Aldo Bianchini
ISOLA del GIGLIO – E’ passato un anno da quella imprevedibile ed incredibile tragedia del mare. E’ passato un anno ed ancora non sono stati assicurati alla giustizia i veri colpevoli, perché di colpevoli non c’è soltanto Francesco Schettino che certamente rimane tra i maggiori colpevoli. Il 13 gennaio del 2012, tra le 21.42 e le 21.45 il terrificante impatto della chiglia della nave contro uno scoglio dell’isola, 32 il bilancio tragico delle vittime, una cosa inaudita ed insopportabile. Gente che era salita a bordo di una nave (e che nave !!) per la prima volta ci ha rimesso la vita. Per colpa di chi? Non soltanto di Schettino ma anche di chi non avrebbe eseguito alla lettera gli ordini di emergenza del comandante; per colpa anche della moldava che se la tirava nella cabina di comando solo perché amica di Schettino; per colpa dei tanti ufficiali e sottufficiali in servizio in quei drammatici minuti; per colpa, aggiungo io, anche del comandante De Falco che per battibeccare in maniera impropria ed arrogante con Schettino fece salire la tensione creando ancora più confusione di quella che già s’era determinata dopo il primo impatto fatale. Non mi è mai piaciuto De Falco, troppo arrogante e troppo preso dalla smania di soggiogare Schettino, troppo studiato il suo atteggiamento quasi a volere autocelebrare le proprie capacità, troppo preoccupato a registrare la sua conversazione con il comandante della nave per consegnarla subito a tutti i network nazionali e mondiali. E’ finito, però, nel buio del silenzio, nessuno se l’è sentita di costruirgli addosso un mito, troppo articolata ed artificiosa è apparsa la sua registrazione di quei drammatici minuti. Qualcuno sostiene che il comandante De Falco ha preferito rimanere nel silenzio e di non concedersi ai media, io non ci credo. Commovente ieri mattina l’abbraccio dei parenti delle vittime che, dai ponti di un traghetto, hanno assistito alla posa in mare di una parte dello scoglio assassino; sono stati minuti interminabili segnati dalle note del silenzio e dalla commozione quando lo scoglio è scomparso nel flutti di quello splendido mare. Laggiù ricorderà per sempre le 32 incolpevoli vittime. L’inchiesta giudiziaria va avanti, le scatole nere (come spesso accade) non hanno svelato niente di più di quanto già non si conoscesse. Il comandante Schettino, già crocifisso e colpevolizzato da tutti, si difende o tenta di difendersi cercando di chiamare in causa ed alle rispettive responsabilità tutti quelli che insieme a lui dovevano e potevano decidere, anche senza chinare semplicemente il capo per fare non soltanto il pericoloso ed inspiegabile inchino davanti all’isola. E’ stato scritto di tutto e di più, sono già stati pubblicati alcuni libri, lo stesso Schettino si appresta a dare alle stampe il suo libro con la sua versione dei fatti. Siamo in democrazia e tutti hanno diritto non soltanto alla difesa ma anche all’esternazione del proprio punto di vista, al di là delle presunte prove e al di là dei fatti incontestabili. Sullo sfondo dello stupendo paesaggio dell’Isola del Giglio resta immobile lo scafo inclinato della Costa Concordia con la ruggine che, giorno dopo giorno, incomincia a rodere la sua carcassa; sotto lo scafo dovrebbero esserci ancora i due corpi non trovati e che il mare non ha restituito. Le spese e i tempi per la sua rimozione si dilatano e si allungano; da 300 si è passato a 400 milioni di euro (come se fossero bazzecole !!), forse nel prossimo settembre il galleggiamento dello scafo e nel corso del 2014 la rimozione definitiva. Costi e tempi anche comprensibili per una sciagura mai accaduta in tutto il pianeta; siamo italiani anche per questo.