MPS: il grande bluff

di Michele Ingenito

 Ogni giorno una sorpresa. Una sempre più inquietante dell’altra. Tutte a consolidare nell’opinione pubblica il convincimento di un paese marcio e putrido che di più non si può.

Riassumiamo a mente gli ultimi eventi.

Una banca, non una banchetta, il Monte dei Paschi di Siena, cioè, conclude nel 2009 una serie di operazioni finanziarie a dir poco scellerate. Volano via diversi miliardi di euro; un paio addirittura in tangenti a dire dei principali mass media nazionali, e quattro, ben quattro, donati dal governo così, tanto per ridare ossigeno all’istituto di credito in caduta libera in borsa. Non c’è dubbio che cervelloni votati per natura a delinquere ai massimi livelli finanziari hanno da sempre irrobustito la parte corrotta dell’Italia. E fin qui siamo nell’ordine ahinoi naturale delle cose. Il bene e il male sono per loro costituzione diversi ed esistenti. In finanza come in politica, nel sociale come in tutti gli altri settori alla base dell’esistenza. Sono le leggi imperscrutabili della natura umana e la solo idea di opporvisi genera illusione e spavento. Se così non fosse, le cose sarebbero da tempo cambiate. Ma, tanto per rimanere con i piedi per terra, cosa insegna la vicenda in corso e che, riteniamo, a lungo tale rimarrà? Una cosa semplicissima. E, cioè, che questo paese sarebbe molto, ma molto avanti, se una coscienza civile degna di tal nome lo rappresentasse. Molti commentatori hanno giustamente rilevato che quei quattro miliardi – leggi l’equivalente del gettito IMU – corrispondono esattamente al denaro rastrellato dalle tasche degli italiani per dare ossigeno a quelle dello stato. Bene, già questo è stato e continua ad essere accompagnato dalle grida imploranti dei sempre più poveri. Poi, d’improvviso, i ‘microfoni’ di carta stampata, radio e televisioni amplificano i loro suoni, rilevando che quella stessa cifra è già stata anticipata dal governo per compensare l’immensa falla finanziaria di una sola banca. Non solo, ma falla nella falla, ben due  di quei miliardi di euro sarebbero finiti in mazzette. E, quindi, nella tasche personali di illustri personaggi di questo stato. Il comico ed il tragico, come sempre, vanno a braccetto. Accade nel momento in cui si profilano le responsabilità individuali. Quando, cioè, i diretti interessati a più livelli, cominciano a scalmanare, nel tentativo di salvarsi l’equivalente fisico attualmente più ambito di Paolo Bonolis. Esempi? Quanti ne volete. Il ministro Visco dichiara che la Banca d’Italia non è una polizia delle banche e che il massimo istituto di credito nazionale esercita una vigilanza prudenziale. Il cittadino normale, di cui ci sforziamo di interpretare il pensiero, avverte, e di netto, la contraddizione sostanziale nelle parole di quel ministro. E’ pur vero che gli ispettori della Banca d’Italia non indossano una divisa miliare. Ma, è altrettanto vero che essi vigilano sulla correttezza dei comportamenti di tutti gli istituti di credito. In parole ancora più semplici, buchi pazzeschi per operazioni a dir poco audaci e, quel che è peggio, con puzza, ma tanta puzza di mazzette a suon di miliardi di euro, non dovrebbero sfuggire ai controlli di rito della Banca d’Italia. E non necessariamente per casi estremi esplosi d’improvviso. Ma per routine. Prima, cioè, che i bubboni esplodano. Ora, se tutto ciò non è avvenuto, che senso ha questa suprema banca a quei controlli di routine di per sé preposta? Non citiamo per opportunità ed imparzialità il partito politico notoriamente di casa in quel di Siena. Tanto, lo sanno tutti. Anzi, diremo di più. Lo scarica barile alquanto infantile e stupido dei massimi dirigenti di quel partito o le beffarde e, come al solito, ambigue dichiarazioni di qualche benedetto politico dalla lingua biforcuta per forzata solidarietà ammantata di generica condanna sul fatto, le dilettantesche prese di distanza di un capo di governo certamente non estraneo alle voci di corridoio circa il pateracchio pronto ad esplodere e che, nonostante tutto, sgancia i quasi quattro miliardi al MPS – dicasi l’intero gettito IMU, fanno schizzare le antenne di quasi tutti gli italiani. Schizzi di rabbia, di rassegnazione, di umiliazione per non riuscire a fare la spesa e, al tempo stesso, schizzi che rischiano di trasformarsi in veri e propri laghi della coscienza. In sintesi, nella consapevolezza che il voto politico imminente non potrà e non dovrà che indirizzarsi in direzione di tutti, tranne che di coloro che, in un modo o nell’altro, hanno gestito le sorti di questo paese fino ad oggi.

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