Marco Bencivenga
E’ temuto da automobilisti e motociclisti, spesso bastonati da multe salate e talvolta culminanti in sanzioni estreme come il ritiro della patente. Odiato e ingiuriato, eluso e contestato, integerrimo occhio elettronico, non perdona, semina panico e accende la tensione, specie quando viene applicato, quale criterio dominante, quello della tolleranza zero per fare cassa. E’ lui, l’ “Autovelox”, inflessibile apparecchio che misura la velocità dei veicoli, per accertare eventuali infrazioni del Codice della Strada. Secondo una recente indagine condotta da Adnkronos nel 2012, sommando le sanzioni comminate dai comuni a quelle elevate da Polstrada e Carabinieri, lo Stato avrebbe incassato circa 2 miliardi di euro. Ma dove vanno a finire i proventi derivanti dalle multe da autovelox? Stando a quanto disposto dall’art. 25 della L. 125/2010, la metà delle somme deve essere devoluta agli Enti proprietari delle strade. Ma ad oggi, stante pure la carenza di un provvedimento attuativo della predetta disposizione, il ritardo nell’applicazione degli effetti pratici di tale normativa, non accenna a terminare. Non è un caso se Aci, Finco e Federmobilità, preoccupate per l’incessante inoperatività della predetta legge, hanno rimarcato fortemente che, le somme derivanti dalle contravvenzioni, devono essere impiegate per la sicurezza stradale e non “fatte rientrare” nel Patto di Stabilità. Lo scopo della normativa, dunque, sembra chiaro: indurre i vari Comuni alla contabilizzazione dei differenti proventi. Ci si attende, quindi, che entro il 31 gennaio 2014, i soldi incassati con gli autovelox, saranno ripartiti con gli Enti gestori della strada, al fine di migliorare sicurezza e viabilità stradale. In tema di giurisprudenza, invece, vale la pena accennare alla recente pronuncia della Cassazione, la n° 21199 depositata il 20 novembre 2012, secondo la quale, non è valida la multa rilevata per il tramite di autovelox, nel caso in cui la presenza del rilevatore automatico non viene segnalato con opportuna segnaletica, ma attraverso gli organi di stampa locali. Con tale pronuncia i giudici di Piazza Cavour, hanno accolto il ricorso di un automobilista abruzzese che si era opposto alla circolare del 3 ottobre 2002 , del Min. Int. secondo la quale “l’avviso dell’utilizzazione dei dispositivi può essere dato con qualsiasi strumento di comunicazione disponibile, attraverso pannelli a messaggio variabile, comunicati scritti o volantini consegnati all’utenza, annunci radiofonici o attraverso i media”. La Suprema Corte, ha evidenziato che la circolare, non essendo fonte di diritto, deve ritenersi inferiore alla legge che stabilisce chiaramente, all’ art. 142, comma 6-bis, del Codice della strada, che le postazioni di controllo siano ben visibili e segnalate preventivamente. Intanto dalla scorsa estate, il nuovo vigile elettronico “Vergilius” ha fatto il suo ingresso sulle Statali gestite dall’ Anas e alla fine di settembre 2012, grazie alle oltre 30.000 multe elevate nel solo mese di agosto, si è registrato un cospicuo calo di sinistri. Ma anche di incassi: oltre 3 milioni di euro. In definitiva l’autovelox o tutor che dir si voglia, resta uno dei nostri migliori amici, ma…A caro prezzo!
Maledetti é come pagare i dazi!