arresti (Solimeo, Delle Chiaie e Orilia) gli inquirenti furono precipitosamente indotti a nascondere in alcune località segrete gli arrestati sull’onda delle voci che indicavano il giovane assassinato come lontano parente di quel Ferdinando Cesarano (capo dalla camorra vesuviana) tristemente famoso per la rocambolesca evasione dall’aula bunker di Salerno. Poi la circostanza si dimostrò infondata e tutto ritornò alla normalità. E’ di questi giorni la notizia che è iniziato un altro processo, questa volta per lesioni aggravate dalla continuazione per altri cinque ragazzi che parteciparono al massacro di quella sciagurata sera, ragazzi che facevano parte del cosiddetto “gruppo dei guaglioni di Pastena”. Il prossimo 15 aprile davanti al giudice monocratico Dezio andranno Luigi Orilia, Ciro esposito, Antonio Noschese, Lorys Avossa e il buttafuori Fiore Casaburi. Sarà richiamata a testimoniare anche la giovane fidanzata di Raffaele Cesarano; per lei il calvario non è ancora finito, anche se soltanto grazie a lei ed alla sua indefettibile fermezza accusatoria la giustizia ha potuto fare, almeno in parte, il suo corso.
direttore: Aldo Bianchini
Raffaele Delle Chiaie e altri appartenevano al clan dei ragazzi di via irno,un clan emergente nel panorama criminale salernitano.
Di Delle Chiaie ha rivelato molto il pentito Ciro De Simone.
Il gruppo dei ragazzi di Via Irno si contendeva i traffici illeciti con il gruppo avversario dei ragazzi di pastena, capeggiati da Giuseppe Stellato.
Secondo me Raffaele Cesarano sarebbe dovuto entrare di diritto nelle vittime della criminalità organizzata e non della criminalità comune.