Marilena Mascolo
SALERNO – E’ stata una giornata semplicemente meravigliosa, ottimamente organizzata in ogni minimo dettaglio, tra legalità e narrativa romanzesca. Al centro di tutto l’ottimo avvocato penalista Giovanni Falci che è riuscito a portare fino a Torraca uno degli uomini che hanno contribuito alla storia di questo Paese, almeno degli ultimi trent’anni. Una tavola rotonda di assoluto valore nazionale, quella che si è tenuta il 2 febbraio scorso nella sala polifunzionale “B. Mercadante” di Torraca, in provincia di Salerno, con una finestra sullo splendido “Golfo di Policastro” verso “Punta Infreschi”; uno scenario all’altezza della qualità dei relatori chiamati attorno al tavolo per la presentazione del libro “Eroi Silenziosi” di Angelo Jannone, Sette racconti autobiografici di un ufficiale dei Carabinieri (Jannone appunto) a cavallo dei più importanti avvenimenti di cronaca, sociale-nera e giudiziaria, degli ultimi trent’anni. Dalle indagini per la cattura di Riina, a stretto contatto con il giudice Giovanni Falcone, fino alla fine degli anni ’80; dall’inchiesta sui Serenissimi di Piazza San Marco a Venezia nel 1997; da comandante provinciale dei Carabinieri infiltrato tra i narcos. Per finire con il ricordo dell’appuntato (morto di cancro) che anche in punto di morte chiedeva al suo capitano di poter continuare le indagini. Insomma, se carabiniere non si nasce, carabiniere lo si è fino in fondo, sempre e comunque. In pratica Angelo Jannone descrive, dal suo privilegiato osservatorio, la vita di un carabiniere che resta carabiniere per tutta la vita, nonostante le ingiustizie subite. Sette storie per raccontare le emozioni, i sentimenti e le difficoltà delle indagini e della vita quotidiana dei carabinieri e, spesso, delle loro famiglie. Un libro scritto da chi, in quei giorni, era in prima fila, da chi ha vissuto a stretto contatto con determinate realtà. Il libro di Angelo Jannone è stata l’occasione per una seria e approfondita discussione sulla giustizia e sul ruolo che i suoi attori recitano giorno dopo giorno. A turno sono intervenuti sul tema: Michele Alfano (penalista del foro di Nocera I.), Paolo Carbone (penalista del foro di Salerno), Armando Lamberti (ordinario diritto costituzionale presso l’università di Salerno), Elio Lo Monte (docente diritto penale università di Salerno), Sergio Perongini (ordinario diritto amministrativo università di Salerno) e Alberto Simeone (penalista del foro di Benevento). Il procuratore aggiunto di Salerno, Erminio Rinaldi, è andato certamente oltre le righe mostrando il volto giusto di un magistrato inquirente che deve sempre mantenersi in perfetto equilibrio tra il dovere di magistrato e il sentimento di uomo. Un magistrato, secondo Rinaldi, soprattutto se inquirente deve sempre lavorare con un unico obiettivo, quello di cercare di raggiungere la verità possibile mantenendosi fuori e lontano da ogni tentazione mediatica e dalle prime pagine dei giornali. Un magistrato deve capire che il suo è un ruolo importante, quasi una missione, da svolgere con serenità e professionalità. Insomma il procuratore aggiunto Rinaldi ha mostrato un volto nuovo della magistratura, quello che piace veramente a tutti. Angelo Jannone è stato comandante della compagnia carabinieri di Corleone dal 1989 al 1991 ed autore con Giovanni Falcone delle indagini sul patrimonio di Totò Riina e sul commercialista Pino Mandari. Da Corleone fu trasferito per ragioni di sicurezza, poiché entrato nelle mire del Clan dei Corleonesi; ha comandato la compagnia di Roccella Ionica in Calabria ed è stato protagonista di diverse importanti operazioni contro le famiglie della Locride ed i Piromalli. Dalla Calabria a Mestre per assumere il comando del Nucleo Operativo, ove è stato alla ribalta per indagini contro la corruzione della Guardia di Finanza, e per una cruenta sparatoria con una banda di giostrai. È stato poi al Raggruppamento Operativo Speciale di Roma nell’estate del 2000 e ha lasciato l’Arma nel dicembre 2003, con il grado di tenente colonnello.