Facebook e Vari: necessità o semplice gioco?

 

 

Di Barbara Filippone

…E alla fine ho ceduto anch’io!

Finita l’estate e l’anno scolastico alle porte, anche mia figlia, vincendo la sua prima battaglia adolescenziale, entra a far parte del popolo di Facebook…

Nooooooooo! Eppure non ho potuto contrastarla, i numeri erano tutti dalla sua parte: le compagne di classe, i compagni di scuola, i professori, perfino la fan page della scuola…ebbene sì, tutti quanti, o quasi, sono su questo mitico diario di Facebook!

Contenta?

Io no. Lei sicuramente di più.

Eppure, mia figlia mi stupisce ancora una volta. La prima volta mi stupì la sua pazienza davanti al mio diniego nel farle l’iscrizione su questo social network; adesso, invece, grazie alla presenza di uno smartphone, passato dalle mie mani alle sue, perché naturalmente, nel frattempo, io ho acquistato il mitico S3, lei naviga su Facebook giusto il tempo di vedere cosa la sua migliore amica pubblichi, di vedere quanti nuovi “mi piace” ci sono su uno dei suoi video musicali che lei stessa ha creato e condiviso precedentemente e voilà il gioco è fatto. A differenza, infatti, dei tanti coetanei, si collega, almeno al momento,  il tempo di una merenda, il tempo di una breve telefonata, perché sì, lo smartphone ti permette di guardare, di pubblicare qualcosa di tuo, ma non di condividere tutto, per cui i suoi limiti sono perfetti così come sono. Spero e mi auguro che non si lasci lobotomizzare il cervello da questa “F” da cui tutti, adolescenti e non, sembrano essere dipendenti.

Il mio gradimento infatti per Facebook diminuisce di giorno in giorno, in un certo  senso

mi ha stancata, perché è diventata la piazza virtuale del pettegolezzo che dalle piazze, dai quartieri, dai condomini, si è spostato irreversibilmente sul web… non fai in tempo a pubblicare qualcosa, che i ben curiosi “amici” ti chiedano immediatamente: “Che ti è successo?”. Non capiscono che si può solo aver voglia di esternare semplicemente un’emozione e non per forza raccontarne le ragioni che l’hanno fatta diventare una canzone, un link confezionato, la frase di una poesia ecc, ecc… Fino a qualche tempo fa, io stessa, pubblicavo i miei stati d’animi, mi piace scrivere e l’ho sempre fatto senza alcun problema, poi però dentro di me è scattato qualcosa che non riesco ancora ad analizzare ma a metabolizzare; così, tralasciando Facebook, ho iniziato, a prediligere una delle tante infinite applicazioni che possono essere collegate con Facebook, con Twitter, con Forsquare. L’applicazione è “Instagram”, dove ci si trova di fronte a migliaia di foto postate da tutto il mondo, persino gli attori, i cantanti cominciano a “Instgrammare” piuttosto che Twittare, immortalando la foto di una giornata qualunque…Spesso si riesce anche ad apprezzare la capacità di qualcuno a realizzare una foto decente senza l’utilizzo dei filtri, caratteristica principale di Instagram. Qui la riservatezza è più a portata di mano, si può mantenere volutamente l’anonimato in virtù proprio del fatto che attualmente è ancora esiguo il numero di utenti, naturalmente il paragone è sempre fatto rispetto a Facebook. Scegliendo di mettere la privacy sulle foto, si può decidere di farsi seguire solo da gente che conosci o al contrario da chiunque; ma al di là di questo nient’altro, almeno credo fino a questo momento. Non che m’interessi granché scoprirlo… Ma c’è qualcosa che continua a lasciarmi perplessa, resto a volte inerme di fronte a tutta questa magia tecnologica: sicuramente le attuali generazioni sono tremila passi avanti rispetto al popolo degli anta, al quale io orgogliosamente appartengo da poco, la loro vita è senz’altro facilitata nei rapporti, facilitata in tutto, anche nel poter scambiare gli appunti di studio in tempo reale, attraverso una scannerizzazione ed un invio di file, o semplicemente da una condivisione attraverso una pagina creata appositamente su Facebook. I limiti di luogo e di tempo sono un lontano ricordo… non riesco però a guardare esclusivamente gli aspetti solo positivi, c’è un rovescio di medaglia, come in tutto e in me prevale la sensazione, che qualcosa questi adolescenti la stiano perdendo… Ma cosa? Forse la storia di ciò che noi siamo stati, e per noi, intendo chi sta loro vicino, perché è vero la tecnologia invecchia velocemente, mentre noi invecchiamo nei giusti tempi, lasciandoci dietro le perplessità e i problemi legati proprio all’utilizzo spesso ossessivo e onnipresente di questa tecnologia che prende a braccetto i nostri figli, i nostri nipoti ecc, ecc. E’ di una tristezza disarmante vedere queste giovani fanciulle, questi adolescenti, tutti seduti in piazza, o in giro per la città, l’uno accanto agli altri ma separati da questi cellulari che non lasciano mai, che impediscono di parlare con l’amico che hai lì accanto e che poi finirà per essere contattato con la chat di Facebook… Mi dispiace, ma non è così che intendo l’ottimizzazione dell’uso della tecnologia che riesce solo a farci sentire solo un po’ più in là con gli anni, che fa preferire ad un adolescente di trascorrere ore davanti al pc, piuttosto che prediligere una passeggiata all’aria aperta.

