Amato/22: Mussari, MPS e la cena riservata

Aldo Bianchini

SALERNO – E’ bene, come antefatto, ricordare ai lettori che nel contesto delle puntate Amato 11 e 12 (rispettivamente del 15 e del 20 luglio 2012) ho parlato, in  assoluta anteprima, di una riservata riunione (probabilmente in una delle residenze di Peppino Amato senior) o meglio di una cena molto ristretta alla quale avrebbero partecipato, oltre al cavaliere della pasta, tra gli altri anche l’on. Paolo Del Mese e il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. Di quella cena, oggi, anche Roberto Celano (consigliere di minoranza al Comune) chiede conto e ragione. A quella cena era presente in qualità di ospite d’onore l’allora mega-presidente del Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari, che oggi viene scaraventato su tutte le prime pagine dei giornali nazionali e internazionali come un “grande malfattore” capace di sotterrare la più antica banca del mondo dopo aver usufruito anche dei chiacchieratissimi “Monti-bond” per circa 4 miliardi di euro, tanti quanti l’IMU ha garantito al preoccupato presidente del consiglio uscente. Almeno dalla stampa nazionale si rileva anche un altro dato importante e cioè che Mussari rappresentava MPS in  nome e per conto di un partito politico, il PD di Bersani, nelle grandi operazioni finanziarie che lo stesso partito attivava in tutto il Paese, e non  solo. Il comune e la provincia di Siena hanno da sempre nominato i vertici della prestigiosa banca e i due enti locali sono stati sempre gestiti dal PCI prima e del PD ora. Insomma, stando alla stampa nazionale, Giuseppe Mussari ne avrebbe combinate di cotte e di crude, almeno una più del diavolo con la sua “finanza spericolata” fino al punto di aver nascosto le carte ufficiali anche al suo controllore naturale che è e resta la Banca d’Italia e che, al di là delle dichiarazioni, forse non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo per non dispiacere niente e nessuno, soprattutto gli esponenti della sinistra. Dunque il quadro complessivo della figura di Giuseppe Mussari dà il risultato di un uomo assurto ad altissime cariche economico-finanziarie in funzione della sua appartenenza politica. Ad oggi non è possibile stilare alcun giudizio, né di colpevolezza e né di innocenza, in merito all’azione portata avanti da Mussari; è giusto che l’inchiesta giudiziaria faccia il suo corso anche se i primi lampi poco rassicuranti si erano avuti già nella primavera scorsa con l’irruzione degli ufficiali della Guardia di Finanza in Piazza Salimbeni a Siena. Per certe operazioni, quindi, Mussari si sarebbe sempre mosso per soddisfare richieste politiche ben precise, al di là delle smentite del segretario nazionale del PD. Stando sempre alla stampa nazionale sembra che dovunque Mussari mettesse le mani, o più semplicemente la sua presenza, c’era qualcosa da fare, da finanziare, da tutelare e da politicizzare. E tutto quello che Mussari ha fatto sembrerebbe che l’abbia fatto male o, se non proprio sul filo tagliente del codice penale, almeno in maniera discutibile sul piano dell’etica comportamentale.  A questo punto vengono da pensare alcune cose. La prima è la più clamorosa: “Vuoi vedere che Mussari l’unica cosa buona che ha fatto l’ha fatta a Salerno con la cena riservata in costiera amalfitana (quella di cui sopra con Peppino Amato !!) ?”, e ancora “Possibile che l’unico paradiso terrestre d’Italia esiste solo a Salerno dove è possibile incontrarsi a cena come angioletti innocenti ?”. Ma le domande, ovviamente, sarebbero tantissime; fatto sta che dall’inchiesta giudiziaria sul crack Amato, almeno per gli atti conosciuti, sembra proprio così e cioè che a Salerno il mitico Giuseppe Mussari sia venuto per una visita di cortesia, una cena tra vecchi amici, senza alcun interesse o specifico comando. E se così è, perché, infine, lo stesso Mussari prima di accettare l’invito a cena avrebbe chiesto ed ottenuto l’assicurazione sulla presenza di Vincenzo De Luca alla cena ? Interrogativi che, probabilmente, non avranno mai una risposta mentre il mitico “cavaliere della pasta” si avvia a dichiarare il suo stato di povertà prima dell’atto finale dell’inchiesta giudiziaria.

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