Il problema drammatico della riabilitazione nelle storie, quasi parallele, di Mario Di Brienza ed Alex Zanardi, prima sconosciuti e poi amici.
Al. Bi.
SALA CONSILINA – A cavallo tra il 2012 e il 2013 su tutte le tv nazionali si è fatto un gran parlare di Alex Zanardi che alle ultime paraolimpiadi di Londra ha vinto due medaglie d’oro e una d’argento; per i suoi meriti sportivi che vengono da molto lontano è stato indicato come uno degli uomini dell’anno 2012. Zanardi undici anni fa, nel 2001, rimase vittima di un gravissimo incidente automobilistico mentre era intesta d una gara di campionato e quando mancavano tredici giri alla fine mentre usciva dalla sosta perse il controllo del bolide, si mise di traverso sulla pista e venne speronato da un compagno di gara. Nell’incidente Alex perse entrambe le gambe. Storico lo scambio di battute con il medico dell’ospedale dove si risveglio dopo alcuni giorni dal coma: <<Dottore mi dica la verità, le mie gambe sono messe male ?>>; il medico laconico rispose: <<Quali gambe ?>> . Inizia così, drammaticamente ma anche semplicemente, in una corsia d’ospedale la lunga strada della riabilitazione che porterà Alex Zanardi già di nuovo in pista due anni dopo, nel 2003. La svolta avvenne con il suo trasferimento dalla Germania dove si era infortunato in Italia, a Vigorso di Budrio, il centro di riabilitazione gestito magistralmente dall’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro). Il duo Zanardi/Inail fa il giro del mondo e le capacità italiane vengono riconosciute in tutto il pianeta. In mezzo un incontro casuale, uno di quelli che accadono spesso nella vita di ognuno di noi; per Zanardi è stato fortemente risolutivo. A Vigorso di Budrio Alex incontra Mario Di Brienza, un cittadino di Sala Consilina che si trovava lì per un cambio di protesi. Mario nel lontano 10 luglio 1986 aveva avuto un gravissimo incidente stradale nei pressi dello svincolo dell’ A3 a Cava de’ Tirreni; l’incidente gli aveva provocato la perdita totale della gamba destra appena sopra il ginocchio. Mario per mestiere faceva e fa il soccorso stradale ed è titolare di un’avviata ditta con sede in Montesano Scalo. Lo conobbi qualche giorno dopo, era disteso in un anonimo lettino d’ospedale e in preda ad una profonda depressione psicologica e fisica. L’ho rivisto neri giorni di Natale 2012, casualmente nel bar Chicco d’Oro del Caiazzano di Sassano. L’ho trovato in perfetta forma fisica, agilissimo, quasi impossibile pensare alla sua pesante invalidità: guida agevolmente, va in bici, scia. E’ una persona assolutamente normale. Il suo calvario, mi ha detto, è stato lungo e difficile ma ce l’ha fatta grazie al sostegno della sua famiglia ed alle cure prestategli presso il centro di Vigorso di Budrio. Proprio lì dove nel 1991 ha avuto modo di conoscere e di fare amicizia con Alex Zanardi. Lo ha sostenuto nei momenti difficili delle prime prove con le protesi, lo ha aiutato ad accettare la vita, la nuova vita. Con lui è stato ospite di diversi programmi televisivi nazionali, tra i quali La Vita in Diretta con Michele Cucuzza su Rai/1. Quell’apparizione, mi ha confidato Mario Di Brienza, ha saldato profondamente la nostra amicizia; era la prima volta in tv per me ma anche per Alex dopo l’incidente ed eravamo entrambi molto tesi. Dietro le quinte lo aiutò moltissimo a sfoderare uno smagliante sorriso ed una sicurezza incoraggiante per tutti quelli che non hanno avuto la loro stessa forza d’animo e la stessa tenacia mentale. Poi le loro strade, inevitabilmente, si sono separate e in questi giorni anche Mario molto verosimilmente ha applaudito il suo amico Alex seguendolo in tv dopo i trionfi olimpici di Londra 2012. Mentre centellinavamo il caffè Mario mi ha invitato a scrivere la sua storia in modo tale che da essa possano trarre elementi di speranza le tantissime persone che giacciono in un anonimo lettino d’ospedale e disperano di riprendere una vita normale. Insomma se ce l’hanno fatta Alex e Mario, anche altri potranno farcela. Buon 2013.