Io dico: “No!”

Voglio ricordare con gioia, le ore trascorse in compagnia della mia migliore amica Anna, a giocare a pallavolo, a tennis, con i pattini e chi ne ha più ne metta. Così un tempo, (sembra una favola e forse lo è…) non c’era questa continua esigenza, da parte di noi genitori, d’impiegare le ore extrascolastiche dei propri figli in palestra, ai corsi di studio pomeridiani, diventando noi stessi schiavi dei loro orari, prenderli in palestra, lasciarli al corso Delf di francese, e loro rimanere orfani del tempo libero. Così il gioco all’aria aperta, l’incontro semplice con i compagni al pomeriggio, sembrano, quasi, diventare solo del tempo non impiegato bene… e quel poco tempo che resta loro, come lo trascorrono? Su Facebook, non c’è adolescente che non apra il proprio profilo almeno una volta al giorno, lo fanno i grandi figuriamoci loro. Adesso tutto sembra programmato, com’è programmato il tempo dei nostri figli. Facebook e vari, potranno sicuramente sviluppare le loro doti interpretative e fantasiose, perché chi ha un minimo di curiosità, riesce a fare qualcosa in più che esprimersi attraverso la condivisione di un link, ma quello che senz’altro preoccupa tutto il mondo dei teenager, anzi dei loro genitori, è l’assidua frequentazione del web che può creare una dipendenza non indifferente, senza parlare di cyber bullismo, sexting e infine la pedofilia. Tutti motivi di ansia che non fanno altro che aggravare le già presenti ansie che hanno coinvolto le generazioni precedenti. Il vero turbamento per un ragazzo adolescente è l’uso che si fa di questo mezzo di comunicazione. Bisognerebbe chiedersi perché passino giornate intere ad avere rapporti che non sono di apertura ma di chiusura in se stessi… Perché i genitori non hanno più tempo da dedicare a loro… Perché mi chiedo. Una cosa è certa: l’adolescente non ha assolutamente i mezzi per discernere il vero dall’illusorio e la figura genitoriale diventa ancora più importante.Vorrei chiudere gettando un monito di speranza prendendo in prestito le parole di John Maynard Keynes: “La difficoltà non sta nel credere nelle nuove idee, ma nel fuggire dalle vecchie.” E dentro queste sacre parole potrebbe esserci il segreto della felicità dei nostri teenager! Guardiamoci dentro finché siamo in tempo.

Buona navigazione…

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