CAPRARICA: oggi a Salerno

Da Antonio Mastrandrea

Incontro culturale con il giornalista e scrittore della Rai, Antonio Caprarica, oggi, venerdì 18 gennaio, alle ore 20, presso il  “Lunch in Music” della Lancia Italianauto in via Noce, nella zona industriale di Salerno. Caprarica è stato a capo delle sedi di corrispondenza della RAI a Gerusalemme, Cairo, Mosca, Londra e Parigi. Dopo tre anni a Roma, come direttore di Radio Uno e dei Giornali Radio Rai, dal 2010 è tornato a dirigere la sede RAI a Londra.

 

L’iniziativa è stata promossa dal club Inner Wheel Salerno, di cui è presidente Ida Andreozzi Pietrofeso, con la collaborazione di sette club Rotary: Salerno, Salerno Picentia, Campagna, Sala Consilina, Paestum Centenario, Battipaglia, Cava dei Tirreni (rispettivamente presieduti da Basilio Malamisura, Rosario Landi, Gaetano Pierro, Luigi Papaleo, Maria Luisa De Leo, Vincenzo Cestaro, Emilio Franzesi). “Cultura e solidarietà sono i binari sui quali da sempre noi innerine operiamo, spesse volte d’intesa con il mondo rotariano, per contribuire ad arricchire di solidi contenuti la vita di individui e di intere comunità”, ha sottolineato la dottoressa Ida Andreozzi Pietrofeso, che ha aggiunto: “Antonio Caprarica parlerà del suo ultimo libro “Ci vorrebbe una Thatcher” che esamina le “ricette” con cui la signora di ferro riuscì a far uscire dalla crisi l’Inghilterra”.

Come si vive in un Paese come la Gran Bretagna dove gas, elettricità e trasporti sono privatizzati, i giornali si possono comprare ovunque, i taxisti spendono mille euro per la licenza e dove, soprattutto, non esistono esosi notai? Forse noi italiani non lo sapremo mai: edicolanti, benzinai, taxisti, farmacisti, assicuratori, liberi professionisti hanno bloccato il piano del governo sulle liberalizzazioni, tra le polemiche dei consumatori e le proteste delle varie categorie. Chi ha ragione? Ce lo racconta Antonio Caprarica, profondo conoscitore tanto della patria delle liberalizzazioni (e del liberalismo) quanto delle immutabili abitudini del Belpaese.

Al centro di Ci vorrebbe una Thatcher (Sperling & Kupfer, 192 pagine, 17 euro) c’è un Paese considerato il «grande malato d’Europa»: la sua industria è in declino, il costo della vita cresciuto, il debito pubblico incontenibile, tanto che il governo è sul punto di chiedere l’aiuto del fondo monetario internazionale. Sembra una fotografia dell’Italia di oggi, e invece è il ritratto della Gran Bretagna alla fine degli anni Settanta, poco prima che a Downing Street arrivasse la più intransigente esponente dei conservatori britannici, Margaret Thatcher, comunemente detta “Maggie”. Con una fede incrollabile nel liberismo, la Lady di Ferro somministrò al Regno una medicina amarissima, fatta di tagli alla spesa, privatizzazione delle aziende statali e deregulation. Una cura che sembrò, sulle prime, ammazzare il paziente, ma che al contrario lo guarì in breve tempo. Perché ricordare oggi la lezione dell’inflessibile Maggie? Soprattutto per scoprire come si vive in una nazione dove l’economia è governata dalle regole del mercato e le istituzioni operano in modo trasparente. Un confronto ricco di esempi, a tratti provocatorio, che l’arguta penna di Caprarica tratteggia in agili capitoli cercando di rispondere a una questione annosa: perché è così difficile fare dell’Italia uno Stato europeo finalmente moderno?

 

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